Nel cuore di Londra, i leader della “Coalizione dei volenterosi” si ritrovano per decidere come sostenere Kyiv nell’inverno che arriva. Tra i dossier più urgenti: armi a lungo raggio, scudo aereo e infrastrutture energetiche. Al tavolo ci sono Keir Starmer e Volodymyr Zelensky, con altri capi di governo collegati a distanza.
Londra alza l’asticella della pressione
Il primo ministro Keir Starmer ospita a Londra il presidente Volodymyr Zelensky, la premier danese Mette Frederiksen, l’olandese Dick Schoof e il segretario generale della Nato Mark Rutte, mentre una ventina di leader partecipa in videocollegamento. Al centro, l’aumento delle forniture di sistemi a lungo raggio dopo il raid ucraino contro l’impianto chimico di Bryansk con missili Storm Shadow, e il richiamo di Starmer alla responsabilità internazionale di fronte ai rifiuti di Vladimir Putin a fermare la guerra. Downing Street annuncia anche l’accelerazione di un programma per consegnare 140 missili di difesa aerea in inverno.
Il confronto tocca la protezione delle reti energetiche ucraine, priorità indicata da Zelensky con l’avvertenza che Mosca tenta di “trasformare il freddo in un’arma”. Sul fronte economico, i Ventisette hanno adottato il 19° pacchetto di sanzioni, che introduce un divieto progressivo al GNL russo e nuove strette finanziarie; intanto Washington ha sanzionato Rosneft e Lukoil. Nelle stesse ore, l’Aeronautica ucraina segnala 128 droni russi lanciati nella notte, 72 neutralizzati e 47 impatti in dieci località, mentre Mosca sostiene di aver abbattuto oltre cento UAV in varie regioni.
Domande rapide per orientarsi
Le armi a lungo raggio sono davvero decisive? Gli alleati valutano un salto di qualità perché gli attacchi in profondità hanno già colpito nodi industriali russi. L’azione a Bryansk, condotta con Storm Shadow, mostra che questi vettori possono penetrare le difese avversarie, mentre il Regno Unito accelera la consegna di 140 missili antiaerei per rafforzare lo scudo ucraino durante i mesi più duri. L’obiettivo è ridurre la capacità offensiva russa e costringere il Cremlino a ricalcolare i costi.
Che cosa cambia sul fronte Ue e sanzioni? Dal vertice di Bruxelles è arrivata l’intesa politica a sostenere l’Ucraina nel biennio 2026-2027, mentre proseguono i lavori su opzioni che coinvolgono i beni russi congelati, con resistenze guidate dal Belgio. Zelensky parla di “buoni risultati” e chiede che anche Paesi europei fuori dall’Ue, dal Regno Unito alla Norvegia fino alla Svizzera, allineino le misure. Nel frattempo, l’Ue ha varato il 19° pacchetto e gli Stati Uniti hanno colpito i due colossi petroliferi russi.
Budapest in controluce e la corsa alla diplomazia
Dal centro dell’Europa arriva un altro tassello: il premier ungherese Viktor Orbán assicura che il vertice di pace di Budapest tra il presidente Donald Trump e Vladimir Putin “resta all’ordine del giorno”, con preparativi in corso e senza una data fissata. Dichiarazioni che riflettono trattative delicate e un’agenda in movimento, mentre la guerra continua a consumare risorse e vite su entrambi i fronti.
Qui, nella trama fitta di decisioni militari e scelte economiche, si misura la tenuta dell’Occidente e la resilienza dell’Ucraina. La scena è concreta: sirene, centrali da proteggere, famiglie che aspettano la luce e il calore. Il nostro sguardo resta fisso sulle responsabilità di chi decide e sull’urgenza di risultati tangibili: non slogan, ma fatti capaci di incidere sul domani di Donetsk e sul nostro futuro comune.
