Il 9 febbraio 2026, davanti al gup di Roma, si terrà l’udienza preliminare che riguarda Maria Rosaria Boccia, indagata dopo l’esposto dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. È l’approdo giudiziario di una vicenda complessa, che ora lascia il frastuono pubblico per affidarsi al linguaggio delle carte e delle aule.
L’accusa e il quadro tratteggiato dagli inquirenti
Nel fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini con le pm Giulia Guccione e Barbara Trotta, a Boccia sono contestati stalking aggravato, lesioni, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione e una contestazione su false dichiarazioni nel curriculum per l’organizzazione di eventi. Gli atti descrivono condotte ritenute insistenti e invasive, fino al controllo sulla sfera personale e professionale dell’ex ministro, comprese richieste di verificare il suo telefono e di conoscerne codici o accessi da remoto. Accuse che la difesa contesta e che saranno vagliate in udienza.
Nella ricostruzione dell’accusa emergono inoltre richieste di una nomina fiduciaria per legittimare una presenza quotidiana negli uffici del Mic, insieme a iniziative volte a delegittimare alcuni collaboratori, secondo quanto si legge negli atti. Parti offese risultano Sangiuliano, la moglie e l’ex capo di gabinetto Francesco Gilioli. Il procedimento nasce dall’esposto dell’ex ministro e approda al gup dopo la richiesta di rinvio a giudizio formalizzata a fine settembre dalla Procura di Roma.
Una cronologia che spiega la svolta
La sequenza è nitida nelle carte. Circa un anno fa i carabinieri del Nucleo investigativo hanno eseguito una perquisizione e sequestrato dispositivi informatici riconducibili a Boccia; nel marzo 2025 l’imprenditrice è stata interrogata per ore a piazzale Clodio. Proprio in quella fase, l’originaria ipotesi di “violenza o minacce a corpo politico” è stata riqualificata in stalking, mentre restavano in piedi le altre contestazioni. Una virata giuridica che ha segnato il dossier prima della successiva formalizzazione delle richieste.
Il 21 luglio 2025 la Procura ha chiuso le indagini, aprendo la strada all’eventuale processo; a inizio ottobre è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio. Infine, il 25 ottobre è stata fissata l’udienza preliminare al 9 febbraio 2026 davanti al gup di Roma. La scansione temporale, confermata da più testate nazionali, restituisce il percorso che porta dalla notizia di reato al primo vaglio in aula.
Il contesto: dimissioni, archiviazioni e il dopo
La vicenda giudiziaria s’intreccia con la pagina politica del settembre 2024, quando Sangiuliano rassegnò le dimissioni da ministro dopo le polemiche legate alla mancata nomina di Boccia. In quei giorni l’ex titolare del Mic riconobbe pubblicamente una relazione, respingendo al contempo ipotesi di spese improprie. Il passaggio segnò l’uscita dal governo e l’avvio di nuove scelte professionali per l’ex ministro, mentre l’attenzione mediatica si riversava sugli accertamenti.
Un filone separato d’indagine che coinvolgeva l’ex ministro per peculato e rivelazione di segreto d’ufficio è stato poi archiviato dall’organo competente nell’aprile 2025, dopo acquisizioni documentali e verifiche su viaggi e spese: non ne è seguito alcun procedimento. Resta invece pendente il procedimento che vede Boccia indagata, con il passaggio decisivo del 9 febbraio prossimo. Due percorsi distinti, due esiti diversi, che aiutano a leggere il quadro con precisione.
Domande lampo per orientarsi
Chi sono le parti offese nel procedimento? Dagli atti emergono i nomi di Gennaro Sangiuliano, della sua moglie e dell’ex capo di gabinetto Francesco Gilioli. È la stessa impostazione delineata dai magistrati capitolini a definire i profili delle persone offese, in relazione a condotte che la Procura considera lesive sul piano personale e istituzionale. Sarà l’udienza preliminare a dire se e come questi profili entreranno nel dibattimento, alla luce del contraddittorio tra le parti.
Quali sono le date chiave da tenere a mente? Settembre 2024: le dimissioni di Sangiuliano. Marzo 2025: l’interrogatorio di Boccia e la riqualificazione in stalking. Luglio 2025: chiusura indagini. Fine settembre 2025: richiesta di rinvio a giudizio. Infine, 9 febbraio 2026: udienza preliminare a Roma. Un tracciato scandito da verifiche e passaggi formali, che portano la vicenda dal clamore pubblico al controllo del giudice.
Il peso delle parole in aula
In questa storia c’è molto più di un titolo. Ci sono biografie, relazioni professionali e famiglie che incrociano un’inchiesta delicata. La presunzione d’innocenza non è un dettaglio, è la bussola che ci guida mentre raccontiamo il percorso verso l’udienza. L’auspicio è che il confronto in aula restituisca contorni chiari, distinguendo ciò che è stato scritto negli atti da ciò che è stato amplificato nello spazio pubblico, per ridare misura e senso alle parole.
Il 9 febbraio non sarà l’epilogo, ma l’inizio del giudizio sul merito delle contestazioni. Da lì in avanti conteranno i documenti, le testimonianze, le repliche delle difese. Racconteremo ogni passaggio con attenzione e rispetto per tutte le persone coinvolte, perché nella cronaca giudiziaria il dovere di precisione è inseparabile dall’umanità dello sguardo. In questa coerenza sta il valore del nostro lavoro.
