Nel cuore della Galleria Principe di Napoli, Scottojonno inaugura “Storie da Bere”, un percorso che intreccia arte, miti e sapori partenopei. Ideato da Luca Iannuzzi, il format invita a vivere una Napoli narrata tra cucina d’autore e mixology, trasformando ogni serata in un racconto condiviso.
Un salotto sotto la Galleria
Al di sotto dell’iconica volta della Galleria Principe di Napoli, proprio negli ambienti che un tempo ospitavano la tesoreria, Scottojonno ha ridato vita a uno spazio che conserva memoria e stile. Aperto nel 2023, il locale si è imposto in tempi rapidissimi come uno tra i caffè letterari più belli d’Italia, grazie a un’identità che unisce eleganza, cura del dettaglio e un servizio di livello. L’atmosfera, tra arredi ricercati e luci misurate, accoglie chi cerca un luogo di ascolto e relazione, dove la qualità si misura tanto nel piatto quanto nell’esperienza complessiva.
A imprimere questa visione è l’imprenditore Luca Iannuzzi, che ha plasmato Scottojonno come un salotto culturale contemporaneo. Qui la conversazione incontra il gusto: letteratura, musica e arti visive dialogano con una proposta gastronomica meditata, facendo del locale un punto d’incontro naturale per artisti, intellettuali e appassionati di buona tavola. La sensazione è quella di un crocevia in cui ogni dettaglio è pensato per favorire convivialità, curiosità e appartenenza, tenendo ben saldo il legame con la tradizione partenopea senza rinunciare a una lettura moderna e vivace della città.
Un format che racconta Napoli
“Storie da Bere: tra Arte, Miti e Sapori napoletani” è il nuovo format che anima le serate di Scottojonno con un taglio narrativo dichiarato. Ogni appuntamento è centrato su una “storia” che attinge all’arte, alla memoria di Napoli, alle leggende popolari o alle consuetudini gastronomiche, comporre un mosaico di voci e suggestioni. L’idea alla base è semplice e potente: far incontrare cultura e gusto in un racconto corale, capace di mettere in scena la città attraverso sapori, suoni e parole.
Il percorso prende forma grazie a interventi di esperti, performance artistiche e un’offerta dedicata di drink e food, pensata ogni volta per aderire al tema della serata. Nulla è casuale: dalla scelta degli ingredienti ai rimandi iconografici, tutto concorre a un’esperienza immersiva che sa essere divulgativa e conviviale. La struttura del format rende ogni incontro diverso dal precedente, mantenendo saldo il filo conduttore che unisce pubblico e narrazione in un unico gesto condiviso, fatto di ascolto, assaggi e meraviglia.
Dalle storie nascoste alle leggende nere
Il primo appuntamento, andato in scena giovedì 30 ottobre, ha inaugurato il ciclo con un tema emblematico: “Storie nascoste della Galleria”. Nel ventre dell’ottocentesca Galleria Principe di Napoli, il racconto ha messo a fuoco trame, curiosità e memorie che abitano questo luogo simbolico, intrecciandole a una proposta ad hoc tra cucina e mixology. L’intento, subito percepibile, è quello di offrire al pubblico uno sguardo nuovo sul contesto, accompagnandolo in un itinerario che alterna conoscenza, sorpresa e gusto.
La rassegna proseguirà il 27 novembre con “Le leggende nere di Napoli”, un viaggio affascinante nelle storie più misteriose della città, tra presenze evocate e cronache dal sapore oscuro. Anche in questa occasione, il locale proporrà un abbinamento pensato per l’evento, con piatti e cocktail che dialogano con il tema. Per chi desidera esplorare il lato più enigmatico di Napoli, l’esperienza promette di unire racconto e piacere della tavola in una dimensione coinvolgente, capace di rimanere impressa come un ricordo condiviso.
Il racconto in cucina di Marco Ambrosino
Alla regia della cucina c’è lo Chef Marco Ambrosino, che firma un nuovo menù costruito come un itinerario narrativo. Ogni piatto diventa una tappa, un varco o un sentiero che guida il commensale alla scoperta di simboli, memorie e profumi della tradizione napoletana, riletti con gusto contemporaneo. La sua è una cucina d’autore che attinge a ingredienti del territorio e a tecniche attuali, trasformando il pasto in un’esperienza quasi iniziatica, dove forma e contenuto si sostengono a vicenda senza mai sopraffarsi.
