Dal 24 ottobre 2025 al 3 maggio 2026, le Scuderie del Quirinale accolgono “Tesori dei Faraoni”, un viaggio in 130 opere arrivate dal Museo Egizio del Cairo e dal Museo di Luxor, sotto la cura di Tarek El Awady. Una promessa di stupore, rigorosa e insieme profondamente umana.
L’oro che apre il racconto
L’ingresso è una soglia di bagliori: l’oro introduce il linguaggio della regalità e del tempo sospeso. Il sarcofago d’oro di Ahhotep dialoga con la Collana delle Mosche d’oro, distintivo di valore in battaglia; poco oltre, il collare di Psusennes I intreccia tecnica e simbolo, mentre la Triade di Micerino restituisce la statura politica dell’Antico Regno. È un prologo che non abbaglia: accompagna, spiega, lascia agire la materia. Il resto del percorso nasce qui.
Attorno al tesoro di Tanis si riconosce l’archeologia come racconto: amuleti, coppe, oreficerie gravitano sul corredo di Psusennes I, rinvenuto nel 1940, e preannunciano la perfezione della maschera d’oro di Amenemope, emblema di eleganza e di potere. La regia espositiva asseconda i silenzi delle cose, lasciando emergere dettagli che commuovono più di mille didascalie: una piega del metallo, un profilo, una misura. Si procede lentamente, per non perdere nulla.
Riti, passaggi e vita di corte
La sala della trasformazione affida il testimone a Tuya: il suo monumentale sarcofago domina un’area che racconta il viaggio oltre la soglia con shabti, vasi canopi e un papiro del Libro dei Morti. In parallelo, affiorano volti e gesti di funzionari e nobili: la tomba di Sennefer ricompone la trama quotidiana del potere, tra devozione e dovere, come un affresco di vite a servizio dell’ordine. La vita e l’aldilà si guardano senza timore.
Il racconto si allarga alla “Città d’Oro” di Amenofi III, portata alla luce nel 2021 dall’équipe guidata da Zahi Hawass: utensili, sigilli, amuleti restituiscono officine e case, il lavoro degli artigiani, il sapere delle mani. A Roma, questo mosaico storico trova un ponte nella Mensa Isiaca concessa dal Museo Egizio di Torino, tavola bronzea che parla di un culto egizio vissuto nella capitale antica. Le strade si incrociano, ancora.
Un patto culturale che guarda avanti
Il progetto nasce come gesto di diplomazia culturale fra Italia ed Egitto: molte opere sono presentate in Italia per la prima volta e il prestito coinvolge i principali musei egiziani, con il sostegno del Museo Egizio di Torino. Nella presentazione al Cairo, Fabio Tagliaferri ha legato l’iniziativa a una visione di cooperazione proiettata al futuro; un’idea che si riflette anche nell’allestimento romano. Le mostre cambiano quando diventano dialogo.
Alla vigilia dell’apertura, il Presidente Sergio Mattarella ha visitato il percorso, accompagnato dalle autorità culturali italiane ed egiziane; un segno di attenzione istituzionale che incornicia un evento lungo più di sei mesi, dal 24 ottobre 2025 al 3 maggio 2026. Già a settembre, le prevendite avevano superato quota 17 mila, termometro di un’attesa diffusa e trasversale. Non è solo una mostra: è una memoria che torna a farsi presente.
Domande in tasca prima di salire
Cosa mi accoglie all’ingresso e quali capolavori non devo perdere? Si entra nell’oro: il sarcofago di Ahhotep, la Collana delle Mosche d’oro e il collare di Psusennes I raccontano prestigio e coraggio; poi la Triade di Micerino restituisce la costruzione simbolica del potere, la maschera di Amenemope ne sublima l’immagine, mentre il sarcofago di Tuya apre al tema del passaggio. Fermarsi, guardare da vicino, lasciare che la materia parli è il modo migliore per ascoltarli.
Da dove arrivano le opere e perché questo appuntamento è speciale? I reperti provengono dal Museo Egizio del Cairo e dal Museo di Luxor, con un prestito prezioso del Museo Egizio di Torino (la Mensa Isiaca). Molte opere sono per la prima volta in Italia e l’exhibition è costruita su sei sezioni tematiche. La lunga durata, le prevendite in crescita e la cura di Tarek El Awady confermano un’occasione rara, pensata per pubblico e studiosi insieme.
