Il filo degli incendi che hanno colpito la Piana fiorentina si è riannodato ancora una volta nell’area naturale dell’Oasi della Querciola, a Sesto Fiorentino. Nelle ultime settimane i capanni per l’osservazione dell’avifauna sono diventati bersaglio ripetuto: prima uno, poi l’altro, sempre nello stesso quadrante e con dinamiche che hanno spinto gli inquirenti a lavorare sull’ipotesi di origine dolosa. L’episodio più recente ha cancellato Cavalieri Ovest, un punto di osservazione simbolo per chi frequenta questi specchi d’acqua. Le verifiche sono in corso, ma la traiettoria dei fatti è chiara.
Parliamo di un tassello prezioso del sistema delle zone umide tra Firenze e Prato: l’ANPIL “Podere La Querciola”, gestita da Legambiente Sesto Fiorentino, incastonata nella rete Natura 2000 come parte del sito IT5140011 “Stagni della Piana fiorentina e pratese”. Un’area di 50‑60 ettari dove capanni, argini e sentieri permettono a voi appassionati di natura e fotografia di stare a un passo da aironi, anatidi, limicoli. Proprio quelle piccole infrastrutture leggere — i capanni — sono finite nel mirino.
Il filo degli episodi, da giugno ad oggi
Ripercorriamo i passaggi certi. A metà agosto un rogo ampio ha coinvolto strutture del Parco della Piana, distruggendo il capanno Colosseo e bruciando tratti degli argini: da lì il sospetto di atti volontari ha preso corpo. In seguito le fiamme sono tornate più volte nella stessa area, lungo l’asse tra via del Pantano e via Perfetti Ricasoli, con interventi prolungati di Vigili del fuoco e volontari AIB.
Nella seconda metà di ottobre il copione si è fatto ancora più netto: prima è stato abbattuto Cavalieri Est — episodio registrato come il tredicesimo della serie da inizio estate — poi l’ultimo assalto ha cancellato Cavalieri Ovest. A quel punto la sequenza di roghi nell’area della Piana è cresciuta ancora, sempre con indagini aperte sull’ipotesi di dolo. Se venite spesso da queste parti, sapete quanto quei due capanni — Est e Ovest — siano nodi di socialità e presidio naturalistico: perderli, uno dopo l’altro, non è solo un danno materiale.
Dove si concentra il fuoco e perché quest’area conta
La Piana fiorentina è una cerniera di acque basse e campi, un mosaico di ambienti che fa da corridoio ecologico in mezzo a strade, ferrovie, capannoni. L’Oasi della Querciola sta proprio qui: Sesto Fiorentino, a nord dell’A11, con laghi e canneti che accolgono svernanti e migratori. È dentro il perimetro Natura 2000 IT5140011 — ZPS/ZSC — dedicato agli “Stagni della Piana fiorentina e pratese”: una cornice europea che serve a proteggere habitat e specie sensibili. Non è un dettaglio burocratico, è la ragione per cui quei capanni esistono.
Chi ci lavora lo sa bene: senza osservatori e argini manutenzionati, l’educazione ambientale e il monitoraggio dell’avifauna diventano più fragili. Ecco perché la distruzione mirata delle postazioni — Colosseo, Cavalieri Est, Cavalieri Ovest — pesa due volte: ferisce un luogo, ma fiacca anche la comunità di volontari, naturalisti, famiglie che lo vivono.
Indagini per dolo: chi sta lavorando e con quale quadro
Gli elementi raccolti nelle ultime settimane hanno spinto a trattare i fatti come potenzialmente dolosi: distanza ravvicinata tra gli episodi, identico bersaglio (i capanni), orari spesso notturni. È un’ipotesi di lavoro, suffragata dai riscontri sul campo e dalle dichiarazioni istituzionali, che guida l’attività delle forze dell’ordine mentre i Vigili del fuoco e le squadre AIB continuano a presidiare l’area. Nel frattempo si lavora su inneschi e dinamiche, con accertamenti tecnici sui punti d’origine.
Sul fronte delle misure preventive, è già partita la richiesta di rafforzare la sorveglianza: più controlli, più occhi elettronici, più coordinamento intercomunale nella Piana. Un appello arrivato in modo netto sia dal mondo ambientalista locale sia da livelli istituzionali regionali, con l’indicazione di un presidio straordinario attorno all’Oasi della Querciola. Voi che frequentate quei percorsi lo sapete: la differenza la fanno anche piccole attenzioni — accessi ordinati, segnalazioni tempestive, rispetto di eventuali interdizioni — ma servono strumenti e persone in campo.
Cosa sappiamo con certezza e cosa manca
Tre dati sono fermi: nell’area della Querciola i roghi si susseguono dall’inizio dell’estate; i capanni Colosseo, Cavalieri Est e Cavalieri Ovest sono stati distrutti in episodi distinti; l’ipotesi di dolo è il perno delle indagini in corso. Manca invece — per ora — un’identificazione pubblica dei responsabili e un’ufficializzazione univoca del numero totale degli episodi nei mesi estivi‑autunnali, perché i conteggi variano a seconda del perimetro considerato e della data dello scatto. Restiamo su ciò che possiamo sostenere senza esitazioni.
C’è però un punto che non è in discussione: l’Oasi della Querciola è fragile e strategica. Difenderla non è solo “salvare i capanni”, è presidiare uno snodo di biodiversità riconosciuto a livello europeo. In giornate come queste la differenza tra un luogo che arretra e un luogo che resiste passa da scelte rapide: vigilanza rafforzata, indagini serrate, manutenzione degli argini danneggiati, ricostruzione dei capanni con criteri antintrusione. Sono decisioni che pesano e che la comunità locale, noi compresi, si aspetta di vedere attuate.
