In Italia la sanità digitale esce dai laboratori e incontra reparti e territori, con ricadute concrete su cure, tempi e sostenibilità. Il White Paper di Anitec‑Assinform, presentato a Roma, chiede di trasformare la spinta del PNRR in una strategia stabile e misurabile, capace di connettere tecnologie, persone e organizzazioni.
Mercato e priorità: dove corrono investimenti e scelte
Le elaborazioni di NetConsulting cube riportate nel White Paper indicano una traiettoria netta: nel 2024 il mercato ICT della sanità ha raggiunto 2,47 miliardi di euro, con previsioni di crescita del 9,3% nel 2025 e dell’8,5% nel 2026, fino a 2,93 miliardi. Il comparto dei servizi IT da solo supera 1,7 miliardi, segno che l’attenzione si è spostata su integrazione, gestione e continuità operativa, non più soltanto su device e infrastrutture. Intelligenza artificiale, cloud computing e cybersecurity guidano gli investimenti (+35%, +25%, +15%). Un segnale maturo del mercato.
Dal sentiment delle imprese ICT coinvolte emerge una bussola chiara: l’87% considera l’intelligenza artificiale priorità assoluta; restano però nodi strutturali come l’interoperabilità, tecnica e semantica, e gli oneri di compliance. La gestione dei dati clinici è condizionata da vincoli normativi per il 73,91% del campione, mentre oltre un terzo non ha mai intercettato finanziamenti per progetti di sanità digitale. Sono risultati che chiamano scelte di politica industriale, non interventi episodici. Uno spartiacque da affrontare senza esitazioni.
Telemedicina, FSE 2.0 ed Ecosistema dati: dai progetti al servizio quotidiano
La Piattaforma nazionale di telemedicina, sviluppata da Agenas per il Ministero della Salute, è collaudata e in fase di avvio e consolidamento, con il popolamento dati a cura di Regioni e Province autonome. L’obiettivo fissato è assistere almeno 300 mila pazienti entro dicembre 2025, per salire verso 790 mila secondo il Dm 28 settembre 2023: un passaggio che porta la teleassistenza nell’operatività di tutti i giorni. Qui si misura la promessa di prossimità delle cure.
L’Ecosistema Dati Sanitari è stato istituito con decreto del 31 dicembre 2024, pubblicato in Gazzetta il 5 marzo 2025, e dovrà diventare pienamente operativo entro il 2026, in stretta interazione con il FSE 2.0 e i sistemi nazionali. Il quadro europeo procede nella stessa direzione: il Consiglio dell’Unione europea ha adottato il regolamento sullo European Health Data Space, rafforzando standard e scambio dei dati sanitari transfrontalieri. Interoperabilità e sicurezza non sono più optional.
Policy e regia: come non perdere l’onda
Dal documento emergono cinque assi strategici: innovazione tecnologica, semplificazione normativa, interoperabilità, accesso a fondi stabili e competenze diffuse nel personale del SSN. A questi si affiancano quattro mosse immediate: value based procurement, standard aperti obbligatori, fondo nazionale pluriennale e upskilling strutturato. L’appello è risuonato a Palazzo Rospigliosi a Roma, durante “Sanità digitale: persone, visioni, futuro”, con istituzioni e industria insieme, tra cui Andrea Costa e le aziende Almaviva, Cisco, Engineering, Exprivia, IBM, InterSystems, Kelyon, Microsoft, Oracle, Praezision, Salesforce. Un confronto corale e concreto.
Nel confronto è tornata la richiesta di una cabina di regia unica, linee guida semplici e percorsi di scalabilità nazionale. Nelle parole di Domenico Favuzzi il messaggio è diretto: le soluzioni ci sono, ora servono fondi stabili e coordinamento per trasformarle in risultati per cittadini e professionisti, con una collaborazione pubblico‑privato pragmatica. Se la domanda cresce, la differenza la farà la capacità di tenere insieme tecnologie e organizzazioni lungo un percorso continuo.
Domande rapide per orientarsi
Cosa cambia entro il 2026? La traiettoria economica vede il mercato ICT sanitario avvicinarsi a 2,93 miliardi, trainato da servizi e tecnologie come IA, cloud e cybersecurity. Sul fronte infrastrutturale, l’Ecosistema Dati Sanitari dovrà essere operativo e agganciato al FSE 2.0, mentre l’EHDS europeo introduce regole per l’interoperabilità e l’uso secondario dei dati. Tutto ciò si innesta sulla Piattaforma nazionale di telemedicina, già avviata da Agenas con obiettivi misurabili di presa in carico.
Perché servono regole e standard comuni? Perché senza interoperabilità, tecnica e semantica, i dati restano frammenti e non diventano continuità di cura. Il White Paper indica la necessità di standard aperti, procurement basato sul valore, formazione continua e un fondo nazionale stabile, così da premiare esiti e qualità e non solo il prezzo. Solo così la spinta del PNRR non si disperderà e potrà tradursi in servizi semplici, affidabili, centrati davvero sulla persona.
