Un accordo industriale che pesa davvero: fornitura di energia rinnovabile di nuova capacità per 173 MW, ottenuta con due parchi eolici, un repowering eolico e due impianti agrivoltaici. L’energia prodotta alimenterà in misura prevalente i consumi europei legati all’ecosistema Apple, con un contratto di acquisto fino a 15 anni. Il mix è chiaro: tecnologia diversificata, siti già autorizzati, produzione programmata su finestre temporali ravvicinate. La cornice è quella del Mezzogiorno, dove vento e sole permettono di mettere a terra nuova potenza senza chiedere sconti sulla qualità paesaggistica e agricola.
Voi ci chiedete subito i numeri che contano: oltre 400 GWh all’anno, con l’80% dell’energia destinata a Apple e il restante 20% immesso in rete a beneficio delle utenze nazionali. Tradotto in impatto: fabbisogni annuali equiparabili a circa 30.000 famiglie e oltre 160.000 tonnellate di CO₂ evitate ogni anno, una grandezza che inquadra bene la portata del progetto. La mappa degli impianti è concentrata nel Sud Italia e l’entrata in esercizio è pianificata tra il 2026 e il 2027.
Un accordo, quattro tecnologie, un obiettivo
Nel dettaglio, il portafoglio in costruzione comprende due parchi eolici (74 MW complessivi), un repowering eolico (11 MW) e due impianti agrivoltaici (88 MW). Il risultato è un totale di 173 MW nuovi, non mera riallocazione. Il contratto di fornitura prevede una durata fino a 15 anni, assicurando stabilità industriale e pianificazione finanziaria sui flussi energetici. Scelta coerente con la strategia di approvvigionamento rinnovabile su scala europea che richiede asset affidabili, monitorabili e con profilo di produzione prevedibile.
C’è anche un tema di gestione del rischio prezzo: un PPA ben strutturato riduce l’esposizione alla volatilità dei mercati elettrici, ancorando parte dei consumi a parametri concordati nel tempo. Non è un caso isolato: Engie ha siglato 4,3 GW di PPA nel 2024, consolidando un ruolo da seller globale in questo segmento. Qui la novità è l’ibrido eolico + agrivoltaico, che distribuisce la produzione su profili stagionali e orari differenti, rendendo più robusta la curva di energia disponibile.
Dove nascono gli impianti e quando entrano in esercizio
La localizzazione nel Mezzogiorno segue una logica semplice: risorsa eolica buona, irraggiamento elevato e aree agricole idonee alle configurazioni agrivoltaiche che preservano la produttività primaria. I siti sono già autorizzati e puntano alla messa in esercizio scaglionata fra 2026 e 2027, in modo da portare capacità aggiuntiva al sistema elettrico senza colli di bottiglia. Un dettaglio non marginale per una rete che, in quelle regioni, sta già integrando nuova generazione da fonti non programmabili.
Sul piano industriale, la scelta di tempi e tecnologie crea un binario chiaro: potenza nuova che – per l’80% – alimenta i carichi Apple in Europa e, per il 20%, si riversa sul mercato italiano. Vi interessa l’effetto pratico? Oltre a spingere le emissioni al ribasso, una quota stabile e programmata di GWh aiuta il sistema nei momenti di domanda, con benefici che vanno oltre il singolo acquirente. Produzione annua >400 GWh, CO₂ evitata >160.000 t: numeri che parlano da soli.
Perché questa mossa conta per Apple e per l’Italia
La strategia europea della Mela non nasce oggi: nuovi progetti eolici e solari per 650 MW sono in sviluppo in più Paesi dell’Unione, Italia compresa, per allineare l’energia immessa in rete all’uso dei prodotti Apple da parte dei clienti europei. Il tassello italiano del PPA con Engie si inserisce in questo disegno, con un focus sull’addizionalità (impianti nuovi, non certificati preesistenti) e sulla vicinanza geografica ai mercati di consumo.
Dal lato Engie, il progetto si aggancia a una roadmap nazionale già ben tracciata: 773 MW tra operativo e in costruzione e obiettivo di 1,6 GW al 2030 nel Paese. In questo quadro, un PPA ibrido come quello odierno è una leva che accelera lo sviluppo di impianti e incrementa la resilienza del portafoglio. Segnali concreti, non slogan, che combinano crescita industriale e transizione energetica con tempi e numeri verificabili.
Agrivoltaico, cioè energia e colture che convivono
L’agrivoltaico non è un semplice fotovoltaico su terreno: è progettato per co-esistere con le pratiche agricole, mantenendo suolo produttivo e accessibile a mezzi e persone. Strutture rialzate, filari distanziati, ombreggiamento controllato e sensori aiutano a calibrare irrigazione e resa colturale. La scelta di due impianti agrivoltaici nel pacchetto italiano va esattamente in questa direzione, con produzione elettrica aggiuntiva senza espellere l’attività agricola.
C’è poi l’orizzonte regolatorio, che voi avete imparato a conoscere: il PNRR sostiene l’agrivoltaico con contributi in conto capitale fino al 40% e tariffe incentivanti sull’energia immessa in rete, cornice aggiornata nel 2025 per semplificare iter e regole. È un contesto che favorisce soluzioni di qualità, soprattutto quando i progetti – come in questo caso – nascono con autorizzazioni già acquisite.
Impatto atteso: industria, rete, territori
Che cosa ci guadagna il sistema? Un flusso aggiuntivo e programmato di GWh che contribuisce alla sicurezza energetica e spinge la decarbonizzazione dei carichi digitali legati ai servizi e ai dispositivi più utilizzati. Per voi, lettrici e lettori, significa un tassello in più di energia rinnovabile effettivamente messa a sistema, con un 20% che resta sul mercato domestico e un 80% che copre fabbisogni corporate in Europa. Numeri già riassunti: >400 GWh/anno, 30.000 famiglie equivalenti, >160.000 tCO₂ evitate.
Infine, lo spacchettamento temporale 2026‑2027 aiuta a scaglionare l’entrata in esercizio, distribuendo meglio i picchi di connessione alla rete e i cicli di cantiere. Il mix eolico‑agrivoltaico diversifica gli orari di produzione e riduce la dipendenza da una sola fonte, con un profilo più stabile lungo l’anno. Un modello che, se replicato, può fare scuola nelle regioni dove la risorsa è abbondante e la filiera è pronta a fare il salto di scala.
