Un’idea nata sotto la pioggia di Parigi ha cambiato il nostro modo di vestirci per sempre. Sessant’anni dopo, la storia di K‑Way torna su carta con lo sguardo autoriale di Pascal Monfort, per un ritratto che unisce immaginario, tecnica e memoria senza perdere un briciolo di contemporaneità.
Sessant’anni raccontati in un libro vivo
Ci sono marchi che non si limitano a vestire: accompagnano le generazioni, attraversano stagioni, diventano linguaggio. Il volume “K‑Way: sei decenni di stile e innovazione”, firmato da Pascal Monfort — esperto di moda e fondatore di Ephemera, spazio ibrido tra libreria e galleria — ripercorre l’avventura del brand con materiali d’archivio e sguardi inediti. L’edizione, pubblicata da Le Cherche Midi, esce il 23 ottobre 2025 (152 pagine, prezzo di copertina 34 euro), come indicano la scheda editoriale e le anticipazioni della stampa specializzata.
Il racconto si arricchisce delle voci di Jean‑Charles de Castelbajac, Alexandre Mattiussi (Ami), Domitille Brion (Soeur) e Sophie de Mahieu (Musée des Arts Décoratifs), componendo una trama visiva e documentale che parla tanto agli addetti ai lavori quanto a chi, semplicemente, ha infilato almeno una volta quella zip a righe. Un libro pensato per presentazioni, spazi retail, partner e team, capace di restituire il senso di un’icona entrata nell’immaginario collettivo.
Dalla pioggia al quotidiano condiviso
Tutto comincia nel 1965, quando Léon‑Claude Duhamel immagina una protezione leggera, colorata, richiudibile nella propria tasca: un capo “da tenere sempre con sé”, che in pochi gesti diventa pouch. Da allora K‑Way è entrato nel parlato corrente in più Paesi; non è un caso che, consultando i dizionari francese e italiano, la voce rimandi al guscio con cappuccio. La popolarità esplode a inizio anni Ottanta, quando Sophie Marceau lo indossa in “La Boum”; nel 1995 il nome entra nel dizionario, suggellando un fenomeno culturale.
La seconda vita del marchio nasce nel 2004 con l’acquisizione da parte del gruppo torinese BasicNet, che tutela l’anima funzionale dell’impermeabile e la reinterpreta con la tecnologia dei materiali. Oggi modelli come Claude e Léon convivono tra packability e performance: il Léon 4.0 utilizza micro ripstop riciclato con parametri 10K/10K di impermeabilità e traspirabilità, mentre il Claude si declina perfino in piumini packable per la stagione fredda. È la dimostrazione che funzione e stile possono crescere insieme.
Una rinascita industriale che guarda lontano
Il percorso di rilancio ha solide basi industriali e numeri in progresso. Nel 2024 BasicNet ha registrato ricavi consolidati pari a 409,2 milioni di euro, crescendo del 3,1% sull’anno precedente, dato che riflette la spinta retail e la capacità di orchestrare un portafoglio che include, tra gli altri, Kappa, Superga, Sebago, Briko e Robe di Kappa. Numeri che raccontano impegno di filiera, investimenti e una governance abituata a lavorare sulla lunga distanza.
Il 2025 segna un’ulteriore svolta: Permira investe nella società con una quota del 40%, valutando K‑Way circa 505 milioni di euro e prevedendo per il gruppo un incasso di 180‑190 milioni alla chiusura dell’operazione. L’innesto di capitali accelera un piano di sviluppo internazionale che parte da Londra, con l’apertura a King’s Road nel febbraio 2025, e guarda a nuovi mercati europei, asiatici e statunitensi.
Dialoghi con la moda: collaborazioni che contano
Quando il linguaggio di un brand è chiaro, le collaborazioni diventano conversazioni riuscite. Nel 2020, la capsule K‑Way × THE Marc Jacobs rilegge l’iconica Le Vrai Eiffel 3.0 con un paisley psichedelico ispirato alla Primavera/Estate della maison americana: colori acidi, spirito pop, tecnica intatta. Un dialogo che ribadisce come il capo “funzionale” possa trasformarsi in segno espressivo, senza rinunciare a praticità e traspirazione.
