Un’onda di messaggi attraversa i social: a 74 anni se n’è andato Mauro Di Francesco, volto amatissimo della commedia italiana. Le parole di Diego Abatantuono, Jerry Calà e Alba Parietti arrivano come abbracci discreti, memorie condivise che tornano a galla tra set, risate e amicizie custodite per una vita intera.
Un addio che ci tocca da vicino
Nel primo pomeriggio di sabato 25 ottobre 2025, ora di Roma, è arrivata la conferma: Mauro Di Francesco è morto a 74 anni. La notizia è stata diffusa dalle agenzie italiane e ripresa dalle principali testate; tra queste ANSA, LaPresse e la Repubblica. Sullo schermo aveva lasciato un segno con Sapore di mare 2 – Un anno dopo, Yesterday – Vacanze al mare, Ferragosto OK, i due Abbronzatissimi e con Attila, flagello di Dio, tasselli della memoria collettiva italiana, indelebile.
Il saluto è passato dai social. Alba Parietti ha rievocato gli anni condivisi, tra lavoro e grandi risate; Diego Abatantuono ha chiamato “Maurino” l’amico di sempre, ricordando la complicità che li univa; Jerry Calà ha scritto parole profonde: un viaggio che continua nel ricordo. Questi messaggi, rilanciati da Sky TG24, TvBlog e Fanpage, raccontano un affetto autentico che non si esaurisce, e che attraversa chiunque sia cresciuto con quelle storie, tra sale cinematografiche, televisioni e battute rimaste nella memoria oggi.
Gli inizi tra palcoscenico e cabaret
Originario di Milano, nato nel 1951, Di Francesco aveva la scena nel sangue: la madre era sarta teatrale, il padre organizzatore. A soli cinque anni accompagnava il Mago Zurlì; a quindici entrava nella compagnia di Giorgio Strehler, interpretando il principe di Galles nel Gioco dei potenti. Erano i primi capitoli di un talento vivace, allevato dietro le quinte e proiettato davanti al pubblico, in un’Italia che scopriva nuovi linguaggi, un umorismo capace di incontrare platee senza perdere calore, anche altrove.
Nel 1968, diciassettenne, fu Robby nello sceneggiato La Freccia Nera; negli anni Settanta passò al cabaret, con Livia Cerini e poi nel Gruppo Repellente ideato da Enzo Jannacci e Beppe Viola, insieme a Diego Abatantuono e Massimo Boldi. Il grande pubblico lo abbracciò negli Ottanta: con Jerry Calà in Sapore di mare 2 e con Attila, flagello di Dio. L’ultimo film in sala è del 2019, Odissea nell’ospizio, ritrovo di amici e sapore dichiaratamente nostalgico, per chi lo seguiva allora.
Domande in un minuto
Quando è stata diffusa la notizia della scomparsa e da chi? Nel primo pomeriggio di sabato 25 ottobre 2025 (ora di Roma) le agenzie di stampa hanno confermato la morte di Mauro Di Francesco, 74 anni. La notizia è stata battuta da ANSA e LaPresse e immediatamente ripresa da diverse testate, tra cui la Repubblica, che hanno ripercorso carriera e ruoli più noti. L’aggiornamento ha innescato una catena di ricordi sui social, a partire dai colleghi più vicini e amici.
Quali tappe spiegano il suo percorso, dai primi passi al successo? Figlio di professionisti del teatro, debuttò a cinque anni accanto al Mago Zurlì e a quindici entrò nella compagnia di Giorgio Strehler, con il ruolo del principe di Galles nel Gioco dei potenti. Nel 1968 fu Robby in La Freccia Nera; poi il cabaret con il Gruppo Repellente, fino alla popolarità con Sapore di mare 2 e Attila. Ultimo film al cinema: Odissea nell’ospizio (2019). Accanto a Jerry Calà.
Uno sguardo che resta
Le parole degli amici restituiscono più di un ricordo: dicono la trama di una generazione cresciuta con una comicità capace di stringere insieme ironia e gentilezza. In quelle frasi affiora l’uomo dietro l’attore, il compagno di set che sapeva alleggerire le attese e accendere il gruppo. Abatantuono, Calà e Parietti hanno usato immagini semplici, dirette, che parlano a tutti: quando pensi a lui, ti scappa un sorriso. È una scia emotiva che oggi attraversa gli spettatori, senza chiedere nulla indietro.
Se n’è andato un protagonista riconoscibile della commedia italiana, uno di quei volti capaci di restare nella memoria con un gesto, un’espressione, una battuta. Il cinema cambia, i tempi corrono, ma alcune presenze continuano a raccontarci qualcosa di noi. Mauro Di Francesco resta lì, tra le estati di celluloide e i pomeriggi televisivi, come un amico ritrovato. E nel ricordo condiviso, la sua leggerezza continua a farci compagnia, anche quando lo schermo si spegne e torna il silenzio di casa.
