Dopo uno stallo durato troppo, i nuovi Lea hanno ottenuto l’intesa in Conferenza Stato-Regioni. Per la comunità clinica è un passaggio atteso; per i pazienti, un passo concreto verso cure più omogenee e moderne. La Foce, con Francesco Cognetti, applaude il via libera e invita a vigilare con rigore perché l’aggiornamento diventi realtà operativa in ogni territorio.
Il via libera che rompe lo stallo
Otto anni dopo l’ultimo Dpcm del 12 gennaio 2017, l’accordo del 23 ottobre 2025 sblocca l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza. Ora i provvedimenti passano alle Commissioni parlamentari e, una volta in Gazzetta Ufficiale, entreranno in vigore con tempi che le Regioni chiedono non inferiori a 30 giorni. L’impatto stimato è di circa 150 milioni l’anno, a fronte di più prestazioni e tecnologie garantite ai cittadini. Il ministro della Salute Orazio Schillaci definisce l’intesa un passaggio decisivo verso cure all’avanguardia.
Tra le novità figurano lo screening per tumori ereditari e il rafforzamento della genetica oncologica, con visite e controlli per oltre 10mila donne l’anno; nuovi percorsi per i disturbi dell’alimentazione; più patologie croniche esenti. Si estende lo screening neonatale, includendo SMA e SCID. Si aggiornano esenzioni e prestazioni specialistiche. In elenco compaiono la terapia psicoeducazionale individuale e di gruppo e nuove esenzioni per fibromialgia, idrosadenite cronica e malattia polmonare da micobatteri non tubercolari, con applicazione omogenea nelle diverse Regioni italiane.
Oncologia di precisione: ciò che cambia davvero
Nel merito oncologico, Foce sottolinea 45 pannelli di test molecolari su 22 tumori, per guidare l’uso di 62 terapie mirate già approvate e rimborsate. Per il presidente Francesco Cognetti questa svolta, frutto della collaborazione con il Ministero, può riguardare fino a 87mila pazienti l’anno, colmando ritardi che hanno pesato sulle cure di precisione. Il blocco procedurale biennale e le disomogeneità territoriali hanno frenato l’uso routinario di questi esami, con ricadute concrete sulle scelte terapeutiche in molte aree del Paese oggi.
In ambito senologico, sono previsti test genomici nel carcinoma mammario ormono‑responsivo precoce, per affinare la prognosi e definire il trattamento adiuvante dopo l’intervento, riducendo in molte donne la chemioterapia. In parallelo, screening e sorveglianza attiva per BRCA1/2 coinvolgeranno ogni anno migliaia di pazienti a rischio. Il target stimato supera le 10mila donne l’anno, mentre i pannelli standard o avanzati garantiscono valutazioni molecolari coerenti con le terapie oggi rimborsate, già approvate e disponibili nei percorsi clinici nazionali a copertura uniforme territoriale.
Domande rapide per orientarsi
Quando diventano operative le novità? Dopo l’intesa, i provvedimenti passano alle Commissioni parlamentari e, una volta pubblicati in Gazzetta Ufficiale, scatterà l’attuazione. Le Regioni hanno chiesto almeno 30 giorni dalla pubblicazione per adeguare sistemi e procedure. Il Ministero ha parlato di passo decisivo e di iter da concludere rapidamente. L’intesa è del 23 ottobre 2025 in Conferenza Stato‑Regioni: da lì parte il tratto finale verso servizi concretamente aggiornati. Le Commissioni saranno chiamate a esprimere i pareri necessari prima della pubblicazione definitiva.
Chi potrà accedere ai nuovi test? Le novità riguardano persone con mutazioni BRCA1/2 per mammella e ovaio, con una platea stimata in oltre 10mila donne l’anno, e le pazienti con carcinoma mammario ormono‑responsivo precoce, per cui sono previsti test genomici utili a scegliere l’adiuvante. Vengono introdotti 45 pannelli su 22 tumori per orientare 62 terapie mirate. L’obiettivo è garantire in tutto il territorio accesso appropriato, superando ritardi e disparità, già disponibili e rimborsati nei percorsi clinici del Servizio sanitario nazionale italiano.
Dalla promessa ai fatti: la prova che conta
Resta il tema cruciale dell’attuazione. Il monitoraggio 2023 del Nuovo Sistema di Garanzia mostra una qualità dei servizi ancora altalenante: alcune Regioni superano la soglia in tutte le macro‑aree, altre faticano in una o due. Se il calendario sarà rispettato e i nuovi Lea entreranno nei percorsi reali, si potrà iniziare a suturare una frattura che incide su prevenzione, diagnosi e tempi di cura. Nel 2023, Valle d’Aosta, Abruzzo e Sicilia hanno registrato criticità in due macro‑aree, indicato dal Ministero.
Qui si misurerà la coerenza dell’impegno preso. Non basta un decreto: occorre accompagnare strutture e professionisti nell’adozione effettiva, con procedure chiare e dati trasparenti. Le Regioni chiedono un confronto stabile con la Commissione Lea e tempi tecnici adeguati. È la sfida che abbraccia pazienti e clinici: trasformare una decisione attesa in un miglioramento tangibile. Il richiamo all’interlocuzione continua e l’assetto dell’Osservatorio nazionale screening offrono strumenti per seguire l’implementazione, se usati con determinazione, in ogni regione, con monitoraggi pubblici e verifiche periodiche.
