Alla XX Festa del Cinema di Roma è arrivato un racconto che respira di vita vera: “Blu – Il colore dell’autismo”, con Eleonora Daniele, firmato da Marco Falorni. Un lavoro che abbraccia storie, paesaggi, emozioni e le restituisce con cura, chiedendo al pubblico di fermarsi e ascoltare davvero.
Un incontro che parla al pubblico del festival
Nello spazio eventi della Roma Lazio Film Commission, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, il docufilm è stato presentato davanti alle istituzioni e agli addetti ai lavori. In sala, tra gli altri, Lorenza Lei, amministratore delegato della Fondazione Film Commission di Roma e del Lazio, e Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio. L’opera è prodotta da Libero Produzioni con la collaborazione di Rai Documentari, e si inserisce nel cartellone della ventesima edizione, in programma dal 15 al 26 ottobre 2025 nella Capitale.
Quello spazio, concepito come un “salotto” operativo per il settore, accoglie incontri e dialoghi che intrecciano promozione del territorio, formazione e industria, centrando l’attenzione sulle politiche di sostegno all’audiovisivo. È il palcoscenico dove il Lazio racconta la propria visione, con appuntamenti che valorizzano opere e talenti, e con un premio dedicato a chi nel cinema lascia un segno riconoscibile. Qui, “Blu” ha trovato la cornice giusta per far emergere la sua grammatica umana.
Il racconto di Eleonora Daniele: memoria e responsabilità
La presenza di Eleonora Daniele non è un dettaglio di casting: è la traccia emotiva che attraversa il film. Il legame con il fratello Luigi, scomparso nel 2015, riporta a una vicenda familiare affrontata con pudore e forza, trasformata in impegno civile e in una ricerca ostinata di parole giuste. In controluce si avverte una promessa: raccontare l’autismo senza reti di protezione, ma con rispetto e precisione.
Questa postura narrativa, già condivisa da Daniele in recenti incontri e anteprime, trova sostanza nel film: una voce che tiene insieme le esperienze di più persone e le accompagna, senza sovrastarle. È un passo indietro e, insieme, un passo avanti: dare campo ai protagonisti e custodirne il senso, fino a farlo arrivare al pubblico con la sobrietà delle cose necessarie.
Voci e volti: le storie che compongono il film
Il racconto si muove attraverso le vite di Pietro, Caterina, Ettore, Lorenzo, Iris e delle loro comunità affettive. Non sono “casi”: sono persone che abitano i giorni, con desideri, lavoro, relazioni, pause, inciampi e conquiste. La regia sceglie gesti e dettagli, lascia al tempo il compito di spiegare ciò che spesso sfugge. È in questa semplicità costruita con cura che il film trova la sua forza, invitando a una prossimità senza retorica.
L’intreccio si arricchisce di un riferimento concreto al territorio spezzino: nelle presentazioni precedenti, il percorso è stato accostato all’esperienza del Luna Blu, realtà in cui giovani nello spettro lavorano e crescono dentro una progettualità inclusiva. È uno sguardo che lega mestiere e autonomia, cucina e socialità, aggiungendo un tassello reale a quanto il film mette in scena sul senso del lavoro e della relazione.
Paesaggi come personaggi: Madrignano e Anzio
Le colline liguri di Madrignano e le spiagge di Anzio non sono fondali: entrano nel racconto come luoghi interiori, dove il blu cambia tono e significato. Il vento, le attese, i silenzi: tutto concorre a restituire velocità e lentezza di chi vive lo spettro autistico. La macchina da presa si ferma quanto basta, riconoscendo al paesaggio il ruolo di complice nel tenere insieme sguardi e parole.
Lo scorrere tra Liguria e Lazio delinea un’Italia concreta, fatta di volti e di luoghi in cui la vita quotidiana accade. È anche un modo per dire che la “normalità” non si costruisce da soli, ma dentro comunità e contesti che reggono il passo. Così, le immagini restituiscono un equilibrio raro, dove la bellezza non addolcisce la realtà: la attraversa.
L’arte che apre strade: il contributo di Ultrablu
Nel percorso del film compaiono cinque opere create nell’atelier di Ultrablu, associazione romana che promuove pratiche artistiche generate dalla neurodiversità. Non un inserto estetico, ma un dialogo: quelle immagini diventano cerniera tra vissuti e percezioni, aiutano lo spettatore a sostare, a trovare una distanza giusta dalle storie, a rimettere in ordine le emozioni che il film convoca scena dopo scena.
Ultrablu è un laboratorio vivo: un atelier che mescola arti visive, performative e digitali, galleria, casa editrice e libreria. È uno spazio dove la diversità non viene tradotta, ma accolta nella sua lingua, con processi orizzontali, senza gerarchie correttive. Dentro questo ecosistema creativo, le opere maturano per relazione e confronto, e arrivano al film con la freschezza di un gesto che nasce dal fare.
