Nell’epoca in cui i social spostano umori e agenda, ogni parola diventa scintilla. E quando a parlare è Bruno Vespa, l’eco travalica lo schermo: dalle frizioni con Jannik Sinner alle accuse rivolte a Cecilia Sala, il cronista usa anche X per incidere nel dibattito. Il risultato è una scia di reazioni che attraversa sport, politica e informazione.
Il caso Sinner e l’onda che non si placa
Il 22 ottobre 2025, sui suoi profili, Vespa ha messo nel mirino Sinner: ha contestato l’assenza del tennista dalle Finals di Coppa Davis, citando lingua madre, residenza e “no” alla Nazionale, e ha lodato lo spagnolo Carlos Alcaraz (inizialmente scritto “Alvarez”, poi corretto). La sortita, rilanciata da varie testate, ha generato una valanga di repliche, incluse quelle del giornalista Andrea Scanzi, che ha stigmatizzato l’uscita del conduttore con toni duri e ironici.
Nel merito, Sinner ha spiegato a Sky e ad altri media che la scelta di saltare Bologna serve a preparare al meglio il 2026: “Una settimana in più può fare la differenza”. L’Italia difenderà il titolo con Musetti, Berrettini, Cobolli, Bolelli e Vavassori, mentre la Spagna schiererà Alcaraz. Le parole del capitano Filippo Volandri sono state concilianti: la Davis “resta casa” del n.2 del mondo. Il confronto resta aperto, ma i fatti aggiornati raccontano scelte tecniche e calendari serrati.
Cecilia Sala, il ringraziamento conteso
Il 20 gennaio 2025, dopo l’intervista di Cecilia Sala a Che Tempo Che Fa, Vespa ha scritto che la giornalista non avrebbe ringraziato a sufficienza Giorgia Meloni per la liberazione. Ha ricordato di averla premiata al Guidarello e ha ringraziato in trasmissione Luciana Littizzetto per un “grazie” pubblico alla premier. Le sue parole hanno acceso un nuovo fronte di discussione, rapidamente amplificato dalle redazioni online e dalle piattaforme social, che hanno ripreso post e retroscena della giornata.
La replica di Sala è arrivata poche ore dopo: “Ho ringraziato la premier e il governo, pubblicamente e più volte”, con foto a supporto. Il contesto non è secondario: la giornalista era stata arrestata a Teheran il 19 dicembre 2024 e liberata l’8 gennaio 2025, in un’operazione diplomatica riconosciuta da fonti internazionali e raccontata all’arrivo a Ciampino. La disputa, insomma, nasce su un terreno emotivo e istituzionale già sensibilissimo.
Domande lampo, risposte nette
Che cosa è successo nello scontro con gli attivisti della Flottilla? Nel collegamento di inizio ottobre 2025 a Porta a Porta, il confronto tra Vespa e un portavoce della Global Sumud Flotilla è degenerato: il conduttore ha contestato la scelta di non consegnare gli aiuti tramite il canale proposto dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, arrivando a usare espressioni durissime. La scena ha scatenato reazioni politiche e sindacali, con richieste di chiarimenti sul tono e sul perimetro del servizio pubblico.
Vespa ha davvero attaccato le Ong durante il Covid? Sì: a marzo 2020 pubblicò un video in cui metteva in dubbio la presenza di Medici Senza Frontiere negli ospedali, in piena emergenza. Le repliche dell’organizzazione e le critiche interne alla Rai non si fecero attendere, riaccendendo una frattura su ruolo, toni e responsabilità dell’informazione quando il Paese chiedeva rigore e chiarezza. Quelle ore restano un tassello importante per capire l’odierno clima intorno al giornalista.
Un ultimo sguardo, senza sconti
C’è un punto che continua a dividerci: dove finisce l’opinione e dove inizia il dovere del servizio pubblico? A fine gennaio 2025, nel commentare il caso Almasri a Cinque Minuti, Vespa ha parlato di “cose sporchissime” compiute dagli Stati in nome della sicurezza. L’UsigRai ha bollato quel registro come “propaganda che sa di regime”, posizione rilanciata anche dalla Fnsi. È un crinale delicato, che interroga il patto di fiducia con chi guarda da casa.
Noi vediamo un filo che unisce tutte queste scosse: social come megafono, televisione come cassa di risonanza, politica e sport come terreno d’attrito. Il nostro lavoro è restituire al lettore i fatti, il contesto, le parole esatte: senza tifoserie, senza levare la complessità. Si può dissentire, si deve analizzare. Ma ogni volta che il volume sale, conviene fermarsi un istante e chiedersi cosa resta davvero, quando lo schermo si spegne e rimane solo la memoria di ciò che è stato detto.
