Oggi, sabato 25 ottobre 2025, la pasta non è solo a tavola: è in agenda. Il World Pasta Day riporta al centro un gesto quotidiano, condiviso e rassicurante. Un piatto di spaghetti al pomodoro diventa il pretesto per parlare di identità, lavoro, export e cultura, con numeri e storie che attraversano l’Italia e il mondo.
Un rituale che racconta l’Italia
La ricorrenza del 25 ottobre, voluta da Unione Italiana Food insieme all’International Pasta Organisation, è ormai un appuntamento stabile che celebra convivialità e cultura gastronomica. Il World Pasta Day unisce pastai, cuochi e famiglie in un racconto condiviso che percorre città e mercati. Nel 2025 coincide con il ventesimo anniversario dell’organizzazione internazionale, nata il 25 ottobre 2005, che continua a promuovere un’alimentazione accessibile e consapevole con iniziative diffuse tra istituzioni, filiere e appassionati.
Una ricerca demoscopica affidata dai pastai di Unione Italiana Food all’istituto AstraRicerche fotografa il sentimento del Paese: per otto italiani su dieci la pasta è il simbolo indiscusso dell’italianità, e per il 96,6% rappresenta un’ambasciatrice autentica del Made in Italy. Entra nella Top 5 dei motivi d’orgoglio nazionale accanto a monumenti, arte, paesaggi e letteratura; e, per il 69% del campione, se dici Italia pensi pasta, prima di pizza, vino, salumi e formaggi. Dati divulgati in questi giorni in vista della giornata.
Dati, rotte e sostenibilità: il presente della pasta
La passione globale non rallenta: la produzione mondiale ha superato i 17 milioni di tonnellate e l’Italia resta leader con 4,2 milioni di tonnellate nel 2024. Ogni cittadino italiano consuma in media 23,3 chili l’anno; quasi il 60% della produzione nazionale viaggia all’estero raggiungendo oltre 200 Paesi. Sul podio dei grandi produttori, dopo l’Italia si collocano USA, Turchia ed Egitto, a conferma di una filiera che parla molte lingue ma conserva radici profondamente italiane.
L’export continua a macinare risultati: nel 2024 dall’Italia sono partite oltre 2,4 milioni di tonnellate di pasta, pari al 58% della produzione, per un valore di circa 4,02 miliardi di euro. Significa 80 milioni di porzioni servite ogni giorno nel mondo. In parallelo, la comunità internazionale si ritrova dal 24 al 26 ottobre a Istanbul, sotto l’egida IPO, per una tre giorni di confronto tra aziende, chef e scienziati sul ruolo presente e futuro della pasta.
Domande in tasca, risposte sul fuoco
Dove si festeggia oggi? La celebrazione ha un respiro doppio. Sul piano internazionale, la sede 2025 è Istanbul, con il coinvolgimento dell’associazione dei produttori locali e momenti di dialogo tra filiera e ricerca. In Italia, a Roma, la Galleria Alberto Sordi ospita la mostra digitale “Orgoglio Pasta”, pensata per valorizzare il ruolo culturale di questo alimento, con la presenza di istituzioni e rappresentanti dell’industria. Due cornici complementari che danno voce a storie, numeri e tradizioni, dal cuore del Mediterraneo al Bosforo.
La nostra giornata comincia tra schermi, volti e ricette: a Istanbul il dibattito internazionale mette a fuoco modelli produttivi e prospettive, mentre in Galleria Sordi l’installazione multimediale restituisce l’orgoglio di un simbolo nazionale. Insieme, questi luoghi raccontano come la pasta riesca a unire impresa, istituzioni e persone comuni, ricordandoci che l’identità passa anche da gesti semplici e condivisi, capaci di creare comunità intorno a un piatto fumante.
Quanto è sostenibile un piatto di pasta? Secondo l’International Pasta Organisation, una porzione da 80 grammi richiede circa 1 m² di suolo e genera 150 grammi di CO₂ equivalente. La pasta si conserva a lungo, viaggia bene, si abbina a ingredienti di stagione e recupera gli avanzi trasformandoli in sughi. Anche il packaging è concepito per il pieno recupero dei materiali. Un profilo ambientale sobrio, che dialoga con buone pratiche quotidiane e con la cucina domestica.
Numeri alla mano, la sostenibilità qui non è slogan: è comportamento concreto. Quando scegliamo una ricetta semplice, quando dosiamo l’acqua, quando valorizziamo ciò che abbiamo in dispensa, facciamo la nostra parte. È il motivo per cui, oggi, raccontare la pasta significa descrivere una storia italiana che sa parlare al mondo: essenziale, inclusiva, capace di farci sentire a casa anche lontano, dal mercato rionale fino ai grandi palcoscenici internazionali.
