Ottobre porta storie di cura che camminano. Con #PronteAPrevenire, l’attenzione torna sul valore del movimento per le donne con tumore al seno localizzato: benessere, terapia e informazioni diventano un unico respiro, per imparare a gestire il rischio di recidiva con consapevolezza e fiducia, giorno dopo giorno.
Benessere che diventa cura attiva
Nel pieno dell’Ottobre rosa, la campagna #PronteAPrevenire mette al centro benessere ed esercizio per le donne con tumore al seno localizzato, promossa da Novartis insieme ad ANDOS, Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna e Salute Donna ODV, per offrire strumenti concreti contro il rischio di recidiva, come confermato dal lancio nazionale di maggio 2025, . Le voci della community “È tempo di vita” — circa 100mila donne — indicano sport, famiglia e cura di sé come priorità; oltre il 70% racconta che l’attività fisica ridà energia, con preferenze per camminata veloce (43%), yoga/meditazione (36%) e danza/aerobica (21%), .
Da questo ascolto nasce su etempodivita.it una sezione interamente dedicata a benessere e movimento, con approfondimenti, video e interviste, affiancata alle aree che aiutano a comprendere la patologia e ad affrontare il dialogo clinico in modo proattivo, . L’obiettivo è semplice e ambizioso: trasformare la consapevolezza in azione quotidiana, affinché ogni paziente arrivi alla visita capace di raccontare il proprio stato di salute, fare domande mirate e condividere scelte informate col team curante, come ribadito dalla nota ufficiale della casa farmaceutica, .
Numeri e prospettiva clinica
In Italia il carcinoma della mammella resta la diagnosi oncologica più frequente nelle donne: le stime 2024 parlano di 53.686 nuovi casi e una sopravvivenza netta a cinque anni pari all’88%, quadro consolidato dal rapporto “I numeri del cancro” e riportato dalle principali agenzie nazionali, . La storia però non finisce qui: nei tumori ormonosensibili il rischio di recidiva può riaffacciarsi anche a distanza di molti anni e cresce con lo stadio iniziale della malattia, come ricordano gli esperti coinvolti nelle iniziative della campagna, .
Per questo la prevenzione terziaria diventa un tassello essenziale: controlli regolari, educazione terapeutica e, quando indicato, nuove opzioni in aggiunta alla terapia ormonale contribuiscono al controllo di lungo periodo. Il filo che tiene tutto insieme è l’aderenza: seguire puntualmente le indicazioni mediche rende davvero efficace ogni percorso, dalla terapia ai cambiamenti dello stile di vita. È il messaggio che attraversa la campagna, nato dall’ascolto delle pazienti e tradotto in strumenti pratici per gestire attivamente la propria salute, .
Il movimento che aiuta
I dati scientifici convergono: dopo la diagnosi, mantenere o avviare un’attività fisica regolare è associato a riduzioni del rischio di mortalità fino a circa la metà rispetto alla sedentarietà, con benefici particolarmente evidenti nelle donne con tumori ormonoresponsivi. Lo mostrano lo storico Nurses’ Health Study e successive metanalisi su sopravvivenza post‑diagnosi, che identificano il movimento come fattore determinante accanto alle terapie, .
Non è solo una questione di anni di vita: l’esercizio è tra gli interventi non farmacologici più efficaci contro la fatigue oncologica e riceve una raccomandazione forte nelle linee guida aggiornate di ASCO e Society for Integrative Oncology, insieme a CBT e mindfulness, . Anche gli effetti collaterali contano: in uno studio randomizzato su donne in terapia con inibitori dell’aromatasi, un programma supervisionato ha ridotto del 29% i dolori articolari rispetto alla sola usual care, migliorando funzione e qualità di vita, .
Domande rapide, risposte chiare
Quanto movimento serve davvero? La soglia che fa la differenza, emersa da ampie analisi sulla sopravvivenza, si colloca intorno a 10‑15 MET‑h/settimana — l’equivalente di circa 150 minuti a intensità moderata, come la camminata veloce. Da lì i benefici crescono ma tendono a stabilizzarsi; conta la costanza e la personalizzazione insieme al team curante, che può adattare tipo e intensità in sicurezza secondo le raccomandazioni più recenti.
Se ho dolori articolari da terapia ormonale, quale attività scegliere? I programmi misti aerobica‑forza, con sessioni supervisionate e progressione graduale, hanno mostrato riduzioni clinicamente rilevanti del dolore; in un trial, il calo medio ha raggiunto il 29%. Anche camminare con regolarità, guidati da indicazioni mirate, migliora rigidità e gesti quotidiani. L’avvio passa sempre dal confronto con il medico per modulare carichi, proteggere le articolazioni e ascoltare il corpo, senza interrompere terapie efficaci. È un passo concreto per riprendersi la quotidianità.
