Basta con il rumore di fondo. Alla Continassa, Igor Tudor si presenta con i toni di chi non ha conti in sospeso: niente timori, idee ferme. Domenica 26 ottobre all’Olimpico lo attende la Lazio, un ritorno da ex che pesa. La priorità, ripete, è rimettere in moto il gruppo e trasformare la tensione in energia.
La vigilia e il momento
La partita è fissata per domenica 26 ottobre 2025 alle 20:45, ottava giornata di Serie A, e il tecnico spiega di aver incastrato due allenamenti per affinare dettagli e concentrazione, chiedendo alla squadra di restare “sul pezzo” dopo i segnali di Madrid. La giornata di conferenza è scandita e diffusa dai canali ufficiali del club, che raccontano una vigilia sobria e focalizzata sulla sfida con i biancocelesti all’Olimpico.
Il contesto non è leggero: la Juventus arriva da un periodo complicato, come confermato dall’analisi pubblicata dal club dopo il Bernabéu, con una serie senza vittorie che pesa sulle spalle ma non offusca l’obiettivo. Tudor ribadisce che la bussola resta interna: lucidità, lavoro e scelte mirate per riportare efficacia nelle due fasi. Lo si è visto anche nella sconfitta di misura a Madrid, utile per rialzare il livello di attenzione e competitività in vista della trasferta romana.
Leadership, critiche e orizzonte dello spogliatoio
Le critiche? Non lo toccano: dice di non leggerle e si concentra sui volti che tengono insieme il gruppo. Cita la personalità di Manuel Locatelli e l’affidabilità di Mattia Perin, intravede in Thuram una leadership futura, riconosce in Kenan Yildiz un riferimento per atteggiamento e qualità. Aggiunge il “peso” di Dusan Vlahovic e la serietà di Jonathan David. E allarga lo sguardo: nelle nuove generazioni vede meno empatia e più egoismi, tema che per lui conta quando si costruisce una squadra.
Il messaggio scorre netto: servono responsabilità condivise prima ancora dei moduli. In questa chiave il tecnico insiste sulla compattezza, sull’energia da sprigionare nei novanta minuti e sulla capacità di restare dentro la partita, senza pause mentali. È un invito a fare corpo unico in una serata che oppone qualità a qualità, e che restituisce a Tudor l’aria dell’ex pronto a misurare il lavoro quotidiano contro una squadra organizzata e di livello. Le parole del club accompagnano questo spirito di concentrazione.
Soluzioni offensive e l’arte dell’equilibrio
Nessun caso aperto sui nuovi arrivi: per l’allenatore contano le prestazioni e la scelta mirata in base all’avversario. Zhegrova è gestito con cautela dopo un periodo complicato, mentre profili come Kelly e Kalulu trovano spazio se garantiscono continuità. Il principio è chiaro: chi sta bene gioca, chi deve adattarsi lo farà gradualmente. È un passo pragmatico che mira a consolidare certezze senza perdere l’ambizione di alzare la qualità dell’undici iniziale.
Sull’attacco, David ha già messo insieme tre presenze consecutive; il tecnico valuta di inserire più giocatori offensivi contemporaneamente, anche a costo di sacrificare qualcosa dietro. Da questa riflessione nasce l’ipotesi di affiancare a due punte profili come Yildiz e Conceição, sempre dentro una cornice di equilibrio che resta non negoziabile. E sui paragoni: delicati quelli con Del Piero, mentre Yildiz viene definito centrale e costantemente impiegato in questo percorso.
Tre risposte senza fronzoli
Ha paura dell’esonero? No. Il tecnico parla di una scala “da zero a dieci” ferma allo zero, spiegando che la sua attenzione non è su sé stesso ma sul rendimento collettivo. Dice di godersi il mestiere anche nella difficoltà, restando lucido, e di mettersi volontariamente in bilico per capire come aiutare i calciatori. Dopo Madrid, le sensazioni restano positive: conta il campo dell’Olimpico, conta la prestazione, conta essere squadra dal primo all’ultimo minuto.
Cosa cambierà nel reparto offensivo? Potrebbe esserci più coraggio nella scelta delle risorse davanti: David ha dato continuità, ma si valuta l’inserimento simultaneo di più profili creativi. L’idea è cercare peso specifico in avanti senza perdere la tenuta difensiva, accettando di rinunciare a qualcosa per ottenere di più in un’altra zona. E sui confronti storici, nessuna scorciatoia: con Del Piero i paragoni restano fuori, perché Yildiz è un talento di oggi con tappe e responsabilità diverse.
Un momento che chiama carattere, non alibi
La sconfitta per 1-0 a Madrid ha lasciato segnali utili e un promemoria severo: precisione nelle due aree e tenuta mentale per novanta minuti. Non bastano le buone sensazioni, serve concretezza. La Juventus lo sa e lo ripete con la voce del suo allenatore, che chiede fame e ordine. Gli avversari di domani sono preparati, lo stadio spinge, la stagione non aspetta: per rialzarsi servono scelte nette e la disponibilità a farle proprie.
C’è un filo che unisce il presente e le settimane passate: l’arrivo di Tudor in primavera per ridare scossa, poi la conferma estiva della dirigenza. È una strada che oggi impone responsabilità, ma anche la serenità di chi sa dove intervenire. Questo è il punto d’appoggio editoriale che rivendichiamo: guardare la partita con occhi puliti, senza indulgere alle chiacchiere. Domani c’è Lazio-Juventus: contano le scelte, conterà l’energia con cui verranno portate in campo.
