Nel suo nuovo saggio, lo scrittore Roberto Fiordi attraversa due decenni che hanno inciso nell’anima del Paese. Dagli anni ’70 intrisi di contrasti alla svolta degli anni ’80, il racconto unisce culture, conflitti e cambiamenti privati, senza dimenticare quel grido generazionale che suonava: sesso, droga e Rock’n’Roll.
Una svolta negli anni Ottanta
Con la seconda parte, intitolata “L’italiano nuovo e la caduta della classe operaia”, il volume registra l’ingresso nell’orizzonte degli anni ’80, fase quasi rovesciata rispetto al decennio precedente. La spinta delle piazze lascia spazio a un mutamento profondo del mondo del lavoro: l’operaio cambia sguardo, cambiano consapevolezza e priorità, fino a sfociare perfino in una contromanifestazione, segno di un clima ribaltato. Dietro questo scarto, suggerisce il testo, c’è più di un motivo, intuibile a chi legge. Sullo sfondo, la moda si impone: la professione di stilista compie un salto di qualità globale, mentre evolvono il look femminile e le tendenze giovanili.
Non è un vezzo citare canzoni e film: per Fiordi sono un grimaldello della memoria. Richiamare un motivo ascoltato o una scena impressa negli occhi aiuta a comprendere, rende immediata la cornice storica e, soprattutto, innesta un’anima nel racconto. La narrazione respira grazie a quei riferimenti, che illuminano mutamenti sociali e scarti individuali. Così, le immagini dell’epoca accompagnano l’analisi dell’Italia che cambia, dal lavoro alla moda, raccontando senza pedanteria come sia mutata la percezione collettiva tra militanza, nuove ambizioni e una modernità sempre più evidente.
Gli anni Settanta tra frenesia, modernità e ferite aperte
Il primo movimento del libro porta un titolo programmatico: I Ruggenti Anni Settanta fra frenesia e modernità. Il decennio si apre con una volontà popolare di cambiamento che spinge oltre la semplice protesta, fino al terrorismo, in un filo che riconduce direttamente al ’68 e a episodi come la strage di Piazza Fontana. Ma non c’è solo aria di guerriglia: la modernità avanza, si trasforma il look, muta l’arredamento, e il Paese alterna fatica e riposo, tra vacanze familiari sempre più diffuse e la necessità, per molti, di emigrare in un contesto segnato da due, se non tre, condizioni lavorative distinte. Il volume raccorda queste traiettorie con la ricostruzione dal dopoguerra, il miracolo economico dei ’60 e la crisi di fine decennio.
Nel quadro di quella spinta collettiva emerge il femminismo, una corrente di contestazioni che rifiuta la subordinazione e chiede spazio sociale e dignità concreta. La libertà femminile si intreccia con questioni cruciali come divorzio, aborto e ruolo della donna nella famiglia e nel lavoro. Parallelamente, il mondo gay respinge lo stigma che lo relegava a un presunto disturbo, rivendicando il diritto a essere considerato normale. Le piazze diventano voce di identità che chiedono riconoscimento, e la narrazione ne segue i passaggi senza sconti, restituendo i toni, le ragioni e le speranze che attraversarono l’Italia di quegli anni.
Sesso, droga e Rock’n’Roll: un prisma generazionale
Il trittico sesso, droga e Rock’n’Roll non è un semplice slogan, ma una figura che concentra temi decisivi. “Sesso” non riguarda solo l’intimità: è anche desiderio di libertà femminile, dibattito su divorzio e aborto, ridefinizione dei ruoli nella società. “Droga” rimanda alla stagione in cui la tossicodipendenza in Italia raggiunge livelli esponenziali, con effetti che il libro affronta senza edulcorare. Infine, l’orizzonte sanitario si allarga: il testo tocca anche l’Aids, tassello che chiama in causa gli anni ’80 e ne cambia linguaggi e sensibilità.
Eppure, accanto alle ferite, pulsa la voglia di sognare. Il libro racconta l’impulso a volare oltre il presente, come la mongolfiera di Cape Cod che si alza nel cielo in segno di pace e amore davanti a migliaia di ragazzi accorsi da ogni parte del mondo. Quello slancio convive con l’esperienza degli hippy, i cosiddetti “figli dei fiori”, riuniti nelle comuni spesso fatte di baracche precarie: luoghi dove si cercava uno spirito libero, condividendo poco, ma cercando molto. È lì che l’utopia diventa quotidiano, tra gesti minimi e desideri smisurati.