Un contesto che cambia: numeri e consapevolezza
In Italia, le stime più recenti indicano che 1 bambino su 77 nella fascia 7–9 anni presenta un disturbo dello spettro autistico; l’incidenza è maggiore tra i maschi. Questi dati, diffusi a ridosso della Giornata del 2 aprile, aiutano a leggere la portata del fenomeno e a misurare il bisogno di strumenti educativi e sanitari più omogenei, soprattutto nelle fasi in cui la diagnosi può orientare meglio i percorsi.
Guardare oltre l’infanzia significa affrontare anche la vita che viene dopo la scuola e dentro il lavoro. Nel 2025, analisi e bilanci sociali hanno richiamato l’attenzione su centinaia di migliaia di giovani sotto i 20 anni coinvolti dai disturbi dello spettro in Italia, rafforzando l’urgenza di politiche coordinate e stabili, che non si fermino alla sola sensibilizzazione. Il film si innesta in questa domanda collettiva, provando a darle un volto.
Lazio, una regia istituzionale al servizio del racconto
Il rinnovamento della Fondazione Roma Lazio Film Commission ha dato negli ultimi mesi una spinta a visione e strumenti. Il nuovo consiglio d’amministrazione vede Maria Giuseppina Troccoli alla presidenza, Christian Uva vicepresidente e Lorenza Lei amministratore delegato: un assetto nato per rendere più semplice e incisivo il dialogo con produzioni e professionisti, anche alla luce degli investimenti regionali sul comparto.
Durante la Festa, lo spazio gestito dalla Film Commission presso AuditoriumArte ha ospitato presentazioni e panel selezionati tramite call, creando un’agenda che ha messo insieme industria, formazione e attenzione al sociale. La mappa dei luoghi della ventesima edizione, con il “Roma Lazio Film Commission Space” indicato accanto alle principali sale, racconta bene come il Lazio intenda presidiare la filiera con continuità e visione.
Tre domande per andare al punto
Quando e dove è stato presentato “Blu – Il colore dell’autismo”, e in quale cornice? La proiezione e l’incontro si sono tenuti durante la XX Festa del Cinema di Roma, che si svolge dal 15 al 26 ottobre 2025 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. L’appuntamento è stato ospitato nello spazio eventi della Roma Lazio Film Commission, come riportato dalle cronache che hanno dato conto della presenza istituzionale e del dibattito nato intorno al film.
La presentazione è stata raccontata da diverse testate tra il 20 e il 21 ottobre 2025, a testimonianza di un interesse che ha attraversato più giorni del festival e ha coinvolto il pubblico, la stampa e gli operatori. La scelta della cornice non è casuale: è proprio lì che il Lazio convoca le storie e le connette a idee, progetti e politiche culturali in corso.
Chi ha firmato il progetto e con quale impostazione produttiva? La regia è di Marco Falorni, con Eleonora Daniele in scena e in voce come filo narrativo. La produzione è di Libero Produzioni, in collaborazione con Rai Documentari. L’impostazione è quella del docuracconto che alterna testimonianze e osservazione, lasciando ai protagonisti il tempo di esprimersi, sostenuti da una troupe che sceglie la discrezione come metodo.
Questa architettura produttiva ha accompagnato il film in un percorso di presentazioni che, dalle anteprime di stagione alle giornate romane, ha messo in evidenza il valore di una narrazione costruita con rigore e prossimità. La collaborazione con un comparto editoriale pubblico come Rai Documentari ha inoltre favorito la circolazione del progetto in contesti diversi, sempre con attenzione all’impatto sociale.
Che ruolo hanno Ultrablu e il progetto Luna Blu nel mosaico del film? Ultrablu porta nel docufilm cinque opere nate nel suo atelier romano, dove la neurodiversità genera linguaggi originali e relazioni artistiche. Il riferimento a Luna Blu, nel percorso di presentazioni, richiama un’esperienza reale di formazione e lavoro nello spezzino: un ristorante e un progetto più ampio in cui autonomia e mestieri si incontrano ogni giorno.
Ultrablu dimostra come l’arte possa essere un ambiente di crescita, non un semplice esito estetico; Luna Blu racconta che anche nei servizi, dalla cucina all’accoglienza, l’inclusione è possibile e concreta. Nel film queste traiettorie non diventano mai slogan: entrano in punta di piedi, ricordando che i progetti funzionano quando nascono da bisogni veri e restano fedeli alle persone che li abitano.
Una scia di blu che resta negli occhi
“Blu – Il colore dell’autismo” non cerca scorciatoie: tocca il cuore con il passo di chi conosce, e restituisce dignità a esistenze spesso raccontate da lontano. La scelta della Festa del Cinema di Roma come platea non vale solo per visibilità: è la dichiarazione di un’idea di cinema che intreccia narrazione, territorio e responsabilità culturale. Questo blu chiede tempo, ascolto, scelte. E, soprattutto, continuità.
