Una poltrona, tre volti e un ricordo che non smette di scaldare. Ospite del The Drew Barrymore Show accanto a Channing Tatum, Kirsten Dunst è tornata al set di Jumanji: lì, nel 1995, imparò da Robin Williams una lezione che porta ancora con sé e un gesto di generosità che non ha dimenticato.
Un ricordo che torna vivo
Nel salotto televisivo di Drew Barrymore, Dunst ha ripercorso quei giorni da adolescente sul set di Joe Johnston. L’impronta lasciata da Robin Williams non fu solo artistica: fu umana. La grazia con cui si rivolgeva a tutti, la cura verso ciascun membro della troupe, il dono del suo primo computer. Sono tasselli di un modo di stare sul lavoro che l’attrice ha fatto proprio, e che Barrymore ha rilanciato con un suo ricordo d’infanzia dell’attore, segno di un affetto condiviso e immutato.
Jumanji raccontava due ragazzi e un gioco capace di rovesciare la realtà, con Williams nel ruolo di Alan Parrish e una compagnia oggi iconica: Bonnie Hunt, Bradley Pierce, Jonathan Hyde, Bebe Neuwirth, David Alan Grier. Nel ripercorrere quella stagione, Dunst non ha potuto non toccare il dolore della scomparsa di Williams, avvenuta l’11 agosto 2014 a 63 anni a Paradise Cay, con una forma di demenza a corpi di Lewy emersa dopo la morte: un quadro clinico complesso, raccontato in dettaglio anche dalla moglie, Susan Schneider Williams, in un saggio pubblicato su Neurology.
Dal talk show al set: un presente pieno
Quel ricordo riemerge mentre Dunst e Tatum condividono lo schermo in Roofman, diretto da Derek Cianfrance, presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival il 6 settembre 2025 e arrivato nelle sale statunitensi il 10 ottobre. Tatum, al TIFF, ha confidato un timore quasi fanciullesco prima di recitare con lei, segno di un rispetto cresciuto davanti alla sua carriera. È un passaggio di testimone tra generazioni che si ritrovano, anche fuori dal set, nel segno dell’attenzione alle persone.
Roofman rilegge la storia vera di Jeffrey Manchester, tra fuga, identità sospese e una vita nascosta in un negozio di giocattoli; una trama che permette alla coppia Dunst–Tatum di cercare una verità emotiva sotto la superficie del crime. Le prime recensioni hanno sottolineato l’intesa dei due e la regia rigorosa di Cianfrance, mentre i numeri d’esordio hanno fotografato un interesse solido in sala: tessere di un presente professionale che dialoga con le memorie del passato.
Domande in tasca
Cosa ha insegnato Robin Williams a Kirsten Dunst? Un metodo e un’etica: trattare ogni persona sul set con rispetto, dalla prima all’ultima, e farlo ogni giorno. Per Dunst, allora tredicenne, fu un rito di passaggio: quell’umanità, dice, le è rimasta addosso come una bussola, insieme al regalo del suo primo computer, simbolo concreto di una generosità senza calcoli. I racconti condivisi nel programma di Barrymore e ripresi da testate come Entertainment Weekly e Parade restituiscono la misura di quell’incontro.
Perché queste parole risuonano oggi? Perché arrivano mentre Dunst è di nuovo al centro della conversazione, tra promozione, festival e un film che la vede accanto a Tatum. Il ricordo di Williams non è nostalgia fine a sé stessa: è la radice di un modo di stare sul set che ritroviamo ora in Roofman, uscito negli Stati Uniti il 10 ottobre dopo il passaggio a Toronto, come ricordato da People e dai materiali di uscita cinematografica.
