Un’immagine quasi invisibile ha riaperto una ferita cara ai fan: nell’episodio 20 della seconda stagione di Jujutsu Kaisen, l’orologio di Nanami non ha lancette. A distanza di due anni, il regista Yuji Tokuno spiega quel segno sottile, trasformandolo in una chiave di lettura che rende più profonda una delle sequenze più dolorose dello Shibuya Incident.
Un particolare che dice tutto
Nel flusso di scene travolte da azione e parole, un fermo immagine quasi mormorato svela il carattere di Nanami: l’orologio senza lancette. Yuji Tokuno, regista dell’episodio, ha chiarito su X che quella scelta non è un errore ma un gesto consapevole, un piccolo atto di regia pensato per indicare che per Nanami il tempo ha finito di correre, e con esso la condanna agli “straordinari” che lo perseguitavano. Il chiarimento è arrivato a distanza di quasi due anni dalla messa in onda, riaccendendo il dibattito tra gli appassionati e riportando l’attenzione su un dettaglio rimasto in ombra, come spesso accade quando il peso del dialogo e delle emozioni occupa tutta la scena. Lo ha raccontato la stampa specializzata, riprendendo le parole pubblicate dal regista sul suo profilo.
Quel frame appartiene a “Right and Wrong, Part 3”, il 20° episodio della seconda stagione, uscito in Giappone il 7 dicembre 2023 e firmato proprio da Tokuno. La puntata, registrata nei palinsesti come episodio 44 complessivo, arriva in pieno Shibuya Incident, quando il racconto tocca il suo limite di disperazione e sfinimento. La programmazione e i crediti di regia collocano in modo netto la responsabilità autoriale di quel tocco visivo, che diventa così parte integrante della regia dell’episodio e non un accidente di produzione.
Shibuya, il bordo della notte: cosa c’era in gioco
Il contesto è spietato. Satoru Gojo è stato già confinato nel Regno della Prigione, gli equilibri sono saltati e Yuji Itadori crolla di fronte alla scia di devastazione. In quell’istante di stanchezza assoluta, Mahito è pronto a finire il lavoro. L’arrivo di Aoi Todo rimette in asse il ritmo della battaglia, ma resta nell’aria un silenzio che pesa più del fragore dei colpi: è il silenzio dell’orologio di Nanami, fermo, come a dire che la corsa dell’uomo che cercava sempre di arrivare in tempo si è conclusa. La stampa giapponese e i recap dedicati all’episodio hanno fissato quella notte di Shibuya come un passaggio di soglia, una crepa che allarga la distanza tra chi resta e chi se ne è andato.
Il particolare delle lancette assenti non è quindi un semplice ornamento estetico: è un segnale. Il tempo, per lui, non pesa più. Nel racconto, che alterna l’urgenza del combattimento alla memoria, quella scelta tira un sottile filo tra la fine di Nanami e il modo in cui Yuji prova a rialzarsi, stringendosi a ciò che il mentore gli ha lasciato in eredità. La spiegazione offerta dal regista su X ha dato un nome a quella sensazione, confermando che dietro al dettaglio c’era l’intenzione di raccontare la libertà ultima di un uomo schiacciato dagli obblighi e dal lavoro.
Il simbolo del tempo che si arresta
Nanami è sempre stato il personaggio che conta i minuti, che misura il peso della vita in turni, scadenze, responsabilità. Vederlo con un orologio senza lancette significa fargli restituire lo spazio che non ha mai avuto. È un’immagine che parla sottovoce, e proprio per questo colpisce: in un mondo dove tutto corre, la quiete diventa la dichiarazione più radicale. La lettura del regista mette a fuoco l’intenzione tematica: sottrarre il ticchettio è come spegnere l’ansia di dover fare ancora, ancora, ancora. Un gesto di pietà narrativa, misurato e preciso.
Quell’assenza, però, non nasce nel vuoto. La stagione aveva già seminato il motivo dell’“orologio” come estensione del personaggio, insistendo su inquadrature e suoni che ne esaltavano la presenza. Arrivati a “Right and Wrong, Part 3”, togliergli il cuore meccanico è una scelta che completa il disegno. L’oggetto che regolava la sua giornata diventa il contrappunto del suo commiato: non serve più ricordargli l’ora, perché per lui il conto è chiuso. Una sottolineatura di regia sobria, che chiede allo spettatore di fermarsi e ascoltare.
Un filo che collega più episodi
Non è un caso se, in precedenza, la fotografia dell’anime aveva indugiato sul polso di Nanami, quasi a ricordare che la sua identità passa anche da quel gesto quotidiano: guardare l’ora, rispettare il perimetro del lavoro, proteggere gli altri entro i limiti che si è dato. Analisi e approfondimenti dedicati alla seconda stagione hanno messo in relazione queste inquadrature con la storia personale del personaggio, sottolineando come la serie usi i dettagli per costruire significati che sbocciano più avanti. Così, quando le lancette scompaiono, il cerchio si chiude in modo naturale e doloroso insieme.
