Una stretta sull’energia e un rinvio che pesa sui negoziati: la mossa di Washington scuote Mosca, segnando una giornata di svolta nel confronto sulla guerra in Ucraina. Colpisce il portafoglio del Cremlino e, insieme, l’agenda della diplomazia. Sul tavolo restano sanzioni, scetticismi e l’incognita di un vertice rimandato.
Una frenata che spiazza il Cremlino
La decisione americana di rinviare a data da destinarsi l’incontro di Budapest tra Donald Trump e Vladimir Putin arriva dopo la telefonata del 16 ottobre, che sembrava aver riaperto il canale diretto. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha chiarito che un faccia a faccia “non è completamente escluso”, ma solo se produrrà risultati tangibili, come riferito anche da testate internazionali e dall’agenzia turca Anadolu, che ha riportato le sue parole in briefing. L’orientamento resta prudente e calcolato.
Il clima, del resto, è segnato dal precedente di Alaska, dove ad agosto il summit non si è tradotto in un cessate il fuoco. Le cronache del giorno raccontarono di un confronto serrato ma senza intesa, con l’impegno di “continuare a lavorare” e il messaggio che “non c’è accordo finché non c’è un accordo”. La ricostruzione è stata ampia, da Associated Press al Washington Post, fino all’Anchorage Daily News, che sottolinearono l’assenza di passi concreti di Mosca verso la tregua.
Il giro di vite sul petrolio
La svolta, però, passa dalle leve economiche: il Tesoro degli Stati Uniti ha imposto sanzioni contro i due colossi dell’oro nero russi, Rosneft e Lukoil, con un provvedimento dell’OFAC che punta a ridurre le entrate di guerra del Cremlino. Nel comunicato ufficiale, il segretario Scott Bessent ha scandito: “Ora è il momento di fermare le uccisioni”, accompagnando il bando con l’invito agli alleati a muoversi in coordinamento. La formula è chiara, il messaggio politico ancora di più.
L’effetto psicologico è immediato: Putin definisce le misure un “atto ostile” ma assicura che l’economia russa reggerà l’urto; al contrario, Kyiv accoglie il passo come necessario per alzare il costo dell’aggressione. Questa cornice è stata descritta da Associated Press e dal Washington Post, mentre le piazze dell’energia registrano correzioni al rialzo dei prezzi del greggio. In parallelo, Trump liquida le certezze di Mosca con un “ne riparliamo tra sei mesi”.
Domande in tasca
Queste sanzioni possono davvero cambiare la guerra? Nel breve, la chiave è l’applicazione: senza controlli stringenti e dissuasione verso acquirenti e intermediari stranieri, l’impatto rischia di attenuarsi. Analisti citati dal Washington Post e da Reuters insistono sul nodo dell’enforcement e sull’eventualità di misure “secondarie” per incidere sulle rotte asiatiche. Tuttavia, il Tesoro statunitense ha segnalato di essere pronto ad alzare ulteriormente l’asticella se Mosca continuerà a rifiutare un percorso credibile verso il cessate il fuoco.
Perché congelare il vertice di Budapest proprio adesso? La Casa Bianca ha spiegato che non intende “sprecare tempo” su appuntamenti privi di sbocchi concreti, e che un incontro resta possibile solo se porterà risultati verificabili. Leavitt lo ha detto esplicitamente nel suo briefing, mentre ricostruzioni sulla stampa britannica hanno parlato di “piani accantonati” in attesa di segnali nuovi da Russia e Ucraina. Nella sostanza, viene premiata la sostanza: prima i passi, poi le strette di mano davanti alle telecamere.
Un bivio politico, non solo economico
Dietro le quinte, pesa anche la regia diplomatica affidata ai capi delle due diplomazie, Marco Rubio e Sergei Lavrov, combinazione che non prometteva progressi immediati secondo osservatori ascoltati in Russia e rilanciati in Italia da Adnkronos. Nel frattempo, voci autorevoli come la politologa Tatiana Stanovaya ricordano che le imprese russe si sono attrezzate a un inasprimento del regime sanzionatorio e che il Cremlino appare pronto a sopportare perdite pur di inseguire i propri obiettivi.
La replica di Mosca è la stessa degli ultimi anni: “misure controproducenti”, “immunità” acquisita, avverte la portavoce Maria Zakharova, come riportato da Interfax e Xinhua. Ma la cronaca di queste ore racconta anche un’Europa più allineata, con un nuovo pacchetto di restrizioni e il dibattito sull’uso degli asset russi congelati, tema che riaffiora mentre i prezzi del greggio reagiscono alle novità americane e gli scambi cercano un nuovo equilibrio.
