Il confronto sulla tassazione degli affitti brevi accende la maggioranza: Antonio Tajani annuncia il voto contrario, Matteo Salvini parla di cancellazione. Con la legge di bilancio 2026 bollinata e attesa al Senato, a Roma cresce l’attesa per capire quale direzione prenderà la norma e con quali effetti concreti.
Gli impegni incrociati dei vicepremier
Parole inequivocabili arrivano dal leader di Forza Italia. Antonio Tajani ha fatto sapere che il suo partito voterà contro l’inasprimento fiscale sugli affitti brevi e che in Parlamento presenterà un emendamento per eliminarlo. Ha anche rivendicato che sia la politica, e non i tecnici del MEF, a dettare la rotta, chiedendo di mantenere l’attuale quadro senza nuovi oneri. Lo hanno ricostruito il Corriere della Sera e Sky TG24. È una posizione che punta a rassicurare i proprietari, ma soprattutto a ribadire una regia politica in un passaggio delicato.
Sulla stessa linea, Matteo Salvini ha alzato l’asticella: la misura «non ci sarà», perché sarà cancellata «alla base o in Parlamento». Il vicepremier l’ha definita una tassa «sciocca», dal gettito ridotto, durante un evento del quotidiano Libero a Roma, per poi ribadire il concetto in tv ad Agorà su Rai 3, mentre Forza Italia annunciava battaglia anche sull’articolo 18 relativo ai dividendi. A riportarlo sono state ANSA e Sky TG24. Parole che raccontano una maggioranza compatta nel dissenso su questo punto, ma chiamata a trovare una sintesi rapida.
Cosa c’è nel testo bollinato
Al di là delle dichiarazioni, il testo bollinato dalla Ragioneria di Stato conta 154 articoli e interviene anche sulle locazioni brevi: la cedolare secca salirebbe al 26% quando i contratti sono conclusi tramite intermediari o portali telematici; resterebbe al 21% negli altri casi. Il disegno di legge di bilancio 2026 è stato trasmesso alle Camere per l’iter parlamentare, con arrivo al Senato. Lo evidenziano i resoconti di ANSA del 22 ottobre 2025. Il passaggio in Aula, ora, è lo snodo decisivo.
Nel dettaglio, i riepiloghi di Sky TG24 spiegano che il 26% varrebbe in via generale, con riduzione al 21% per una sola unità immobiliare indicata dal contribuente, a patto di non ricorrere a intermediari o piattaforme. Nelle stesse ore, le stime tecniche riportate da ANSA descrivono un gettito contenuto e la prospettiva di modifiche in Aula; si parla di circa 100 milioni solo dal 2028. Sul fronte degli operatori, il Corriere della Sera riporta le critiche di Aigab, che bolla la correzione come «patrimoniale mascherata», e quantifica un rincaro tipo fino a 1.300 euro l’anno per famiglia.
Domande rapide, risposte chiare
La nuova tassazione è già in vigore? No. Al 23 ottobre 2025 il disegno di legge di bilancio 2026 risulta bollinato e trasmesso alle Camere ; l’esame inizierà al Senato e il testo potrà cambiare. All’interno della maggioranza, Forza Italia e Lega hanno già annunciato emendamenti per cancellare o riformulare la norma, circostanza che rende il perimetro provvisorio. Il percorso parlamentare dirà se prevarrà la linea dell’abolizione o quella di un compromesso.
Come funzionerebbe la distinzione tra 21% e 26%? Nella versione bollinata, il 26% si applicherebbe in via ordinaria ai redditi da locazione breve in cedolare secca; il 21% resterebbe su una sola unità scelta in dichiarazione , purché nel periodo d’imposta non siano stati conclusi contratti tramite intermediari o portali come Airbnb o Booking . La maggioranza ha però segnalato l’intenzione di modificare quel perimetro: gli emendamenti in arrivo saranno il banco di prova della coalizione e la bussola per proprietari e inquilini.
