Nel brusio di un congresso che guarda alla strada prima dell’ospedale, un messaggio attraversa la sala: nelle urgenze contano secondi, conoscenze e ossigeno sotto pressione. A Icare 2025 della Siaarti, l’ultimo giorno mette al centro innovazioni e responsabilità che, nei momenti-limite, possono trasformare un esito incerto in una possibilità concreta di salvezza per chi chiede aiuto.
Percorsi che anticipano l’ospedale
Nel programma conclusivo, due sessioni hanno scandito la rotta: Nuove frontiere nel setting extraospedaliero ed Emergenze iperbariche. Il confronto sull’assistenza fuori dall’ospedale, guidato da Davide Colombo, ha intrecciato tre assi operativi: politrauma pediatrico gestito con protocolli dedicati, analgo-sedazione sicura nelle prime fasi, e impiego dell’Ecmo già durante il trasporto. Quando la macchina del soccorso si muove in armonia, il supporto extracorporeo può partire prima del triage, riducendo ritardi che pesano sugli esiti. A Icare, questa traiettoria è stata presentata come prassi concreta, non come promessa.
La velocità da sola non basta: senza dati accessibili, il rischio è curare al buio. Il Fascicolo sanitario elettronico è ancora poco condiviso. Al 31 marzo 2025 il consenso nazionale per la consultazione si ferma al 42%, con forti divari regionali: dall’1% in Abruzzo, Calabria e Campania al 92% in Emilia-Romagna. Nell’ultimo trimestre rilevato, solo il 21% dei cittadini ha usato il Fascicolo, mentre la stessa Emilia-Romagna arriva al 65% di utilizzo. Numeri diffusi dalla Fondazione Gimbe e confermati sulle principali agenzie.
Ossigeno che vale il tempo
Le “emergenze iperbariche” hanno portato al centro il ruolo delle microparticelle nell’intossicazione da monossido di carbonio, l’attenzione al politrauma e la gestione degli incidenti subacquei. Luca Martani ha richiamato la forza clinica dell’ossigeno in camera pressurizzata: non soltanto per la malattia da decompressione, ma anche per avvelenamento da CO, infezioni gravi, ferite che non guariscono e traumi complessi. Il nuovo Ita-Oti Study punta a mappare pratiche, indicazioni e accessi per uniformare i percorsi. Tempestività e coerenza dei protocolli fanno la differenza.
Le indicazioni non nascono per intuizione: si fondano su linee guida. La Undersea and Hyperbaric Medical Society riconosce l’ossigenoterapia iperbarica in condizioni selezionate, tra cui l’avvelenamento da monossido di carbonio, le infezioni necrotizzanti dei tessuti molli e alcune complicanze da radioterapia. La letteratura spiega che, nei casi di CO, la terapia in pressione accelera l’eliminazione del gas e modula i processi infiammatori, offrendo un vantaggio rispetto all’ossigeno normobarico. Evidenze cliniche e sperimentali sostengono tali scelte terapeutiche condivise.
Risposte veloci, dubbi frequenti
A cosa serve condividere il proprio Fascicolo sanitario elettronico nelle emergenze? Permette ai team di urgenza di conoscere subito allergie, terapie in corso, condizioni croniche e referti utili, evitando ritardi e decisioni alla cieca. I numeri raccontano la posta in gioco: al 31 marzo 2025 il consenso alla consultazione è fermo al 42% a livello nazionale; nell’ultimo trimestre rilevato solo il 21% ha usato il Fascicolo, mentre l’Emilia-Romagna tocca il 65%. Ridurre questa distanza salva tempo.
Quando l’ossigeno iperbarico è davvero indicato? Nei contesti selezionati definiti dalla comunità scientifica: avvelenamento da monossido di carbonio, embolia gassosa, malattia da decompressione, infezioni necrotizzanti dei tessuti molli, lesioni da radioterapia e alcune ulcere difficili, tra cui il piede diabetico. La rete italiana comprende centri che gestiscono le intossicazioni da CO, come il Cardarelli di Napoli operativo h24. Le indicazioni non sostituiscono il giudizio clinico: lo orientano con prove e protocolli condivisi, aggiornati.
Un impegno che non si ferma
Il cammino non si arresta all’uscita dal congresso. Dopo l’edizione 2024 a Torino, la Società annuncia per il 2026 un nuovo appuntamento dell’Area culturale emergenza (Ace), dedicato a formazione e ricerca lungo tutta la catena del soccorso avanzato. In agenda non c’è solo didattica: c’è la costruzione di linguaggi e procedure comuni, perché squadra, tecnologia e informazione si parlino senza attriti, dal territorio alla terapia intensiva. Avere una meta condivisa significa trasformare esperienze in standard, e standard in risultati.
È in questo incastro tra scelte organizzative e gesti clinici che si gioca il futuro dell’urgenza: ambulanze e camere iperbariche come strumenti di una stessa partitura. Raccontare questi passaggi non è un orpello, ma un atto di responsabilità verso i cittadini che, un giorno, potrebbero affidare la vita a quei secondi. Portare a casa competenze, misurare ciò che funziona, pretendere trasparenza sui dati: è così che il sistema acquista fiducia. E ogni miglioramento conquistato resta patrimonio di tutti.