Non c’è bisogno di mostrare tutto per dire l’essenziale. La scena dell’orologio funziona perché non grida: accompagna il momento in cui Yuji deve fare i conti con l’assenza, e noi con lui. È qui che la regia di Tokuno si fa sentire: non come effetto, ma come sguardo. Diversi osservatori hanno elogiato la conduzione dell’episodio, ricordando la cura nel ricalcare immagini-chiave del manga senza perdere il respiro dell’animazione originale. La scelta delle lancette mancanti si inserisce proprio in quel solco di rispetto e invenzione.
Dal piccolo schermo alle sale: il presente del franchise
Intanto, l’universo animato di Jujutsu Kaisen continua a muoversi. È in arrivo una proiezione speciale nelle sale che unisce una selezione dello Shibuya Incident alla prima visione dei primi due episodi della Stagione 3. Negli Stati Uniti l’evento uscirà come Jujutsu Kaisen: Execution a partire dal 5 dicembre 2025, mentre in Giappone è atteso dal 7 novembre 2025. L’annuncio è ufficiale e arriva dal distributore cinematografico che curerà la release nordamericana.
La nuova stagione, dedicata all’arco del Culling Game, debutterà poi in streaming a gennaio 2026 su Crunchyroll al di fuori dell’Asia, con cadenza settimanale. La conferma è arrivata durante uno speciale per il quinto anniversario, accompagnata da un teaser che ha riacceso l’attesa per i prossimi scontri e per il confronto tra Yuji Itadori e Yuta Okkotsu. Il calendario, così, mette in fila un passaggio al cinema e poi la serializzazione in piattaforma, definendo un percorso che poggia su comunicazioni ufficiali e aggiornamenti della stampa di settore.
Domande in tasca, risposte senza fretta
Perché proprio un orologio senza lancette? Perché l’oggetto è parte di Nanami: scandisce doveri, limiti, ordine. Togliergli le lancette significa restituirgli un tempo non negoziabile, un tempo finalmente suo. La spiegazione è stata offerta dal regista Yuji Tokuno su X, dove ha precisato il carattere intenzionale della scelta. La lettura torna poi nei commenti degli analisti: il dettaglio è una chiusura simbolica coerente con la stanchezza profonda del personaggio, non un semplice “effetto” di scena.
In quale episodio compare quel dettaglio e chi lo ha deciso? Accade in “Right and Wrong, Part 3”, il 20° episodio della seconda stagione, trasmesso in Giappone il 7 dicembre 2023. L’episodio è attribuito alla regia di Yuji Tokuno, che ha poi spiegato sui social il senso dell’assenza delle lancette. Le testate che hanno ricostruito la messa in onda e i crediti tecnici confermano la collocazione e la paternità, mentre i portali giapponesi dedicati alle anteprime hanno fotografato con esattezza il contesto narrativo in cui si inserisce la scena.
Quando vedremo la Stagione 3 e cosa arriverà prima al cinema? La serie ripartirà a gennaio 2026 in streaming su Crunchyroll (esclusa l’Asia). Prima, però, i fan potranno entrare in sala per Jujutsu Kaisen: Execution, evento che conterrà un montaggio dello Shibuya Incident e i primi due episodi della nuova stagione: in Giappone dal 7 novembre 2025, in Nord America dal 5 dicembre 2025. È una formula che prepara il terreno alla serializzazione e offre un anticipo controllato di contenuti inediti.
Quando il ticchettio si spegne, resta la scena
Ci sono scelte di regia che non inseguono l’effetto immediato, ma posano un seme e aspettano. L’orologio senza lancette è uno di quei semi: matura a distanza, quando lo sguardo rallenta e il cuore è pronto a rimettere in ordine la memoria. È così che il racconto di Jujutsu Kaisen cambia passo: non solo nel colpo di scena, ma nel coraggio di lasciare che un’immagine respiri e dica la sua, senza sovrapporsi al dolore di chi resta. È un’idea semplice, e proprio per questo potente.
Da cronisti abituati a fondo e contesto, ci prendiamo il tempo di seguirla fino in fondo. In quelle lancette mancanti c’è la misura di un addio e la promessa di un nuovo inizio, per la serie e per chi la segue. Il nostro compito è fermarci un attimo, ascoltare quel silenzio, e raccontarlo. Perché, a volte, la verità di una storia si affida a un dettaglio così piccolo da essere quasi invisibile: basta avere pazienza, e lasciarsi guidare dall’emozione giusta.