La sezione “I varchi infuocati” celebra il pane tostato come soglia sensoriale. Tra le proposte spiccano “‘O Giardino d’e Vergini” con salsa romesco, peschiole e salsa al basilico, che richiama i giardini segreti del Rione Sanità; “Il Sorriso della Bella ‘Mbriana” con acciughe, mascarpone, limone e pepe, omaggio alla figura benevola che protegge le case; e “Il Sospiro di Maria Longa”, dove sarde affumicate, cipolla infornata e arancia evocano una leggenda legata al quartiere di Forcella. Tre ingressi diversi, un’unica promessa: aprire l’appetito del ricordo.
Con “I sentieri nascosti”, i pani farciti diventano scrigni che custodiscono storie di popolo e resistenza. “Il viaggio del Masaniello” combina pastrami, cetriolo e cavolo cappuccio, richiamando la forza rivoluzionaria del popolo; “O’ cuore ‘e Pulcinella” propone pane cafone con caprino, composta di fichi e prosciutto crudo, un tributo all’iconica maschera dal cuore grande; “La scia di Caracciolo” affida al pan brioche con uova, pepe, cipollotto e salsa al lime l’omaggio all’ammiraglio Francesco Caracciolo e al suo legame con il mare. Qui la sostanza abbraccia l’immaginario, tra contrasti e memorie salmastre.
Nella sezione “Le storie svelate”, i piatti si fanno racconto in forma compiuta. “L’Oracolo di Sibilla” intreccia humus di ceci, verdure cotte e crude, dressing al miso e sambuco, richiamando le profezie di Cuma e la saggezza della Campania. “Il bacio della Janara” porta in tavola una fresella con pomodoro alla brace, feta, cipolla rossa e aneto, evocando le streghe benevole del folklore. “Il velo del Cristo” unisce carpaccio di tonno affumicato, finocchio, arance e salsa allo zafferano, rendendo omaggio al celebre capolavoro custodito nella Cappella Sansevero.
Il racconto prosegue con “Lo scrigno del Tasso”, un’insalata di gamberi, radicchio, noci, olive, salsa cocktail e chimichurri che rievoca l’universo poetico di Torquato Tasso. “Il sigillo di San Lorenzo” mette insieme carne salada, senape, capperi e salsa alla nocciola, ricollegandosi ai misteri archeologici della basilica omonima. Chiude “Il morso del Cardinale”, in cui roast beef, indivia, pane tostato, salsa caesar e parmigiano fanno affiorare l’opulenza e gli intrighi delle corti napoletane. È una galleria di sapori che invita a riconoscere Napoli mordicchiando storie.
Incantesimi nel bicchiere firmati Mirko Lamagna
A completare l’esperienza, il bartender gourmet Mirko Lamagna firma una drink list che sembra una raccolta di sortilegi. I cocktail nascono per raccontare Napoli attraverso contrappunti e armonie: ricette misurate, abbinamenti calibrati, consistenze che dialogano con la cucina. Ne scaturiscono bevande immediate e, al tempo stesso, stratificate, pensate per imprimersi nella memoria con la delicatezza di un profumo. È una vera drammaturgia liquida, dove ogni ingrediente ha un ruolo e ogni sorso diventa una scena da ricordare.
Tra le proposte spiccano “Il canto della Janara” (Whisky, Sherry, Noce, Pera), avvolgente e scuro come un sortilegio benevolo sussurrato tra i vicoli; la noce, ingrediente chiave, è il frutto della terra e della memoria. “La maschera di Colapesce” (Tequila, Mezcal, Mango, Pasta di Nocciola) mette in scena il duello tra mare e fuoco: il mango, elemento inatteso, unisce due mondi richiamando la leggenda dell’uomo-pesce. “L’eco delle anime pezzentelle” (Rum, Olio di Sakè, Ananas) è etereo e profondo; il sakè, ingrediente chiave, suggerisce un viaggio ultraterreno, un abbraccio tra Caraibi e Giappone.
Un invito a vivere Napoli
Con “Storie da Bere”, Scottojonno conferma la sua vocazione: essere un riferimento per chi desidera vivere Napoli in modo nuovo e coinvolgente. Qui ogni sapore, ogni sorso e ogni racconto concorrono a costruire un’esperienza che unisce cultura e piacere, nel solco di un luogo moderno e insieme radicato nella tradizione. È un invito a ritrovarsi attorno a un tavolo, per scoprire come la città sappia rinnovarsi rimanendo fedele a se stessa.
In questo contesto, l’idea di Luca Iannuzzi prende corpo con naturalezza: unire gastronomia, arti e narrazione in appuntamenti che restano nel tempo. Dopo l’esordio di ottobre e in vista della serata del 27 novembre, la rotta è tracciata. Chi varca la soglia di Scottojonno trova un luogo in cui la tradizione diventa racconto, la convivialità si fa cultura e la città si specchia nel calice, nel piatto e, soprattutto, nelle storie da condividere.
