Una donna racconta anni di aggressioni e controlli soffocanti; la Procura chiede di processare l’uomo che lei indica come responsabile. Ora un’udienza deciderà se quelle accuse entreranno in aula: il 5 novembre 2025, a Catanzaro, si stabilirà il futuro giudiziario di Mario Gregoraci, 74 anni.
L’udienza che si avvicina
Le carte della Procura di Catanzaro contestano tre reati: maltrattamenti, atti persecutori e lesioni personali. Il fascicolo, riferibile alla relazione con l’ex compagna Rosita Gentile, approderà davanti al gup il 5 novembre 2025 per la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio. La cronaca nazionale ha dato conto anche della misura cautelare in atto, il divieto di dimora nei Comuni di Davoli e Soverato, a carico dell’indagato. Sono elementi riportati, nelle ultime ore, da quotidiani e testate nazionali.
Negli atti emerge pure il nome della sostituta procuratrice, Graziella Viscomi, che – secondo quanto riferito da agenzie – aveva sollecitato una misura più stringente, i domiciliari con braccialetto elettronico; il quadro cautelare oggi rimane quello del divieto di dimora. La calendarizzazione dell’udienza e l’indicazione dei capi d’imputazione sono stati ripresi da più fonti, che collocano il momento decisivo all’inizio di novembre. È il passaggio in cui la vicenda, da racconto, chiede alla giustizia di essere pesata.
Un racconto di anni e di ferite
Nella denuncia, Rosita Gentile descrive una convivenza iniziata nel 2012 e chiusa nel 2021, con comportamenti violenti che – secondo il suo racconto – sarebbero proseguiti anche dopo la fine del rapporto, fino al 2024. Parla di schiaffi, pugni, strattoni, umiliazioni, minacce e pedinamenti; riferisce episodi in cui sarebbe stata colpita anche durante una gravidanza. La ricostruzione è stata rilanciata da più testate, che riportano le sue parole ai carabinieri e i passaggi confluiti negli atti d’indagine.
Al racconto fisico si affianca quello psicologico: offese reiterate, controllo ossessivo delle abitudini, timore costante. In diverse cronache si legge di una sorveglianza invadente, di spostamenti monitorati e di presunte minacce. Il quadro, per la donna, sarebbe stato una spirale che intrecciava paura e vergogna, fino alla scelta di rivolgersi all’autorità giudiziaria. La narrazione è passata da un’intervista locale a un caso ripreso a livello nazionale, con dettagli poi convergenti nelle carte.
La difesa, i diritti e il perimetro del processo
Dall’altra parte, la difesa di Mario Gregoraci, attraverso l’avvocata Ramona Gualtieri, ha definito pubblicamente “unilaterale” la versione circolata sui media, richiamando la centralità del contraddittorio in sede giudiziaria e segnalando l’esistenza di procedimenti in cui lo stesso indagato risulterebbe persona offesa. È un richiamo netto alla presunzione d’innocenza, che impone di distinguere tra accuse e responsabilità accertate. Le posizioni difensive sono state riportate in modo coerente da più organi d’informazione.
Un ulteriore elemento arriva dal legale della persona offesa, Fabio Tino, che invita a tenere insieme il diritto di difesa dell’indagato e il rispetto della dignità della donna che denuncia, respingendo la narrazione che la trasformi in bersaglio. Una posizione che, in attesa dell’udienza, fissa un punto: la giustizia dovrà decidere sui fatti, mentre il dibattito pubblico dovrebbe proteggere chi parla. Anche questo passaggio è stato ricostruito su testate nazionali e locali.
Cronologia essenziale e cosa accadrà
I tasselli oggi noti, secondo le ricostruzioni giornalistiche, disegnano questa sequenza: conoscenza e inizio del rapporto nel 2012; convivenza fino al 2021; presunte condotte violente e persecutorie anche dopo la rottura, fino al 2024; denunce ai carabinieri; richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Catanzaro; udienza fissata al 5 novembre 2025. La nota sulla misura del divieto di dimora nei Comuni di Davoli e Soverato chiude, al momento, il quadro cautelare.
Da un’intervista locale la vicenda è rimbalzata sulle pagine nazionali: lo hanno raccontato settimanali e quotidiani, rilanciando sia la testimonianza della donna sia le repliche della difesa. Le uscite più recenti hanno fissato in agenda la data dell’udienza, evidenziando che il passaggio davanti al gup non equivale a una sentenza ma alla decisione sull’eventuale processo. È qui che i racconti si confrontano con le prove.
Domande che ci vengono poste, risposte chiare
Quali sono le contestazioni a carico dell’indagato? Secondo la richiesta della Procura di Catanzaro, le ipotesi riguardano maltrattamenti, atti persecutori e lesioni personali. Gli atti collegano queste accuse alla relazione con Rosita Gentile. Allo stato, la misura applicata è il divieto di dimora a Davoli e Soverato. Si tratta di contestazioni da verificare in un eventuale processo; fino a decisione contraria, vale la presunzione d’innocenza.
Che cosa deciderà il giudice il 5 novembre 2025? Quella è l’udienza preliminare: il giudice valuterà se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio e aprire un processo o se, al contrario, fermare il procedimento. Non è un verdetto di colpevolezza o innocenza, ma un vaglio della tenuta delle accuse e del materiale investigativo raccolto finora, come avviene nelle procedure previste dal codice.
Qual è la posizione della difesa e come incide sul procedimento? L’avvocata Ramona Gualtieri ha definito la narrazione pubblica “unilaterale” e ha ricordato l’esistenza di procedimenti in cui Gregoraci sarebbe persona offesa. In questa fase, la difesa potrà controbattere agli elementi della Procura e proporre le proprie istanze. Il principio è chiaro: il contraddittorio guida il percorso, e ogni affermazione deve trovare riscontro davanti al giudice.
Il nostro sguardo, fino in fondo alle persone
Questa storia tocca corde che vanno oltre il clamore intorno a un cognome noto. Dietro le cronache ci sono vite, scelte, paure, resistenze. La giustizia compie il suo tragitto con il ritmo e gli strumenti della legge; a noi, che raccontiamo, spetta misurare le parole, evitare scorciatoie, restituire la complessità senza trasformare nessuno in bersaglio. È una responsabilità che prendiamo sul serio, ogni volta che una vicenda così bussa alla porta dell’opinione pubblica.
Il 5 novembre non sarà la fine ma un passaggio. Qualunque decisione arrivi dal Tribunale di Catanzaro, il compito resta lo stesso: tenere insieme i fatti e l’umanità di chi li vive. La cronaca ha senso solo se sa guardare con rispetto alle persone, senza cedere allo schiamazzo né alla leggerezza. È così che si costruisce fiducia: a piccoli passi, facendo parlare i documenti e ascoltando, davvero, le voci in campo.
