Lo Stadium ha respirato di nuovo. Una Juventus ferma da otto partite ha ritrovato gol, corsa, idee e un risultato che pesa: 3‑1 all’Udinese con Massimo Brambilla alla prima da tecnico ad interim. Partita tosta, rognosa fin dall’inizio, rimessa in carreggiata da un rigore trasformato da Vlahović, pareggiata da Zaniolo, e poi ribaltata nella ripresa dal colpo di testa di Gatti prima del penalty di Yıldız a chiudere i conti. Un successo che interrompe la spirale negativa seguita all’esonero di Igor Tudor.
Il passaggio di consegne si è consumato in fretta: Tudor è stato sollevato dall’incarico a ridosso del match, Brambilla ha preso la squadra per l’impegno con i friulani e l’effetto più evidente è stato emotivo: concentrazione alta, linee corte, coraggio nelle seconde palle. In mezzo, dettagli tecnici netti: rigore iniziale per fallo su Vlahović, pari Udinese in chiusura di primo tempo, quindi cross di Cambiaso e stacco di Gatti per il nuovo sorpasso; Yıldız ha calato il tris di freddezza dagli undici metri nel recupero. Fischio finale: 3‑1.
Cosa è successo in campo
La partita ha avuto una chiave semplice: impattare subito e poi reggere l’urto. Vlahović ha aperto con il rigore del vantaggio, l’Udinese ha rimesso tutto in pari con Zaniolo poco prima dell’intervallo, segnale che il blocco psicologico non era ancora del tutto sciolto. Dopo la pausa, la Juve ha alzato metri e ritmo: spinta costante a destra, corner e cross mirati, pressione più alta sulla prima costruzione friulana. Il 2‑1 di Gatti, sul servizio morbido di Cambiaso, ha cambiato l’inerzia.
Nel finale, quando le gambe chiedevano tregua, l’episodio che chiude la serata: Yıldız subisce il fallo e trasforma dal dischetto. Prima e dopo, parate importanti di Okoye, qualche sbavatura evitabile in uscita palla bassa, ma soprattutto una differenza palpabile nella testa. I numeri confermano: più tiri, più occasioni, possesso sopra il 56%, 11 conclusioni nello specchio contro 2 dell’Udinese. Sì, lo Stadium ha sentito di nuovo il peso della propria squadra.
Brambilla e il cambio di passo
Alla vigilia ha avuto un allenamento vero. Brambilla non s’è nascosto: ha parlato di giorni “lunghi”, di necessità di rimettere fiducia e di non voler prendersi meriti oltre il dovuto. Il tono è rimasto lo stesso anche dopo: “Sono ragazzi esperti, hanno reagito”. Nel post‑gara le sue parole e quelle di Vlahović vanno nella stessa direzione: risultato importante, ma conta dare continuità.
Il punto è qui: liberare la testa e tenere uno spartito chiaro. Con Yıldız tra le linee e esterni pronti a crossare di prima, la Juve ha cercato verticalità senza forzare, scegliendo momenti precisi per alzare l’intensità. Cambiaso ha firmato l’assist del 2‑1, Gatti ci ha messo tempismo e cattiveria in area. Piccoli segnali, certo, ma segnali puliti.
L’addio a Tudor e il contesto
Per capire la portata della serata bisogna ripartire dall’inizio della settimana: esonerato Tudor dopo otto gare senza vittoria tra campionato e coppe. Scelta dolorosa ma arrivata al termine di una striscia che aveva tolto lucidità e fiducia al gruppo. A riempire la casella, Brambilla, promosso dalla Next Gen con incarico temporaneo. Una soluzione interna per rimettere in ordine lo spogliatoio, tenendo viva la stagione.
Il piano, però, guarda già oltre. La società ha sondato il mercato e ha tracciato la strada del nuovo allenatore. Qui entra in scena il nome che da ore domina i contatti: Luciano Spalletti. Il tecnico toscano risulta a un passo dalla panchina bianconera: si lavora ai dettagli e alla tempistica, mentre i dirigenti organizzano tempi e modi dell’annuncio. Fino al comunicato ufficiale resta solo attesa.
Spalletti all’orizzonte: cosa cambierebbe
Il profilo è noto: gestione del gruppo, idee offensive codificate e pratiche, capacità di valorizzare i giovani senza perdere equilibrio. A Torino troverebbe una base che ieri ha mostrato di poter reggere intensità e pressione, con Vlahović in prima linea e Yıldız pronto a prendersi responsabilità. L’annuncio non è ancora arrivato, ma tutto converge su una presentazione a breve. La squadra, intanto, ha ricominciato a pedalare.
Se l’approdo si concretizzerà, i primi giorni richiederanno scelte mirate: principi semplici da fissare subito e pochi spostamenti strutturali per non disperdere la scossa emotiva. In queste 24‑48 ore la miglior benzina resta la vittoria con l’Udinese e l’aria più leggera nello spogliatoio. Qui il lavoro di Brambilla pesa eccome, al netto della provvisorietà dell’incarico.
Le certezze che ci portiamo a casa
La Juventus ha chiuso la partita con segnali misurabili: 25 tiri totali, 11 nello specchio, 8 calci d’angolo, un solo giallo. Numeri che raccontano aggressività senza frenesia, con fasi lunghe vissute nella metà campo avversaria. L’Udinese ha tenuto botta finché ha potuto, trovando il pari con Zaniolo e creando un paio di rischi su palla inattiva. Ma il finale appartiene ai bianconeri.
Ci piace sottolineare tre fotogrammi: il rigore di Vlahović che rompe il ghiaccio, la frustata di Gatti che rimette la freccia e la freddezza di Yıldız nel recupero. Dentro c’è tutto: leadership, solidità, talento. Se si parte da qui, il resto – calendario, classifica, prospettive – diventa una salita affrontabile. La cura più efficace sta spesso nelle cose chiare e immediate.
