Ogni secondo pesa quando il cervello chiede aiuto: senza cure immediate, fino a 2 milioni di neuroni possono andare perduti in un solo minuto. Oggi, 29 ottobre 2025, il World Stroke Day ci chiama a reagire in fretta, perché dal tempismo dipendono futuro, autonomia e speranze di chi viene colpito da ictus.
Ogni minuto cambia il destino
Il danno neurologico corre veloce: la letteratura scientifica ha quantificato una perdita media di circa 1,9 milioni di neuroni al minuto nei grandi ictus ischemici non trattati. È la misura concreta di un principio semplice: il tempo è cervello. Da qui l’appello globale della World Stroke Organization a riconoscere subito i segni e ad agire con l’hashtag #ActFAST, trasformando la consapevolezza in soccorso tempestivo e trattamenti che possono cambiare l’esito di una vita.
Nel nostro Paese l’ictus colpisce ogni anno quasi 120mila persone ed è tra le prime cause di morte, oltre a rappresentare la principale causa di disabilità: un peso sanitario e sociale che non possiamo più accettare come inevitabile. A ricordarlo sono analisi e campagne di informazione rilanciate da testate nazionali e fonti istituzionali, che convergono su un messaggio chiaro: prevenire e intervenire presto salva autonomia.
Dalla corsa all’ospedale alla rinascita: cura e riabilitazione
Riconoscere subito i segnali è decisivo: asimmetria del volto, debolezza a un braccio, difficoltà nel linguaggio. È il metodo FAST (Face, Arms, Speech, Time) che ogni cittadino dovrebbe conoscere. Allo scatto dei sintomi, la mossa successiva è una sola: chiamare il 112, Numero Unico Europeo, attivo in Italia per smistare rapidamente l’emergenza verso il soccorso sanitario più adeguato. Quel gesto fa la differenza tra danno esteso e possibilità di recupero.
La corsa non finisce fuori dalla sala d’emergenza: dopo la fase acuta serve indirizzare ogni paziente al percorso riabilitativo più appropriato e nel contesto giusto. Le associazioni di riferimento, da ISA-AII ad A.L.I.Ce. Italia Odv, insistono su una presa in carico globale che unisca ospedale, territorio e famiglia, perché la qualità della riabilitazione incide su indipendenza e ritorno alla vita. I dati lo confermano: molti sopravvissuti affrontano deficit motori e cognitivi, e la fisioterapia dedicata è cruciale.
Obiettivi al 2030: dai numeri all’azione
La European Stroke Organisation e la Stroke Alliance for Europe hanno tracciato una rotta precisa con lo Stroke Action Plan for Europe: ridurre del 10% gli ictus entro il 2030 e garantire che almeno il 90% dei pazienti venga trattato in Stroke Unit come primo livello di cura. Target che misurano anche tempi di intervento e accesso a terapie di riperfusione, con indicatori puntuali lungo tutta la catena dell’assistenza.
L’Italia si sta muovendo con il Stroke Action Plan for Italy (SAP-I), in allineamento con l’impianto europeo. Oggi, però, solo tra il 50% e il 70% dei pazienti accede a una Stroke Unit, con differenze territoriali e margini di miglioramento nell’organizzazione del percorso ictus. Portare quella percentuale al 90% è l’obiettivo dichiarato per i prossimi anni, insieme a prevenzione, formazione e riabilitazione adeguata per tutti.
Domande rapide, risposte chiare
Quali segnali devono far scattare la chiamata al 112? Un sorriso asimmetrico, un braccio che “cade”, parole che non escono o suonano strane. Sono i tre pilastri del metodo FAST. Davanti a uno solo di questi segni, il passo successivo è chiamare subito il 112: ogni minuto pesa. Troppo spesso i segnali non sono riconosciuti in tempo, come mostrano le indagini sulla scarsa consapevolezza nella popolazione.
Perché le Stroke Unit sono decisive? Concentrano competenze, monitoraggio continuo e tecnologie per trattamenti tempestivi; migliorano sopravvivenza ed esiti funzionali. L’Europa chiede che il 90% dei pazienti vi transiti come primo livello di cura entro il 2030, mentre in Italia oggi si oscilla tra il 50% e il 70%: colmare questo divario significa restituire autonomia a migliaia di persone ogni anno.
Un impegno che parte dalle istituzioni e arriva nelle case
Questa mattina, alla Camera dei deputati, l’incontro “Ictus: ogni minuto conta. Prevenzione, cura e riabilitazione” ha rimesso al centro il tempo come variabile decisiva, con ISA-AII e A.L.I.Ce. Italia Odv a promuovere una rete capace di unire prevenzione, fase acuta e riabilitazione. Un appuntamento messo a calendario a Roma per dare seguito, con responsabilità, ai traguardi europei e alle esigenze reali dei pazienti e delle famiglie.
Ogni gesto quotidiano conta: tenere a bada ipertensione, abbandonare il fumo, muoversi di più, correggere l’alimentazione. E poi imparare il FAST, insegnarlo ai bambini con progetti come Fast Heroes, e non esitare a chiamare il 112 al primo sospetto. È così che un Paese intero può ridurre nuovi casi e disabilità, trasformando conoscenza e organizzazione in vite riconsegnate alla loro pienezza.
