La notte è diventata corta, spesso troppo chiara, e il nostro cuore paga il conto. Dall’ufficio che si allunga fino a tardi agli schermi accesi a mezzanotte, le abitudini spezzate sommano piccoli scarti che, giorno dopo giorno, pesano sul sistema cardiometabolico. A richiamarci all’ordine, oggi, sono i cardiologi statunitensi con una presa di posizione netta.
Un orologio interno che guida cuore e metabolismo
Nella nuova dichiarazione scientifica pubblicata su Circulation, l’American Heart Association ribadisce che i ritmi circadiani non sono un dettaglio: disallinearli aumenta il rischio di obesità, diabete di tipo 2, ipertensione e malattie cardiovascolari. Turni a rotazione, orari irregolari di sonno e pasti, oltre alla luce artificiale notturna, destabilizzano la regolazione metabolica, la pressione e l’equilibrio ormonale. La statement, guidata dalla ricercatrice Kristen Knutson, mette al centro un approccio preventivo che parte dal tempo, non solo dal numero di ore dormite.
Il cuore segue un “metronomo” biologico di circa 24 ore che coordina sonno, veglia, ormoni, digestione e temperatura. La luce percepita dalla retina sincronizza il centro di comando ipotalamico, che a sua volta dialoga con gli orologi periferici di organi e tessuti: quando comportamenti e luce non coincidono con questa cadenza, la salute cardiometabolica deraglia. Tradotto: contano la regolarità dei ritmi e la loro coerenza con il ciclo luce-buio, oltre al contenuto dei nostri pasti e al movimento quotidiano.
Luce di notte, stanchezza di giorno
Una coorte di 88.905 adulti seguita per quasi un decennio ha documentato un legame netto tra esposizione a più luce notturna e rischio più alto di coronaropatie, infarto, scompenso, fibrillazione atriale e ictus. Parliamo di aumenti fino a oltre il 50% per lo scompenso e superiori al 30% per alcune aritmie, indipendentemente da fattori classici come fumo, dieta o attività fisica. È l’indizio più robusto che l’ambiente luminoso notturno entri davvero nella traiettoria del rischio cardiovascolare.
Il quadro si completa con un’analisi su oltre 28mila residenti in una grande città cinese: chi viveva nelle aree più illuminate all’esterno durante la notte mostrava un rischio di malattia cerebrovascolare più alto del 43%, anche considerando l’inquinamento atmosferico. Ridurre la luce nelle ore di riposo e cercare luce naturale al mattino emergono come strategie accessibili e concrete per rinforzare il ritmo interno e alleggerire il carico sul sistema cardiovascolare.
Domande lampo per orientarsi
Quanto contano gli orari rispetto alle ore di sonno? Contano moltissimo: la regolarità di quando dormiamo, mangiamo e ci muoviamo sostiene l’allineamento circadiano e, con esso, la salute cardiometabolica. Le evidenze raccolte dall’American Heart Association mostrano che non basta arrivare a sette-nove ore: serve farlo più o meno alla stessa ora, giorno dopo giorno, idealmente con luce naturale al risveglio e pasti non troppo tardivi.
La luce artificiale serale quanto pesa davvero? Più di quanto immaginiamo: l’esposizione notturna, anche a livelli moderati, può ritardare l’orologio interno e associarsi a un rischio maggiore di infarto, scompenso, aritmie e ictus. I dati prospettici con sensori al polso e le analisi ambientali convergono. Per proteggere il sonno e il cuore: attenuare le luci in casa, limitare gli schermi, usare tende oscuranti e valorizzare la luce del mattino.
Scelte quotidiane, politiche possibili
Domenica 26 ottobre 2025 l’Europa è tornata all’ora solare, riaccendendo il confronto pubblico sul doppio cambio stagionale. In queste ore il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha rilanciato in sede Ue la richiesta di stop definitivo alle lancette avanti e indietro, dopo che il Parlamento europeo aveva già votato nel 2019 senza esito operativo. In attesa di eventuali decisioni, il calendario resta quello vigente.
La politica discute, ma la nostra giornata comincia dalla sveglia. La prevenzione più forte nasce da gesti semplici: stabilire orari, anticipare i pasti serali, scegliere il movimento nelle ore diurne, difendere il buio della notte. Sono azioni concrete, misurabili, che parlano al cuore e al metabolismo. La scienza chiede ancora studi per definire “il quando” ottimale, ma il percorso è tracciato: ascoltare l’orologio interno è già cura.
