Un frammento d’Europa torna in pedana: il 12 novembre, a Ginevra, Sotheby’s offrirà una spilla di diamanti appartenuta a Napoleone Bonaparte, legata alla sconfitta di Waterloo. Un oggetto minuscolo all’apparenza, ma capace di attraversare due secoli e farsi memoria tangibile di potere, perdita, riscossa.
Una reliquia di Waterloo torna in scena
Nella vendita annuale Royal & Noble Jewels, la spilla sarà proposta con una stima tra 120.000 e 200.000 franchi svizzeri. Il gioiello, di forma circolare, presenta al centro un diamante ovale da 13,04 carati incorniciato da pietre taglio old mine e mazarin; gli specialisti l’identificano come ornamento per cappello dell’Imperatore, riassemblato in epoca successiva come spilla/pendente, come documenta il catalogo della casa d’aste. Secondo la stampa svizzera, misura circa 45 millimetri di diametro.
La provenienza illumina il valore storico. Nelle ore convulse dopo Waterloo, le carrozze imperiali s’impantanarono vicino a Genappe; i prussiani sequestrarono medaglie, argenterie, armi, un cappello e un cofanetto con diamanti. Tra i beni lasciati, anche questo ornamento per cappello. Il 21 giugno 1815, tre giorni dopo la battaglia, il tenente von Pless lo offrì a Friedrich Wilhelm III come trofeo; il gioiello rimase per generazioni nella tesoreria degli Hohenzollern.
Un catalogo che attraversa dinastie
Accanto al fermaglio napoleonico, spicca un raro insieme di perle naturali e diamanti: un gioiello trasformabile dell’Ottocento — completo di attacchi per tiara, collana, devant-de-corsage e spilloni — accompagnato da perizie SSEF e racchiuso in una custodia storica. La stima è tra 340.000 e 500.000 franchi svizzeri; la scheda ricostruisce tradizioni di famiglia e tracce d’uso in occasioni di gala, restituendo l’immagine viva di un’epoca che mise la natura in scena sulle acconciature.
Un altro capitolo porta a Neslishah Sultan (1921-2012): l’anello con diamante Light Pink da 13,86 carati, montato con tagli antichi, è stimato tra 260.000 e 430.000 franchi. Il lotto, di metà Ottocento, racconta il transito di gemme tra corti ottomane e collezioni private, fino all’eredità dell’ultima principessa imperiale. È un esempio di come, nelle vendite “Royal & Noble”, estetica e genealogie si sostengano a vicenda.
Le domande che riceviamo spesso
È davvero il fermaglio del cappello di Napoleone? Gli studiosi di Sotheby’s collegano il gioiello al celebre bicorno: i documenti su Genappe, il dono al re prussiano e le descrizioni ottocentesche dell’ornamento per cappello convergono. Nel XIX secolo l’attacco originale fu sostituito con una chiusura da spilla e venne aggiunto un anello per indossarlo come pendente: una trasformazione comune ai gioielli di corte, utili a seguire la moda senza perdere simboli e memoria.
Perché la stima non è “milionaria” nonostante la storia? Le valutazioni d’asta partono da caratura, qualità e stato di conservazione, mentre la provenienza incide sulla domanda ma non sempre sul prezzo base. Qui la storia è straordinaria, la gemma centrale pesa 13,04 carati e la forchetta guida è 120.000-200.000 franchi; nello stesso catalogo, però, un gioiello di perle naturali sale a 340.000-500.000, e l’anello di Neslishah a 260.000-430.000, a riprova di equilibri tecnici e storici diversi.
Dopo il furto al Louvre, un segnale di resilienza
L’annuncio cade a pochi giorni dal colpo in pieno giorno nella Galerie d’Apollon del Louvre, domenica 19 ottobre 2025: in sette-otto minuti una banda ha sottratto otto gioielli ottocenteschi legati all’eredità imperiale francese; una corona di Eugenia è stata poi ritrovata danneggiata, mentre il Diamante del Regente è rimasto al suo posto. Le autorità francesi indagano su un’operazione altamente professionale.
Vedere riemergere un cimelio di Waterloo proprio ora significa confrontarsi con l’idea che i gioielli non sono semplici ornamenti: sono piccoli archivi di potere, viaggi e ferite collettive. Nel comunicato diffuso dalla casa d’aste il 24 ottobre si insiste sul carattere storico del pezzo: un oggetto minuscolo, capace di raccontare interi equilibri europei e di riannodare, per una sera, il filo sottile tra memoria e desiderio.
