Storie familiari, mani che si stringono, voci che si cercano. “Io Canto Family” 2025 si è chiuso con la vittoria di Matteo e papà Mario Verga, sigillo di una finale garbata, più cuore che rumore. Un epilogo coerente con lo spirito del format, dove il canto diventa promessa, ricordo, passaggio di testimone.
Un verdetto senza scosse, ma costruito sul talento
Il racconto televisivo ha scelto una marcia misurata: montaggi dei momenti migliori, passaggi senza fretta, Michelle Hunziker a tenere il filo con un tono caldo e complice. Il segnale dell’esito è arrivato presto: i Verga hanno aperto serata con Ermal Meta cantando “Lo stadio” di Tiziano Ferro, tra emozione e una dedica di Mario alla nonna, ricordo che graffia e sostiene. Dettagli che, tra le cronache notturne e i resoconti del mattino, hanno accompagnato la loro corsa fino al trionfo.
La progressione è passata dalle sfide dirette alle scelte di repertorio: con Meta hanno ripreso “Si può dare di più”, poi “Sere nere”, fino allo slancio pop di “Balorda nostalgia”. Dall’altra parte, Alice e papà Gianvito hanno giocato la carta di “Un mondo a parte”. Tutte esibizioni documentate nei clip ufficiali, che hanno scandito la narrativa musicale della finale; e “Balorda nostalgia” porta addosso anche il timbro del Sanremo 2025.
Giuria, coach e la sera degli omaggi
In giuria, Noemi e Patty Pravo hanno alternato sguardi e registri: la prima più analitica, la seconda esperta di palcoscenico; a bordo palco i coach Giusy Ferreri, Ermal Meta, Sal Da Vinci e Serena Brancale hanno affinato suoni, respiri, intenzioni. Un disegno produttivo esplicitato anche dalle note ufficiali del programma, che ha tenuto insieme prova, presenza scenica e tenuta emotiva dei duetti familiari fino all’ultimo atto.
Gli omaggi hanno dato sostanza alla liturgia della serata: Patty Pravo con “Pensiero stupendo”, Noemi con “Vuoto a perdere”. Poi, i coach insieme su “That’s What Friends Are For”, sigillo collettivo prima del verdetto. Quel brano, reso celebre nel 1985 da Dionne Warwick & Friends, è diventato simbolo di sostegno alla ricerca sull’HIV: una memoria musicale ripresa qui come abbraccio finale.
Domande rapide, risposte chiare
Quanto è stato netto il verdetto? Moltissimo: il testa a testa conclusivo ha consegnato ai Verga il 63% dei voti, con Alice e Gianvito al 37%. Terzo posto per Nina con mamma Jessica, quarti Azzurra e mamma Tiziana. Una fotografia coerente con l’inerzia della puntata e confermata sia dai resoconti pubblicati a notte fonda sia dalle ricostruzioni dell’alba successiva.
Cosa prevedeva regolamento e premi? Il meccanismo ha unito le valutazioni di Noemi e Patty Pravo alla decisione del pubblico in studio, cento persone chiamate all’ultimo voto. In palio c’erano 50.000 euro e la targa speciale di R101, consegnata da Rebecca Staffelli; direzione musicale del maestro Valeriano Chiaravalle. Un impianto semplice, trasparente, pensato per far contare davvero la performance dell’istante.
Il senso di una vittoria che resta
Nel dialogo tra padre e figlio c’è stata la cifra della serata: intonazione solida, ascolto reciproco, repertorio capace di attraversare generazioni. La regia ha scelto di non accelerare, lasciando che fossero clip e rientri musicali a disegnare la tensione. E nel mezzo, un momento privato diventato pubblico: la sorpresa alle spalle di Ermal Meta, le figlie in studio, lo sguardo che si scioglie. È anche di questo che vive la televisione di intrattenimento.
Quando i coach hanno intonato “That’s What Friends Are For”, prima dell’annuncio, si è compreso che la corsa si era già trasformata in racconto. Il risultato, per quanto atteso, non ha spezzato l’incanto: ha chiuso il cerchio. Rimane la sensazione di un programma che ha restituito misura e calore, senza cercare l’effetto. E la vittoria dei Verga racconta proprio questo: la musica come gesto quotidiano, familiare, necessario.