Nello stesso anno, l’incontro con Fendi porta l’FF monogram sul reversible per eccellenza, il windbreaker convertibile in pouch, arrivando perfino a soluzioni in pelliccia reversibile per l’inverno. Un esercizio di stile e ingegneria tessile che consolida la presenza del marchio nelle passerelle internazionali e nella cultura visiva contemporanea, accanto ad altre collaborazioni selettive che hanno toccato la sfera del design.
Un anniversario in movimento, tra mostre e passerelle
Per celebrare i sessant’anni, K‑Way ha scelto il racconto collettivo: la mostra “In Y/Our Life”, inaugurata il 25 febbraio durante la Milan Fashion Week, affida a un gruppo di artisti il dialogo tra icone del quotidiano — da Bic a Polaroid, da Chupa Chups a Rollerblade — e il DNA del brand. Un progetto itinerante che intreccia moda, design e cultura, con tappe programmate a Photo London, Frieze Seoul e Art Basel Paris.
Al Museo della Permanente di Milano, la retrospettiva si articola in tre capitoli: “Happy When It Rains”, viaggio nella storia e negli archivi; “Everyday Icons”, tributo agli oggetti che hanno cambiato la nostra routine; e l’installazione “In Y/Our Life”, dedicata all’interpretazione artistica del quotidiano. Un percorso che, più che guardare indietro, invita a riconoscere come alcuni gesti — una zip, una tasca, una corsa sotto l’acqua — possano ancora commuovere.
Perché resiste: funzione, forma, memoria
L’identità visiva di K‑Way è un codice immediato: la fettuccia con le tre righe — blu, giallo, arancio — che corre lungo la zip e firma il capo a distanza. Nasce come soluzione produttiva intelligente, ma diventa segno riconoscibile e affettivo. Il resto lo fa la packability: quel gesto di ripiegare la giacca nella sua tasca, infilarsela a tracolla e ripartire, liberi di scegliere come vivere il tempo atmosferico e quello personale.
A tenere insieme tutto, oggi, è anche la questione del prezzo e dell’accessibilità: la Claude, entrata di diritto nella memoria di molte famiglie europee, resta il punto di ingresso del marchio — attorno ai 140 euro — e continua a rappresentare una quota rilevante delle vendite. Un equilibrio tra desiderabilità e concretezza che spiega la longevità di un capo nato per essere “di tutti”, senza perdere carattere.
Domande lampo
Chi firma il libro e quando esce? Lo firma Pascal Monfort e sarà disponibile dal 23 ottobre 2025 per Le Cherche Midi; 152 pagine, prezzo 34 euro.
Perché si parla di “dizionario”? Perché il termine K‑Way è entrato nell’uso comune nei dizionari francese e italiano, con un ingresso storicizzato nel 1995 per la Francia; un segno della diffusione del capo nella vita quotidiana.
Quali collaborazioni recenti hanno fatto scuola? Quelle con THE Marc Jacobs (Primavera 2020) e con Fendi (Autunno 2020), dove il reversible e la pouch hanno dialogato con grafismi e monogrammi d’archivio.
Chi controlla oggi il marchio? BasicNet guida K‑Way dal 2004; nel 2024 Permira ha acquisito il 40% della società, operazione finalizzata nel 2025 per sostenere l’espansione internazionale.
Quali modelli restano imprescindibili? Claude e Léon: il primo è il simbolo della giacca packable, il secondo nella versione 4.0 adotta micro ripstop riciclato con performance 10K/10K, traducendo sostenibilità e comfort in uso quotidiano.
Un presente che prepara il futuro
Le storie più forti non hanno bisogno di clamore: vivono nei dettagli che ci accompagnano ogni giorno. La traiettoria di K‑Way — dai cortili della scuola alle sfilate, dagli armadi di famiglia alle installazioni museali — racconta la bellezza delle cose utili, pensate per durare. È qui che riconosciamo il nostro mestiere: scegliere i fatti, ascoltare le voci giuste, dare forma a un racconto che resti umano. Perché certe zip non uniscono solo tessuti: tengono insieme ricordi, gesti, stagioni della vita.
