A sud di Pyongyang, due scie hanno tagliato il cielo e la quiete. La Corea del Nord conferma il test di due missili ipersonici, presentati come sistema di punta contro i potenziali avversari. Il lancio, alla vigilia dell’APEC in Corea del Sud e nelle stesse ore di esercitazioni nucleari russe, riaccende timori e calcoli geopolitici.
Il contesto e la tempistica
Mercoledì 22 ottobre 2025, i media statali hanno descritto un’operazione riuscita: due proiettili ipersonici partiti dal distretto di Ryokpo, a sud della capitale, hanno colpito un punto prestabilito sull’altopiano di Kwesang Peak, nella contea di Orang, nell’estremo nordest, come riferito da KCNA e ripreso da Reuters e dalla stampa sudcoreana. A seguire, l’alto funzionario Pak Jong Chon ha esaltato il nuovo sistema come prova di capacità in crescita. La nota non ha offerto indicazioni sull’eventuale presenza di Kim Jong‑un al sito.
Dalle apparecchiature di monitoraggio sudcoreane è arrivata conferma dei lanci a corto raggio; immediata la condanna del Comando delle United States Forces Korea, che in una nota ufficiale ha parlato di azioni illegali e destabilizzanti richiamando le risoluzioni Onu. Il tutto avviene a pochi giorni dell’APEC, in programma il 31 ottobre e 1 novembre a Gyeongju, date fissate dal segretariato, mentre Reuters descrive un dispositivo di sicurezza potenziato e la presenza attesa di Donald Trump e Xi Jinping tra i leader.
Traiettoria interna e messaggio politico
Colpire un bersaglio su terra, e non in mare, spinge lo sguardo oltre la pura prova balistica: serve a raccontare precisione, controllo e affidabilità della catena di comando. Le armi ipersoniche combinano velocità e manovrabilità per tentare di aggirare le difese, ma analisti citati dall’Associated Press invitano alla prudenza nel valutare le prestazioni rivendicate da Pyongyang, ricordando che dati indipendenti completi non sono stati resi pubblici e che le valutazioni restano in evoluzione. I dettagli divulgati sono essenziali e senza numeri precisi.
La scansione temporale non è casuale: nelle stesse ore, Vladimir Putin ha supervisionato un test di preparazione della triade nucleare russa, con il lancio di un Yars da terra, un Sineva da sottomarino nel Mare di Barents e l’impiego di bombardieri Tu‑95, ha comunicato il Cremlino, in aggiornamenti ripresi da Reuters e da agenzie internazionali. Il dispositivo ha verificato catena di comando e procedure; una coreografia che aggiunge pressione psicologica e calcolo strategico nella partita che precede incontri internazionali cruciali.
Domande in tasca
Che cosa è stato esattamente testato? Secondo i resoconti ufficiali rilanciati dalla stampa sudcoreana, tra cui il Korea JoongAng Daily, due proiettili ipersonici sono partiti dall’area di Ryokpo e hanno centrato un obiettivo interno nella regione di Orang. Non sono stati diffusi dettagli tecnici verificabili; la definizione di “sistema di punta” rimanda a un’arma pensata per rafforzare la deterrenza, senza chiarire configurazione e parametri di volo, e senza menzionare la presenza del leader Kim Jong‑un. Al test hanno preso parte alti quadri tecnici e politici del settore missilistico di Pyongyang.
Perché proprio adesso? La scelta cade a ridosso dell’APEC di Gyeongju e parallelamente alle esercitazioni della triade russa. Tempistica e simboli aumentano la visibilità del messaggio politico, mentre Seul e Washington ribadiscono sanzioni e deterrenza. Le informazioni su date, agenda e partecipazioni provengono dal segretariato APEC e da approfondimenti di Reuters, che indicano un incontro atteso tra Trump e Xi ai margini del vertice. Sul piano interno, la narrativa sottolinea autosufficienza industriale e continuità dei programmi di modernizzazione strategica.
Un equilibrio teso in cerca di spazio
In questo mosaico, Pyongyang lascia parlare i lanci, Seul e gli alleati rispondono con condanne e prontezza, e l’agenda diplomatica corre verso giornate ad alta densità. La cronaca dice che i missili hanno raggiunto un bersaglio a nordest, che le forze russe hanno mostrato i muscoli e che gli organizzatori dell’APEC blindano sedi e percorsi, come documentato da Reuters. Il quadro resta fluido e dipende dalla capacità delle capitali di scegliere canali utili a disinnescare rischi. Evitando mosse impulsive e retorica priva di sbocchi.
Noi raccogliamo i tasselli, con l’attenzione di chi conosce la fragilità di questi equilibri. In giorni così, ogni parola pesa quanto una prova missilistica, ogni silenzio può diventare messaggio. Raccontare significa dare al lettore gli elementi per orientarsi, senza sconti né allarmismi: è lì che si misura l’utilità del nostro mestiere, nella capacità di vedere i fatti da vicino, ascoltare le voci e restituire ciò che conta, ogni giorno davvero.
