Il benessere, in Golden Goose, non è un elenco di benefit. È il coraggio di mostrarsi interi, con le proprie sfumature, dentro uno spazio sicuro che protegge e accoglie. A ricordarlo è Claudia Catalano: autenticità come base di una comunità che cresce insieme.
Una cultura che mette al centro la persona
Quando le viene chiesto di spiegare il well-being in azienda, Claudia Catalano, head of engagement & well-being di Golden Goose, sceglie di farlo non come manager, ma come persona. Per lei, benessere significa dare a tutti un perimetro affidabile in cui sentirsi liberi di essere se stessi, senza ansie da performance. È un invito alla sincerità, dove le imperfezioni non sono difetti da nascondere ma segnali d’identità. A rafforzare questa traiettoria, le comunicazioni ufficiali di Golden Goose ricordano il recente riconoscimento Top Employer 2025, a conferma di una cura costante delle persone.
Nel suo intervento, Catalano ha scelto la via della verità personale. Ha ricordato gli anni in cui, lavorando in un settore del lusso spesso proteso alla perfezione, portava una parrucca per nascondere ciò che considerava una fragilità. Poi l’incontro con la cultura di Golden Goose: qui ha scoperto che l’imperfezione non è una crepa da celare, ma l’origine di una bellezza autentica. Giorno dopo giorno, ha trovato il coraggio di mostrarsi esattamente com’è, e di farne una storia condivisa vera.
Il summit di Roma e il valore del riconoscimento
A Roma, nella cornice di Villa Miani, la seconda edizione del Global Welfare Summit ha messo al centro il tema “Eccellenze che ispirano”, appuntamento del 23 ottobre dedicato alle migliori pratiche che intrecciano impresa e impatto sociale, come indicato dagli organizzatori e presentato da Adnkronos. Nel corso della cerimonia di premiazione, all’azienda è stato assegnato il Premio Global Welfare, riconoscimento che incornicia un metodo e una visione orientati alla persona e alla sostenibilità.
Il premio è curato dall’Osservatorio Italian Welfare, partner tecnico del summit, che da anni analizza i modelli aziendali con un approccio integrato a welfare pubblico, contrattuale e corporate. L’Osservatorio ha già mappato oltre duecento realtà, coprendo centinaia di migliaia di lavoratori, e valuta i progetti lungo dieci pilastri – dalla previdenza alla work-life integration – attraverso uno schema proprietario pensato per misurare impatto e coesione. Un impianto che rende comparabili pratiche diverse e ne evidenzia la portata su base trasparente e condivisa.
Risposte rapide sul welfare che cambia
Che cosa significa, in concreto, creare uno “spazio sicuro”? Vuol dire garantire condizioni chiare, rispettose e stabili in cui ogni persona possa sentirsi legittimata a essere sé stessa, senza paura di giudizi o etichette. Significa accogliere l’errore come occasione di apprendimento, ascoltare con serietà i bisogni e fare della pluralità un valore pratico. In questo terreno fertile maturano benessere psicologico, collaborazione e risultati duraturi, perché il talento smette di nascondersi e può diventare contributo quotidiano per tutti i giorni, insieme.
Perché questo riconoscimento conta davvero? Perché valorizza modelli capaci di unire innovazione, sostenibilità sociale e benessere concreto. La valutazione dell’Osservatorio Italian Welfare fotografa pratiche misurabili lungo dieci dimensioni, consentendo un confronto serio tra aziende e settori. Essere premiati in questo contesto significa dimostrare che ascolto e performance possono convivere, e che puntare sulle persone non è retorica, ma una strategia di crescita che produce coesione e impatto reale nel tempo. È la credibilità di un metodo che premia i fatti.
Un finale che parla di fiducia
Il racconto di Claudia Catalano restituisce l’immagine di un’organizzazione che sceglie la via più impegnativa: dare fiducia. È un percorso che non si esaurisce nella cerimonia di oggi e che chiama tutti, manager e colleghi, a una responsabilità matura. Creare spazio sicuro non è uno slogan: è un impegno quotidiano fatto di gesti coerenti, politiche chiare e leadership presenti. Lì, l’autenticità smette di essere promessa e diventa pratica, capace di trasformare il lavoro in appartenenza vera, condivisa, duratura, nel tempo.
In un tempo in cui il lessico del welfare rischia di ridursi a slogan, ci interessa ciò che accade nelle stanze del lavoro: persone che trovano il coraggio di togliere una maschera e sentirsi accolte. Da qui si misura il cambiamento. È un metro semplice, ma esigente: stare bene per lavorare meglio, lavorare bene per stare meglio. Se il premio celebra un traguardo, il valore più grande resta la strada fatta, passo dopo passo, insieme, con responsabilità, lucidità, cura quotidiana.
