Una dichiarazione che mette al centro le persone. Al Global Welfare Summit di Roma, la CFO dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Anna Di Paolo, ha tradotto in poche parole un’idea potente: il benessere non si ordina per gradi, si coltiva insieme, in ogni dimensione della vita, dentro e fuori il lavoro.
Una visione di welfare senza gerarchie
Per Di Paolo, un sistema di welfare ha valore solo se non frammenta né classifica. Il modello sviluppato in ICSC riconosce pari dignità a ciascuno, indipendentemente dall’inquadramento, perché ogni ruolo contribuisce alla rotta della Banca. Valorizzazione, ascolto, responsabilità non sono slogan, ma criteri con cui leggere bisogni personali, professionali e comunitari, evitando graduatorie implicite. È una grammatica del benessere che chiede partecipazione e che allinea scelte, strumenti e comportamenti a un’idea semplice: nessuno resta ai margini.
Questa visione prende corpo in misure concrete, che accompagnano i passaggi decisivi della vita. Dalla dote di credito welfare annuale ai bonus pensati per genitorialità e disabilità, fino alle attività di volontariato, tutto punta a generare coesione interna e impatto positivo nelle comunità dove l’Istituto opera. Il benessere, qui, diventa un linguaggio condiviso: una responsabilità collettiva, un segno distintivo che unisce e non divide, coerente con la missione pubblica dell’Istituto.
Il Summit di Roma e il significato del riconoscimento
La seconda edizione del Global Welfare Summit si svolge oggi, 23 ottobre 2025, a Villa Miani a Roma, con il tema “Eccellenze che ispirano”. È la principale tappa italiana sul welfare che unisce istituzioni, imprese, fondi pensione e sanitari, esperti e territori; la giornata prevede anche le premiazioni “Global Welfare” e “Social Impact – Welfare Tech”, curate dall’Osservatorio Italian Welfare. Lo confermano il sito ufficiale dell’evento e le anticipazioni diffuse da Adnkronos nei giorni scorsi.
Nell’intervento di Anna Di Paolo, il riferimento al premio si intreccia con l’identità dell’Istituto: ICSC è la banca pubblica italiana dedicata allo sviluppo di Sport e Cultura, trasformata in S.p.A. dal 1° luglio 2024, e con un Piano Strategico 2025–2030 approvato il 21 ottobre 2025 per rafforzare ruolo e impatto sul Paese. La presenza di Di Paolo come CFO e questi passaggi istituzionali sono documentati nelle pagine ufficiali dell’Istituto.
Domande lampo sul welfare partecipato
Cosa significa, in concreto, “benessere non gerarchizzato”? Vuol dire superare approcci a livelli, in cui alcuni bisogni pesano più di altri. Il modello descritto da ICSC mette sullo stesso piano dimensioni personali, professionali e comunitarie, costruendo interventi trasversali: doti annuali di welfare, sostegni mirati a genitori e caregiver, opportunità di volontariato. L’idea è far sentire ciascuno parte di una responsabilità condivisa, evitando graduatorie implicite e favorendo coesione reale tra persone e funzioni.
Perché il Global Welfare Summit è un passaggio importante? Perché riunisce attori diversi e rende visibili le buone pratiche: istituzioni, imprese, fondi e territori si confrontano su modelli integrati, con premi che riconoscono innovazione e impatto sociale. L’Osservatorio Italian Welfare guida la lettura dei dati e promuove criteri comuni, rendendo il Summit un acceleratore di alleanze operative e di cultura condivisa del benessere, come indicato dal programma ufficiale e dalle note diffuse alla stampa.
La nostra lettura: quando il welfare diventa comunità
Ci colpisce il confine sottile tra dichiarazioni di principio e scelte quotidiane. Qui il confine sembra superato: il benessere non resta un’intenzione, ma diventa metodo e pratica. Parlare di pari dignità e di responsabilità distribuite significa intrecciare ascolto e misure, fino a farne identità. In questa giornata di lavori, il messaggio è chiaro: un welfare credibile non ha pubblico e platea, ma mani che si tendono nella stessa direzione.
Il riconoscimento arrivato nel contesto del Summit pesa perché racconta un percorso: è il segnale che una cultura di cura condivisa riesce a produrre valore dentro l’organizzazione e fuori, nel tessuto sociale. Quando le imprese scelgono di mettere al centro le persone, l’effetto non è retorico: è ciò che permette di guardare al futuro con la concretezza di chi sa misurare, con responsabilità, ciò che costruisce ogni giorno.
