Tra le acque del porto industriale e le pale che fendono l’aria, Shanghai ha avviato il primo data center sottomarino alimentato dall’energia del vento. Un impianto reale, non un prototipo, concepito per ridurre consumi e spazi a terra, con l’obiettivo di dare forma a una nuova idea di calcolo sostenibile.
Sotto la superficie di Shanghai, un laboratorio reale
Nell’Area Speciale di Lin-gang, a sud di Shanghai, è stato completato il primo data center sottomarino interamente alimentato da eolico offshore. L’investimento dichiarato è di 1,6 miliardi di yuan, per una capacità totale di 24 megawatt. Le autorità locali lo definiscono un punto di riferimento per un’infrastruttura di calcolo pulita: il progetto è stato concepito per utilizzare oltre il 95% di elettricità verde, tagliare i consumi del 22,8% e azzerare l’uso di acqua, riducendo al contempo l’occupazione di suolo di oltre il 90%. Il completamento della costruzione è stato reso pubblico il 21 ottobre 2025, con toni che parlano di una svolta nell’integrazione tra computing e rinnovabili in mare aperto, come riportato da Xinhua e ripreso dai canali ufficiali del governo cinese.
L’elemento che più incide sul bilancio energetico è il raffreddamento. Nei centri dati tradizionali assorbe il 40-50% dell’elettricità complessiva; in questa struttura, sfruttando l’acqua di mare come scambio termico naturale, la quota scende sotto il 10%. Il progetto, sviluppato con Shanghai HiCloud Technology e partner industriali, prevede una messa in esercizio per fasi: la prima, dimostrativa, punta a un PUE (Power Usage Effectiveness) non superiore a 1,15, indicatore che colloca l’impianto nella fascia più efficiente del settore. Sono dati illustrati dai promotori e riportati da testate statali cinesi e canali ufficiali internazionali.
L’energia del mare incontra il vento: efficienza oltre i numeri
Usare l’oceano come “mantello termico” alla giusta profondità significa sottrarre calore dove è più oneroso dissiparlo. In un settore dove ogni decimale conta, puntare a PUE ≤ 1,15 vuol dire inseguire standard di avanguardia. Sullo sfondo c’è la regola: la pianificazione nazionale del 2024 chiede che, entro fine 2025, i nuovi grandi data center scendano sotto 1,25, mentre la media nazionale dovrà attestarsi al di sotto di 1,5. È la cornice regolatoria che spiega perché le soluzioni sottomarine — con raffreddamento naturale e integrazione rinnovabile — attirino capitali e sperimentazione.
La stabilità della risorsa energetica gioca a favore. Nel Mar Cinese Orientale, le ore annue di utilizzo dell’eolico superano le 3.000, ha ricordato il presidente di Shenergy Group, evidenziando una base solida per alimentare carichi continui come quelli del calcolo. Non è un caso: l’area di Shanghai vive da anni accanto a parchi eolici offshore — come il Donghai Bridge Wind Farm, operativo dal 2010 — che hanno consolidato competenze e filiere lungo la costa. Quella familiarità con il vento rende naturale l’abbinata tra turbine e contenitori di server calati sul fondo.
Obiettivi economici, un piano già scritto
Questo varo non è un atto isolato: s’inserisce in un disegno cittadino che, tra 2025 e 2027, mira a far crescere la filiera del cloud di calcolo intelligente oltre 200 miliardi di yuan e a raggiungere una capacità complessiva di 200 EFLOPS. Le Implementation Opinions diffuse a marzo 2025 dall’amministrazione municipale fissano tempi e misure, con un’attenzione particolare ai poli di Lin-gang e alle connessioni con i centri di potenza della regione del delta dello Yangtze. È un programma che pone la città tra i protagonisti della nuova geografia del calcolo.
A questa traiettoria si affiancano strumenti finanziari mirati. Nel luglio 2024, Shanghai ha annunciato fondi per 100 miliardi di yuan a sostegno di circuiti integrati, biomedicina e intelligenza artificiale, con la logica di accelerare innovazione e massa critica nelle tecnologie abilitanti. La spinta pubblica si combina con capitali privati e corporate, disegnando un corridoio dove infrastrutture, applicazioni e talenti possano crescere insieme. Un contesto che aiuta a capire perché un’infrastruttura sottomarina, energizzata dal vento, trovi terreno fertile proprio qui.
Dentro una mappa nazionale più vasta
Il progetto di Lin-gang parla anche a una strategia più ampia: la direttrice “East Data, West Computing”, lanciata nel 2022, che ha autorizzato otto hub nazionali e dieci cluster di data center per riequilibrare domanda e offerta di calcolo tra coste sviluppate e regioni interne ricche di energia. L’idea è incanalare carichi e dati dove energia e suolo costano meno, mantenendo al contempo vicini agli utenti i servizi che richiedono bassa latenza. È un’architettura pensata dall’NDRC per sostenere la trasformazione digitale.
Nel 2024 gli investimenti diretti nei mega-hub hanno superato i 6,1 miliardi di dollari, con oltre 1,95 milioni di rack installati. Ma il passo veloce ha posto anche sfide: a luglio 2025 le autorità hanno lavorato a una rete statale per redistribuire e commercializzare capacità di calcolo in eccesso, segno che orchestrare migliaia di centri non è banale e richiede standard di interconnessione, coordinamento e qualità del servizio. In questo quadro, i siti sottomarini alimentati da rinnovabili possono diventare tasselli preziosi laddove l’energia pulita è disponibile sul posto.
