Una scelta che parla al presente del giornalismo: a Lucio Luca va il ‘Premio Giornalistico Giuseppe Ruffino 2025’. Un riconoscimento che premia rigore e impegno civile e che accende l’attesa per una cerimonia capace di trasformare un premio in un dialogo con i lettori.
L’annuncio e la cornice
È ufficiale: Lucio Luca, giornalista, scrittore e documentarista, è il vincitore della sesta edizione del ‘Premio Giornalistico Giuseppe Ruffino’. La consegna è prevista venerdì 31 ottobre 2025, alle 17, al Palazzo d’Aumale di Terrasini (Palermo). Lo comunicano le cronache di Adnkronos, riprese da Padovanews, che ricordano anche il tema di quest’anno, “Il mondo in prima pagina: come cambia il giornalismo estero”, e la moderazione affidata al collega Andrea Tuttoilmondo. Una scelta che mette al centro sguardi e competenze maturate sul campo.
Il premio, nato nel 2020 in memoria di Giuseppe Ruffino, fondatore della testata TerrasiniOggi, riconosce ogni anno etica, qualità professionale e impegno civile. La tradizione si è consolidata proprio al Palazzo d’Aumale, con il sostegno della Biblioteca comunale “Claudio Catalfio” e del Comune di Terrasini, come raccontato da Tele Occidente. Nel 2024, ricordano Repubblica e altre testate, la quinta edizione ha premiato Piero Messina, segno di un percorso che dialoga con la migliore cultura giornalistica. Un appuntamento che unisce comunità, istituzioni e professione in una stessa sala.
Un profilo che parla di rigore
Nato a Ragusa e cresciuto a Palermo, Lucio Luca, 58 anni, è iscritto all’albo della Sicilia. Dopo gli esordi al Giornale di Sicilia e a Tgs, il passaggio a Telecolor Video 3 e, nel 1995, la fondazione con altri colleghi del quotidiano Il Mediterraneo. Dal 1997 lavora a Repubblica: inchieste, cronaca, politica, cultura, fino a diventare vicecapo redattore nella sede centrale di Roma. Una biografia professionale che spiega perché oggi riceva un tributo così netto.
Nel suo scaffale titoli come “Prove tecniche di trasmissione” (2006), “Puellae” (2007, 2019), “Il killer dell’ufficio accanto” (2008), “Dall’altra parte della luna” (2014), “L’altro giorno ho fatto quarant’anni” (2019), “Quattro centesimi a riga” (2022) e “La notte dell’Antimafia” (2024). Quest’ultimo, pubblicato da Aliberti, ha alimentato presentazioni e dibattiti; dallo stesso “Quattro centesimi a riga” è nato lo spettacolo con Salvo Piparo e Michele Piccione. All’attivo i documentari “Separati in casa” e “Enrico, una vita per un punto”. A gennaio 2026 è atteso un nuovo saggio.
Domande in tasca
Perché questo premio a Luca è significativo oggi? Perché alla biografia si somma il presente: dopo riconoscimenti come l’Articolo 21 per la libertà di informazione (2019) e il Premio Mario e Giuseppe Francese (2020), nel 2024 ha vinto il Premio Nadia Toffa con “La notte dell’Antimafia”. È un percorso coerente con il tema 2025 dedicato al racconto del mondo, come segnalano le ricostruzioni di Adnkronos e la cronaca culturale di Repubblica, tra cronache internazionali e strumenti che cambiano.
Cosa ci si aspetta dall’incontro di Terrasini? Una conversazione schietta, a partire dalle 17 di venerdì 31 ottobre, su come trasformare in notizia ciò che accade oltre i confini. La moderazione di Andrea Tuttoilmondo e il taglio scelto dagli organizzatori promettono un confronto concreto, in continuità con edizioni precedenti che hanno discusso il giornalismo d’inchiesta. Un appuntamento fissato e confermato dalle agenzie nazionali e raccontato dalla stampa locale, che invita all’ascolto e alla responsabilità.
Un finale che impegna tutti
Raccontare il mondo partendo dalla Sicilia è più di un gesto simbolico: è la scelta di una comunità di affidarsi a chi sa cercare parole giuste senza retorica. Lucio Luca arriva a questo traguardo con una traiettoria che unisce libri, inchieste, teatro e documentari. In un tempo di crisi sovrapposte, la differenza la fanno metodo, ascolto, responsabilità: valori che il Premio Ruffino intende riconoscere, sostenere, rilanciare.
L’emozione, qui, sta nella concretezza: un orario preciso, una sala che accoglie e un pubblico che ha fame di racconti affidabili. Non c’è bisogno di proclami quando la qualità parla da sé. La cerimonia non è un traguardo, è un passaggio: quello in cui un mestiere antico si rinnova davanti a chi, ogni giorno, sceglie ancora di credere nell’informazione come bene comune.
