Dal 24 ottobre 2025 esce L’arte di morire, il nuovo album di MATCH (Matteo Genuino), nato dall’idea che nella fine si nasconde una possibilità. Un lavoro che attraversa perdita e rinascita, fragilità e cura, paura e gratitudine, trasformando l’addio in una promessa di cambiamento.
Sospensione che diventa orizzonte
Alla radice dell’album c’è la consapevolezza che la chiusura di un capitolo non è uno strappo sterile, ma un varco. L’arte di morire osserva il punto di contatto tra perdita e rinascita, fragilità e cura, paura e gratitudine, soffermandosi su quella sospensione dei titoli di coda in cui tutto appare immobile. Proprio lì, invece, le forme cambiano, le esistenze si riorganizzano, e il silenzio diventa spazio di ascolto. La fine non viene rimossa: viene compresa, messa a fuoco, abbracciata come parte naturale del vivere.
Da questa premessa nasce il racconto di MATCH: l’attrazione per ciò che finisce, che sia un amore, un’estate o una stagione della vita, diventa occasione per scoprire la bellezza inscritta nel limite. La sua scrittura intima e la voce riconoscibile guidano otto brani che attraversano ambienti sonori differenti, dal folk al pop rock, senza perdere coerenza. Ogni canzone trova naturalmente la propria forma, come un microcosmo autonomo capace di tenere insieme vulnerabilità e cura. Ne risulta una raccolta di momenti che, posti uno accanto all’altro, compongono un viaggio emotivo dal passo caldo e consapevole.
Incastri sonori, ospiti e un addio che suona
Il percorso si arricchisce di tre presenze che ampliano la tavolozza. Silvano Borgatta entra in Unico nel mondo, aggiungendo sfumature che dialogano con l’orizzonte melodico del brano. Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione presta la sua voce a Un idolo, in un incontro che moltiplica i piani emotivi. E Roberto Angelini attraversa la title track L’arte di morire e l’episodio conclusivo Outro, portando con sé una sensibilità strumentale che tiene insieme delicatezza e intensità, come un filo che cuce diverse stagioni dello stesso racconto.
Nel brano strumentale di chiusura, Outro, il pianoforte e la lap steel si cercano, si sovrappongono e infine si dissolvono nei titoli di coda, come una scia che sfuma mentre l’esperienza si compie. È il gesto che chiude il cerchio emotivo e riassume il nucleo dell’intero progetto: la morte non come cancellazione, ma come gesto creativo, trasformativo, vitale. Così l’addio smette di essere un varco buio e diventa parte del disegno, una curva necessaria che apre nuove prospettive d’ascolto interiore.
Il laboratorio quotidiano della creazione
Alla base del disco c’è un lavoro lungo un anno e mezzo, condiviso tra MATCH e Davide Pilati, che firma produzione musicale e direzione creativa. Un percorso artigianale e quotidiano, fatto di confronto, prove, ascolto reciproco e pazienza, in cui ogni decisione ha trovato il proprio tempo. La materia dei brani è stata asciugata, levigata, riallineata finché la forma non è apparsa evidente, senza forzature. Così gli otto pezzi hanno preso fiato uno per volta, conservando l’identità dell’autore e un disegno unitario che ne custodisce l’anima.
Match, nome d’arte di Matteo Genuino, è un giovane artista torinese che alla musica e alla scrittura si dedica fin da bambino. Il suo stile affonda nel cantautorato e cerca un equilibrio tra componenti acustiche ed elettroniche. Nel 2023 pubblica l’EP Cose da grandi, prodotto da Filippo Cornaglia e Andrea De Carlo. Nel 2025 firma con Davide Pilati la scrittura e la produzione di L’arte di morire: otto brani dal timbro personale, arricchiti da collaborazioni scelte con cura lungo un percorso di crescita.
