Da mesi ripete «Chi sta fermo vince», ma Nicola Savino non si ferma mai. Tra radio, set pubblicitari e tv, il conduttore corre incontro a nuove sfide: la Rai lo rimette al centro, mentre intorno a Sanremo tornano domande, auspici, aspettative. Curiosità, mestiere e una calma solo apparente guidano ogni ripartenza, con quell’energia che sorprende quando meno ce l’aspetti.
Tra palco e control room
Il primo motore resta la radio. Ogni mattina, la coppia formata da Linus e Nicola Savino accende Deejay Chiama Italia da via Massena a Milano, un rito di ascolto che continua a rinnovarsi tra ospiti, ironia e ritmo serrato. Le puntate d’autunno 2025 testimoniano una presenza costante del conduttore, anche nei giorni di trasferte tv, senza smarrire la complicità con il pubblico. Il dietro le quinte fotografato da Tv Sorrisi e Canzoni racconta proprio questa macchina ben oliata e in movimento continuo.
Il curriculum sanremese di Savino parla chiaro. Ha guidato il DopoFestival nel 2016 e 2017 con la Gialappa’s Band, riportando in tv il dibattito notturno su musica e costume. Quattro anni dopo, nel 2020, ha condotto su RaiPlay L’AltroFestival, il format digitale che ha spostato l’analisi a caldo dal salotto tv alla piattaforma, con linguaggio più libero e interlocutori inediti. Sono esperienze che ne certificano la duttilità, tra tempi comici e ascolto degli ospiti, anche fuori dall’Ariston.
Freeze, un laboratorio a Napoli e la prova degli ascolti
Negli ultimi mesi, Napoli è diventata la base operativa di Freeze – Chi sta fermo vince!, game show in onda su Rai 2 dall’Auditorium del Centro di Produzione. In coppia con Rocío Muñoz Morales, Savino ha dato il via a sei appuntamenti dal 16 settembre 2025, tra provocazioni in studio e arbitri speciali. È un adattamento di un format giapponese, costruito come un esperimento di autocontrollo in prima serata: una sfida produttiva che ha riportato luce e investimenti nel polo partenopeo.
Il responso dell’Auditel è stato severo ma istruttivo: debutto al 4,9% di share (circa 719 mila spettatori) e seconda puntata al 4,5%, in un martedì affollato dalla replica de Il commissario Montalbano e dai talent in chiaro. Numeri che raccontano la difficoltà dell’esordio, non la resa del progetto: la concorrenza era forte, la collocazione impegnativa e l’alfabeto del format da decodificare. Si misura, si corregge, si riparte: esattamente ciò che Napoli sa fare per vocazione.
Domande lampo
Il DopoFestival 2026 sarà nelle mani di Nicola Savino? Sì. Carlo Conti lo ha ufficializzato il 25 ottobre 2025, dal palco del Festival dello Spettacolo a Milano, aggiungendo che a gennaio Savino guiderà anche quattro speciali di Tali e Quali. È una scelta che premia affidabilità e ritmo, e che riannoda i fili con le sue passate notti sanremesi, dalla tv generalista al digitale, sempre al servizio del racconto a caldo del Festival.
E la conduzione “principale” del Festival? Ad oggi non c’è alcuna comunicazione ufficiale. Conti sta ancora lavorando su canzoni e squadra 2026, senza anticipare i co-conduttori. Nel 2025 ha alternato volti diversi e, nella serata finale del 15 febbraio, ha avuto al fianco Alessia Marcuzzi e Alessandro Cattelan, con Cattelan anche protagonista del DopoFestival. Dunque, scenari aperti, ma nessuna investitura: contano scelte, tempi e l’equilibrio del mosaico televisivo.
Verso il prossimo giro di pista
Nel mosaico sanremese, Savino porta una virtù rara: sa far brillare gli altri senza arretrare di un passo. È capace di ascoltare, rilanciare, stemperare. Qualità preziose quando la pressione cresce e tutto accelera. Le notti del DopoFestival 2026, insieme agli speciali di Tali e Quali di gennaio, sono un banco di prova e un orizzonte. Non una promessa urlata, ma la conferma di una presenza che sa stare al centro senza occupare tutto il quadro.
Noi guardiamo lì, dove il lavoro paziente costruisce fiducia più delle dichiarazioni. Tra la radio di via Massena e l’Ariston, la traiettoria di Nicola Savino resta fatta di prove, ritorni, piccoli rischi calcolati. Ogni ripartenza è un invito a fare meglio della volta prima. E in questo gioco di equilibrio, di battute e silenzi, c’è lo spazio per emozionarsi ancora: dopo le canzoni, dentro le storie, quando il pubblico ha ancora voglia di ascoltare.
