Nel tardo pomeriggio del 23 ottobre, in gran parte dell’Europa, ChatGPT fatica a rispondere: conversazioni ferme, risposte mancanti, errori improvvisi. OpenAI segnala verifiche in corso mentre aumentano le segnalazioni. Nell’orario di Europa/Roma, la routine digitale di migliaia di persone rallenta di colpo, lasciando schermi sospesi e domande senza voce.
Errore diffuso nel pomeriggio europeo
Secondo la pagina di stato ufficiale, nel pomeriggio di giovedì 23 ottobre OpenAI segnala “increased errors” nelle conversazioni di ChatGPT e apre un incidente in fase di indagine. Agli utenti compaiono comportamenti incoerenti: risposte che non partono, sessioni interrotte, codici che bloccano il flusso. In Italia viene riportato anche l’avviso “Too many concurrent requests”, segnale di saturazione istantanea durante la generazione delle risposte. In assenza di una diagnosi pubblica, l’azienda rimanda agli aggiornamenti progressivi sul canale ufficiale, nelle prossime ore.
L’impatto non è uniforme: c’è chi continua a dialogare e chi resta bloccato al primo prompt, talvolta anche cambiando modello. Sulle community emergono testimonianze dall’Europa sudorientale e da altre aree, con arresti improvvisi e conversazioni che si chiudono senza output, a conferma di un quadro irregolare e diffuso. Il tratto comune è la frustrazione di un gesto ormai naturale — fare una domanda e attendere — che oggi richiede di mettere in conto tempi sospesi e pazienza. Più calma aiuta.
Segnalazioni e contesto recente
Fuori dai canali ufficiali, gli indicatori indipendenti descrivono la portata del fenomeno. In Italia, il monitoraggio di Downdetector ha raccolto migliaia di segnalazioni concentrate nelle principali città, segno di un disagio esteso oltre i confini locali e oltre i singoli operatori di rete. Il quadro europeo resta in evoluzione, ma il filo conduttore è chiaro: errori in generazione, timeout, pagine che non si aggiornano. Intanto la pagina di stato ufficiale resta l’unica bussola affidabile, con l’incidente aperto e aggiornamenti pubblicati a intervalli regolari.
La giornata odierna arriva dopo un calendario già teso: mercoledì 22 ottobre la rete Fastweb ha registrato un problema di risoluzione DNS con oltre trentamila segnalazioni e progressivo rientro, come riportato da testate nazionali e confermato dalla società. Lunedì 20 ottobre un blackout di AWS ha messo in difficoltà servizi globali, riportando l’attenzione sulle catene di dipendenza dal cloud. Non ci sono elementi per correlare direttamente i casi, ma gli episodi circostanti spiegano perché il malfunzionamento di oggi venga percepito come particolarmente invasivo.
Domande lampo, risposte utili
Esiste una conferma ufficiale e quanto durerà? Sì. La pagina di stato di OpenAI ha aperto un incidente il 23 ottobre, indicando “increased errors” su ChatGPT e una fase di indagine tuttora in corso; non sono state comunicate tempistiche di ripristino. Nei casi recenti i tempi sono oscillati: il 23 gennaio l’interruzione è rientrata nell’arco di poche ore, secondo i resoconti europei, mentre il 10 giugno la stabilizzazione ha richiesto più tempo prima del pieno recupero globale. Gli scenari cambiano di episodio in episodio.
Che cosa vede oggi chi prova a usare ChatGPT e come orientarsi? Molti riscontrano conversazioni che non partono, risposte vuote e messaggi come “Too many concurrent requests”, segnalati nel pomeriggio anche dai media italiani. Dalle community online arrivano riscontri da varie aree europee, su blocchi improvvisi e arresti anche passando a modelli diversi. In attesa della risoluzione, l’indicazione è seguire gli aggiornamenti ufficiali; azioni ripetute o tentativi ravvicinati rischiano solo di aumentare l’affollamento senza migliorare la situazione. Meglio attendere e riprovare con calma.
Tra dipendenza digitale e servizio essenziale
Questo stop ricorda quanto ChatGPT sia diventato un ingranaggio invisibile della giornata: bozze, ricerche, appunti, idee che prendono forma e, d’improvviso, si arrestano. Nel momento in cui scriviamo, l’incidente è ancora in investigazione e gli aggiornamenti scorrono sul canale ufficiale, unico riferimento affidabile in tempo reale per capire lo stato del servizio e l’avanzamento delle verifiche. Serve misura, più che nervi, finché le squadre tecniche inseguono la causa. Nel frattempo, chi ne dipende per lavoro deve ricalibrare priorità e tempi.
Chi racconta queste ore ha una sola bussola: i fatti. Per questo indichiamo le fonti, dalle cronache nazionali sulle segnalazioni in Italia alle note ufficiali dell’azienda, e lasciamo da parte illazioni e scorciatoie. Il nostro sguardo resta puntato sulle prove e sulle persone: su chi lavora, studia, crea, e oggi si è fermato un istante di troppo. Quando il servizio tornerà stabile, resterà la lezione di una dipendenza che chiede responsabilità e trasparenza. E richiede infrastrutture robuste, comunicazioni tempestive, impegni verificabili.
