Una settimana carica di attese attraversa la penisola coreana: l’ipotesi di un incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un accompagna la visita del presidente statunitense in Corea del Sud per gli appuntamenti dell’APEC, mentre a Pyongyang prende forma un memoriale dedicato ai soldati nordcoreani caduti nella guerra in Ucraina. Diplomazia, memoria e calcolo politico scorrono sullo stesso binario.
Tra Seul e Gyeongju, una settimana decisiva
In Corea del Sud tutto corre verso la settimana dell’APEC: il vertice dei leader è in calendario a Gyeongju dal 31 ottobre al 1° novembre, come confermato dal segretariato del forum e dai comunicati ufficiali. Sono attesi capi di Stato e di governo, con Donald Trump e Xi Jinping previsti a Seul e in loco per incontri bilaterali e sessioni parallele secondo resoconti internazionali. Una cornice densa, che moltiplica opzioni e messaggi.
Fonti governative a Seul non escludono un contatto tra Trump e Kim ai margini degli eventi, pur in assenza di conferme ufficiali: la possibilità viene descritta come concreta ma dipendente dall’agenda e dal protocollo. Sulla stessa linea, il ministro dell’Unificazione Chung Dong-young ha parlato di “significativa possibilità”, ipotizzando persino Panmunjom come luogo di un eventuale faccia a faccia. Se accadrà, il gesto riscriverà ritmo e linguaggio della settimana.
La memoria in costruzione e l’asse con Mosca
Nelle stesse ore, a Pyongyang, Kim Jong-un ha presenziato alla cerimonia di avvio lavori del “Memorial Museum of Combat Feats”, dedicato ai militari nordcoreani impegnati nelle operazioni in Kursk. Lo ha riportato l’agenzia statale KCNA, rilanciata da testate internazionali. In un passaggio centrale, il leader ha celebrato un’alleanza con Mosca destinata ad “avanzare senza sosta”, legando il sacrificio dei soldati a una stagione di cooperazione strategica. Memoria e messaggio, saldati nello stesso gesto pubblico.
Il tributo arriva dopo la cerimonia di agosto in cui Kim ha decorato militari rientrati dalla Russia e commemorato i caduti. Secondo valutazioni dell’intelligence sudcoreana riferite da agenzie internazionali, circa 600 soldati nordcoreani sarebbero morti e migliaia sarebbero rimasti feriti nel conflitto. Numeri che raccontano la profondità dell’impegno sul fronte russo.
Sicurezza, agenda e ipotesi di contatto
Il governo sudcoreano ha alzato il livello di sicurezza a Gyeongju, con migliaia di agenti, sistemi anti-drone e un apparato coordinato tra corpi dello Stato, mentre in città si apre anche il CEO Summit con i principali leader d’impresa dell’area. In questo quadro, ogni spazio di bilaterale diventa prezioso e ogni spostamento misurato al millimetro. Il copione si scrive per sottrazione, tra ciò che si annuncia e ciò che si evita.
Tra gli incastri più attesi figura un incontro Trump–Xi attorno al 30 ottobre, tassello che può condizionare tempi e modalità di altri contatti sensibili. Quanto a Pyongyang, non essendo membro APEC, ogni eventuale rendez-vous con Trump si giocherebbe fuori dal perimetro ufficiale, come ricordano funzionari sudcoreani. La geografia della settimana pesa quanto la politica.
Domande chiave, risposte nette
Quanto è realistico un incontro Trump–Kim? La porta non è chiusa: a Seul si parla di opzione “non da escludere” e di “significativa possibilità”, ma senza conferme da Washington o da Pyongyang. La visita di Trump e l’agenda stretta lasciano margini tattici, più che certezze. In settimane così, la diplomazia preferisce muoversi in silenzio: se le condizioni maturano, l’annuncio arriva solo quando la stretta di mano è davvero a portata.
Perché Pyongyang–Mosca ora? Il vincolo si è consolidato con il trattato di partenariato strategico e mutua difesa firmato nel giugno 2024, e con un anno di operazioni dei reparti nordcoreani nell’area di Kursk celebrato pubblicamente. Le stime sui caduti, riportate da fonti sudcoreane, indicano il prezzo pagato da Pyongyang, mentre sul tavolo si intrecciano assistenza militare e ritorni tecnologici. In questa chiave si legge anche il nuovo memoriale.
Il filo sottile tra pragmatismo e memoria
Le prossime ore diranno se la settimana coreana accoglierà un gesto capace di cambiare il respiro della diplomazia. Tra i viali di Gyeongju e un cantiere simbolico a Pyongyang, la politica si fa racconto: ogni cerimonia, ogni stretta di mano possibile, parla a pubblici diversi ma intreccia la stessa trama di interessi. La nostra lettura resta ancorata ai fatti e alle fonti, senza cedere alla tentazione delle scorciatoie narrative.
Noi seguiamo il filo degli eventi con sguardo umano, attento ai dettagli e alla sostanza. Se l’incontro Trump–Kim avverrà, misureremo le parole e i silenzi; se non accadrà, conterà ciò che questa vigilia ha già detto su alleanze, priorità e scelte. Perché, alla fine, la politica estera vive di attimi che diventano memoria, e di memorie che orientano i prossimi passi.
