Un malore improvviso ha spento, a 75 anni, Giuliano Besson, ex discesista della Valanga Azzurra. La notizia è stata diffusa dalla FISI, che ne ha ricordato il percorso sportivo e umano con parole di vicinanza alla famiglia.
Una traiettoria che ha disegnato un’epoca
Nelle sue stagioni più intense, Besson ha messo il timbro su risultati che ancora raccontano l’identità dello sci italiano: l’11° posto nella discesa di Sapporo 1972, insieme al titolo italiano conquistato nello stesso anno, il primo squillo in Coppa del Mondo a Val Gardena, la vittoria del Kandahar delle Ande 1973. Poi la giornata che lo consegna alla memoria collettiva: il secondo posto a Kitzbühel il 26 gennaio 1974, con lo stesso tempo di Stefano Anzi alle spalle di Roland Collombin.
Non fu soltanto velocità. A 24 anni i compagni lo elessero rappresentante della squadra per difendere i diritti degli atleti; un anno dopo, la carriera si fermò e cominciò una nuova stagione, quella dell’imprenditore. Il legame con Sauze d’Oulx e con la generazione della Valanga Azzurra resta il tratto distintivo di un atleta nato il 1° gennaio 1950 e capace di trasformare ogni passaggio in responsabilità, prima in pista e poi fuori.
Dalla pista all’impresa, senza rallentare
Quando chiuse gli scarponi, Besson scelse la via dell’industria sportiva e fondò, insieme a Stefano Anzi, il marchio AnziBesson, destinato a vestire generazioni di appassionati e professionisti della montagna. Una scommessa nata dall’esperienza vissuta tra reti e cancelli di partenza, diventata azienda e visione creativa, come ricordato anche dalla stampa sportiva nelle ore del cordoglio.
Negli ultimi anni aveva ripercorso quella stagione irripetibile in un libro, presentato anche nella sua Sauze d’Oulx, riportando in pagina storie, duelli e retroscena della “Valanga”. Il volume, curato dal giornalista Augusto Grandi, ha offerto al pubblico il ritratto di un protagonista che non ha mai smesso di interrogarsi sul senso della velocità e della lealtà sportiva.
Domande veloci per capire
Perché la sua figura resta così importante? Ci interroghiamo su cosa renda Giuliano Besson così presente oltre il dato dei piazzamenti: forse la capacità di stare dentro il tempo, tra Valanga Azzurra e impresa, con la stessa naturalezza con cui si legge una pista nuova. È una domanda che nasce davanti alla cronaca di oggi e cerca una risposta nei passaggi più veri del suo percorso, tra risultati, scelte e responsabilità condivise.
Perché ha unito risultati e coscienza di squadra, la stoffa dell’atleta e l’istinto del costruttore. Le pagine della FISI fissano i tratti sportivi; i ricordi raccolti dalla stampa, dalla cronaca di la Repubblica ai profili della Gazzetta, danno voce al carattere e alla stagione imprenditoriale. È in questo incrocio che la sua storia continua a parlare, dal podio di Kitzbühel all’idea di un marchio nato in seggiovia.
L’ultimo applauso, in silenzio
Oggi, venerdì 24 ottobre 2025, il mondo della neve saluta un uomo che ha scelto spesso la linea più impegnativa, in gara come nella vita. La Federazione Italiana Sport Invernali ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia; noi preferiamo immaginarlo ancora a disegnare curve larghe, dove il ghiaccio non tradisce e l’orizzonte restituisce la misura delle cose.
Resta l’eredità di chi ha saputo mettere al centro il mestiere, la squadra, l’idea che lo sport sia anche responsabilità. È un lascito semplice e potente: guardare alla prossima discesa con rispetto, ricordando che ogni partenza chiede coraggio e che ogni arrivo, come questo, merita gratitudine.
