Roma ha fatto da cornice a un confronto che ha toccato nervi scoperti del nostro tempo: redditi fermi, giovani in fuga, famiglie schiacciate da costi crescenti. Al Global Welfare Summit, la voce di Stefano Cuzzilla ha riportato al centro il ceto medio e la necessità di restituire motivazione al sistema produttivo, indicando i giovani come misura della tenuta del Paese.
Ceto medio, tasse e figli: il punto emerso a Roma
Il 23 ottobre 2025, nella cornice di Villa Miani, la seconda edizione del Global Welfare Summit ha chiamato istituzioni e imprese a un confronto diretto sul futuro del welfare. In questo scenario, il presidente di Cida ha insistito sulla necessità di ricucire fiducia e prospettive, soprattutto per i più giovani, rimettendo al centro chi produce valore e paga le imposte in misura più rilevante, secondo un richiamo che nasce dall’esperienza degli Osservatori della confederazione.
Il dibattito sul “chi paga cosa” trova riscontro nei numeri: secondo i dati del Dipartimento delle Finanze, il 64% dell’Irpef è dichiarato da contribuenti con redditi oltre 35mila euro, la fascia che sostanzialmente coincide con il ceto medio. Nello stesso tempo, il Rapporto Migrantes 2024 segnala 89.462 espatri nel 2023, con il 45,5% tra i 18-34 anni: un’emorragia di energie giovani che interroga famiglie e imprese.
Sanità, previdenza e salari: l’agenda concreta
Quando Cuzzilla parla di welfare “che scricchiola”, i dati corroborano l’urgenza: nel 2024 la spesa sanitaria pubblica italiana è pari al 6,3% del Pil, sotto la media Ocse. Intanto la sanità integrativa conta oltre 16 milioni di iscritti, segno di un ricorso crescente a tutele aggiuntive. Sul fronte previdenza complementare, le risorse a fine 2024 toccano circa 243 miliardi, con adesioni prossime ai 10 milioni.
Il capitolo salari incrocia direttamente il costo del lavoro: per un single senza figli, il cuneo fiscale in Italia nel 2024 è al 47,1%, tra i più alti dell’area avanzata, mentre le retribuzioni contrattuali reali restano, a marzo 2025, circa otto punti sotto i livelli di inizio 2021, nonostante un’inflazione scesa all’1,6% ad agosto. Segnali che spiegano perché il tema salariale resti il nervo più sensibile dell’agenda.
Domande lampo, risposte chiare
Come si trattiene un giovane talentuoso? Creando un orizzonte credibile di crescita e servizi: salari non solo difesi dall’inflazione ma premianti il merito, sanità fruibile, previdenza complementare accessibile e politiche familiari che alleggeriscano le scelte di vita. La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto bonus natalità da 1.000 euro, rafforzato i congedi parentali retribuiti all’80% e ampliato il sostegno agli asili nido: segnali utili se diventano continuità e non eccezione. Il Summit nasce proprio per saldare pubblico e privato in questa direzione.
Il governo può davvero far salire i salari? La leva fiscale aiuta se agganciata alla produttività: la Manovra rende strutturale l’Irpef a tre aliquote e rimodula il sostegno sul cuneo con importi esenti per i redditi più bassi; sono previsti incentivi alle assunzioni, fringe benefit più ampi e premi di produttività con tassazione agevolata. Ma, con un cuneo ancora elevato in confronto Ocse, l’effetto va consolidato con contrattazione, investimenti e formazione continua nelle imprese.
Chiudere il cerchio: lavoro delle donne e fiducia da ricostruire
Tra i nodi evocati da Cuzzilla ci sono l’occupazione e i redditi femminili: l’Ue registra un divario retributivo medio del 12%, mentre in Italia persistono forti distanze territoriali nei tassi di occupazione, con punte di differenziale tra uomini e donne vicine ai 30 punti nel Mezzogiorno. Il rafforzamento dei congedi all’80% e dei servizi per l’infanzia è un passo, ma l’obiettivo è trasformare la maternità in un fattore non penalizzante per le carriere.
Restare non dev’essere un atto di resistenza, ma una scelta di fiducia. Le “Eccellenze che ispirano” viste a Villa Miani mostrano che il Paese dispone di energie vere: imprese che innovano, fondi che proteggono, istituzioni pronte a misurarsi con i fatti. Trattenere i giovani e rianimare il ceto medio significa unire questi pezzi in un progetto condiviso, capace di restituire prospettiva a chi ogni giorno costruisce la ricchezza dell’Italia.