Precedenti in mare e nuove cautele
La scommessa di Shanghai nasce dopo prove generali altrove. A Hainan, nel 2022, HiCloud/Highlander ha calato in mare un cluster commerciale di calcolo sottomarino che, stando alle dichiarazioni riportate da Xinhua, ha mostrato stabilità operativa e affidabilità dei server. Quelle esperienze hanno fatto da palestra tecnica: modularità dei contenitori, posa di cavi compositi, gestione remota e procedure per il recupero in caso di manutenzione straordinaria. Il tassello eolico aggiunge ora la possibilità di chiudere il cerchio energetico in modo ancora più pulito.
Le sfide non mancano e meritano di essere guardate in faccia. La corrosione in ambiente marino, per esempio, obbliga a rivestimenti e trattamenti protettivi sofisticati; la logistica di accesso sopra il livello del mare consente interventi senza compromettere i moduli immersi; e il tema del calore rilasciato va misurato con cura per evitare impatti locali. Nelle ultime settimane, la stampa tecnologica internazionale ha ricordato come i progetti sottomarini cinesi puntino a ridurre fino al 90% l’energia necessaria al raffreddamento e come i primi clienti possano includere attori telco nazionali: uno scenario promettente, ma da accompagnare con monitoraggi ambientali e verifiche indipendenti.
Cantieri, partner e tempi: la sfida della scala
Dietro l’immagine suggestiva dei moduli che scendono in acqua c’è una filiera industriale che si compatta. La partecipazione di Shenergy Group come partner energetico e l’accordo sottoscritto con CCCC Third Harbor Engineering per lo sviluppo del progetto di Lin-gang segnalano il coinvolgimento di operatori esperti in infrastrutture marine. In parallelo, HiCloud ha rafforzato ricerca e produzione con nuovi finanziamenti, mentre la prima fase da 2,3 MW — pensata come dimostrativa — è stata indicata dalle autorità come modello di innovazione a basse emissioni. Portare questa architettura da vetrina tecnologica a piattaforma su larga scala significherà consolidare affidabilità, costi e catene di fornitura.
Il vantaggio immediato è leggibile: si liberano metri quadri preziosi a terra, si azzera l’uso di acqua dolce per il raffreddamento, si sfruttano pale eoliche già operative nelle acque vicine, si riduce la quota di energia spesa per la climatizzazione. Ma l’ambizione richiede coerenza normativa, pianificazione attenta dei carichi sulla rete e una valutazione trasparente degli impatti in mare. È qui che una città come Shanghai, abituata a tenere insieme porti, energia e innovazione, può giocare la propria partita con responsabilità e visione.
Domande in tasca
Quando entrerà davvero in funzione? La costruzione è stata annunciata come completata il 21 ottobre 2025. L’avvio operativo procede per fasi: una prima unità dimostrativa è stata pianificata con PUE ≤ 1,15, e la piena capacità a 24 MW arriverà con la seconda fase. Nelle comunicazioni di giugno, i promotori indicavano l’operatività iniziale entro l’autunno; ora si apre la finestra dei collaudi, dell’allineamento con la rete e della progressiva attivazione dei carichi.
Quanto è davvero “green” questo data center? I numeri dichiarati parlano di oltre il 95% di elettricità da rinnovabili e di un taglio del 22,8% dei consumi rispetto a un equivalente a terra, con uso di acqua azzerato e occupazione di suolo ridotta di oltre il 90%. Il raffreddamento, che spesso pesa per metà dei consumi, qui scende sotto il 10% grazie allo scambio termico con il mare. Sono risultati coerenti con gli obiettivi nazionali che chiedono PUE sotto 1,25 per i nuovi grandi progetti entro fine 2025.
Che relazione c’è con la strategia “East Data, West Computing”? Il sito sottomarino di Lin-gang si muove in sintonia con la mappa tracciata dal 2022: otto hub nazionali e dieci cluster per distribuire capacità e ridurre i colli di bottiglia. Nel 2024 si sono superati i 6,1 miliardi di dollari d’investimenti diretti; nel 2025 è in lavorazione una rete statale per redistribuire la potenza in eccesso. In questo mosaico, un impianto vicino a risorsa eolica e mare profondo può offrire calcolo efficiente dove serve.
Ci sono rischi ambientali? Ogni struttura in mare va misurata, non solo raccontata. Gli sviluppatori parlano di limiti termici entro soglie sicure; alcuni esperti chiedono di monitorare il calore disperso e gli effetti locali sulle correnti. La scelta di rivestimenti anticorrosione e di punti di accesso sopra il livello del mare riduce gli interventi invasivi. La sostenibilità, qui, sarà credibile nella misura in cui dati indipendenti e vigilanza pubblica accompagneranno l’operatività nel tempo.
Un’onda che cambia il respiro del calcolo
Guardiamo a Lin-gang e vediamo una scena nuova: il vento che entra in rete, l’acqua che diventa alleata silenziosa, il silicio che lavora lontano dallo sguardo, ma vicino alle scelte che contano. È un gesto tecnico e, insieme, culturale: racconta l’urgenza di ridurre sprechi, di immaginare spazi diversi per l’infrastruttura, di misurare ogni risultato senza enfasi. La strada sarà fatta di verifiche, dati, contraddizioni da risolvere. Ma l’idea è chiara: ridisegnare il modo in cui produciamo calcolo, partendo dal mare e dal vento, con responsabilità e coraggio.
