Un appello che non lascia scampo alle ambiguità: il monito di Papa Leone XIV contro il fentanil e le derive etiche nella produzione farmaceutica trova l’adesione convinta di Francesco Vaia. L’ex direttore della Prevenzione del Ministero della Salute, oggi nell’Autorità Garante, rilancia: servono responsabilità diffuse, prevenzione e decisioni rapide, perché la sfida tocca istituzioni, sanità, famiglie e comunità.
Un monito che chiama tutti
Nell’Aula Paolo VI, durante l’incontro con i Movimenti popolari del 23 ottobre 2025, Leone XIV ha indicato il fentanil come “la droga della morte”, legandolo alla crisi degli oppioidi che “sta devastando” gli Stati Uniti fino a diventare “seconda causa di morte tra i poveri”. Il Pontefice ha parlato anche di “ambiguità” dell’industria farmaceutica, sollecitando una bussola etica capace di proteggere salute e dignità. Parole nette, formalizzate in un discorso ufficiale pubblicato dalla Santa Sede e rilanciate da Vatican News.
La fotografia tracciata dal Papa s’incrocia con la linea già adottata in Italia: l’11 marzo 2024 è stato attivato il Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio del fentanil, coordinato dal Dipartimento per le politiche antidroga e promosso con il supporto del sottosegretario Alfredo Mantovano. Poche settimane dopo, il Sistema di allerta rapida ha segnalato per la prima volta il fentanil come sostanza da taglio in una dose di eroina sequestrata nell’area di Perugia, innalzando l’attenzione di forze dell’ordine e servizi territoriali.
La voce di Vaia: dai reparti alle stanze delle decisioni
“Quel monito non si può non condividere”, osserva Francesco Vaia, legando le parole del Papa a due stagioni della sua vita professionale: la lotta al virus in prima linea allo Spallanzani e il periodo al Ministero della Salute. Ricorda il lavoro di prevenzione sull’ingresso del fentanil e l’azione coordinata con le autorità competenti, spinta anche dall’indirizzo di Alfredo Mantovano. Oggi, da componente dell’Autorità garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, Vaia rivendica un approccio di sistema, dove vigilanza, cura e prossimità sociale procedano insieme.
Nel suo ragionamento entrano due precisazioni. La prima: l’industria farmaceutica resta uno snodo essenziale per economia, ricerca e innovazione, ambiti in cui il peso degli investimenti ricade spesso sui privati più che sul settore pubblico. La seconda: i vaccini sono strumenti strategici di prevenzione e salute pubblica; criticarne eventuali usi impropri, a volte inutili o persino controproducenti, non significa metterne in discussione il ruolo fondamentale. La differenza sta nella trasparenza delle scelte, nell’appropriatezza clinica e nell’equità di accesso.
Domande in tasca
Cosa cambia, concretamente, dopo le parole del Papa? Cambia il ritmo. Il discorso del 23 ottobre 2025 – inserito in un contesto sociale e geopolitico teso – alza l’asticella della responsabilità pubblica: prevenzione capillare, presa in carico delle fragilità, contrasto ai traffici, ma anche un appello a una etica della produzione che non insegua solo il profitto. È un invito a unire pastorale sociale, sanità e sicurezza, evitando slogan e puntando su politiche verificabili.
Il fentanil è già un’emergenza in Italia? No, le istituzioni hanno parlato di scenario da prevenire, non di emergenza conclamata. Proprio per questo è attivo un Piano nazionale che rafforza monitoraggio, allerta e formazione. I dati ufficiali indicano sequestri limitati ma potenzialmente pericolosi e rilevano che l’allerta è stata elevata dopo il caso riscontrato a Perugia. L’obiettivo è arrivare prima: più informazione, più attenzione clinica, più coordinamento tra sanità, scuola e forze dell’ordine.
Oltre i proclami, l’impegno quotidiano
In questa cornice, il messaggio conclusivo di Vaia è un invito a parlare chiaro: le droghe portano disperazione e anche morte. Per chi cade, servono misericordia e un’assistenza capace di tenere insieme cure, comunità e lavoro. Per chi produce e spaccia, pene severe, dentro un perimetro di legalità e garanzie che non lasci margini ai cinismi di mercato. È la stessa linea che il Pontefice chiama “coraggio”: prevenire, proteggere, ricucire le fratture.
Da qui nasce una responsabilità che ci riguarda tutti: cittadini, professionisti della salute, corpi intermedi, politica. La crisi degli oppioidi insegna che non esistono soluzioni facili. Servono verità dei dati, coerenza delle scelte, prossimità alle persone. È il terreno su cui continueremo a muoverci, raccontando i fatti con sguardo umano e testardo, perché solo così l’informazione diventa servizio e l’indignazione si trasforma in lavoro concreto, giorno dopo giorno.
