Una notte di pietre lungo la Rieti–Terni ha spezzato la vita di Raffaele Marianella, 65 anni, e costretto il basket italiano a guardarsi allo specchio. Tre ultras della Sebastiani Rieti sono stati fermati, lo sport si ferma, la città trattiene il fiato. Resta un dolore che chiede verità e responsabilità.
La svolta dell’inchiesta
Nella tarda serata del 20 ottobre gli investigatori hanno eseguito il fermo di Alessandro Barberini (53 anni), Kevin Pellecchia (20) e Manuel Fortuna (31), riconducibili alla tifoseria reatina: a comunicarlo sono state la Questura di Rieti e le principali agenzie, che parlano di “gravi indizi di colpevolezza” per l’assalto al pullman dei tifosi di Pistoia. La Procura di Rieti, guidata da Paolo Auriemma, procede per omicidio volontario; i tre sono stati associati alla locale Casa circondariale, mentre un quarto ultrà risulta indagato per favoreggiamento, secondo gli aggiornamenti di cronaca nazionale.
Il lavoro degli inquirenti si è mosso rapido: testimonianze raccolte in numero consistente, immagini di videosorveglianza passate al setaccio e i primi riscontri su chat e contatti ritenuti utili a definire una “spedizione punitiva” preparata a tavolino. È lo scenario delineato dai notiziari e ripreso dalle principali testate, che collocano la genesi dell’agguato in conversazioni organizzate e in un gruppo ristretto di frequentatori della curva reatina, ora al centro delle verifiche della Digos e della Squadra Mobile.
La strada, i sassi, il parabrezza: la sequenza che ha cambiato tutto
Il pullman con a bordo circa 45 sostenitori toscani stava tornando dal PalaSojourner quando, nei pressi del bivio di Contigliano, è stato bersagliato con pietre e mattoni. La ricostruzione della Questura indica un’imboscata avvenuta poco dopo uno svincolo, in un tratto in cui il mezzo procedeva senza scorta in quel momento; una pietra ha infranto il parabrezza e colpito al volto Marianella, seduto accanto al conducente. I soccorsi sono stati immediati ma inutili, come riportano i canali all-news e le agenzie che seguono il caso.
Raffaele Marianella, romano d’origine e residente a Firenze, era secondo autista del mezzo noleggiato, da pochi mesi alle dipendenze della società di trasporti Jimmy Travel. Quella sera affiancava un collega di guida nel rientro della tifoseria pistoiese. La sua storia, raccontata dai dispacci nazionali attraverso le parole dei familiari, rende ancora più lacerante la cronaca: il viaggio di una squadra è diventato il confine tra la passione e la violenza.
Tra stadio e ideologie: cosa emerge finora
Nei profili social di due dei fermati compaiono immagini e riferimenti al fascismo e alla figura di Benito Mussolini, elementi che diverse testate hanno messo in fila nelle ultime ore. Al tempo stesso, fonti investigative citate dalle agenzie sottolineano che al momento non sono emersi legami diretti dei tre con la galassia organizzata dell’estrema destra, distinguendo tra simbologie ostentate online e appartenenze strutturate da dimostrare.
In alcune ricostruzioni compaiono anche accenni a gruppi locali e a frequentazioni dell’area radicale reatina; un quadro che gli inquirenti stanno verificando con prudenza, incrociando contenuti social, dispositivi sequestrati e testimonianze. È una linea sottile, quella tra narrazione e prova, e passa tutta per il lavoro delle autorità, chiamate a dare risposte fondate e a isolare eventuali letture sbrigative.
Lo sport reagisce: porte chiuse e un lutto che unisce i parquet
La Federazione Italiana Pallacanestro ha riunito d’urgenza il Consiglio federale e disposto, tramite il Tribunale federale, la disputa a porte chiuse di tutte le gare interne della Sebastiani Rieti in Serie A2 fino al compimento delle indagini preliminari. La Federbasket ha inoltre proclamato il minuto di silenzio su tutti i campi e, secondo la stampa sportiva nazionale, è stata annullata l’amichevole della Nazionale contro Rieti prevista nei prossimi giorni.
La stessa giustizia sportiva ha fissato l’audizione del club reatino a Roma per mercoledì 22 ottobre, passaggio formale con cui valutare gli sviluppi investigativi e le prime determinazioni disciplinari. È un provvedimento definito “cautelare” proprio perché ancorato all’esito delle indagini: la pallacanestro sceglie di fermarsi per proteggere il perimetro della propria comunità, in attesa di fatti accertati.
La posizione del club reatino: dolore, responsabilità, scelte
Dopo le notizie sui fermi, la Sebastiani Rieti ha annunciato che si costituirà parte civile contro i presunti responsabili, parlando di un danno gravissimo sul piano economico e d’immagine. Nelle stesse ore la società ha comunicato un silenzio stampa a tempo indeterminato, motivato dal rispetto per la vittima e i suoi cari; una decisione che restituisce la misura dello smarrimento e del peso morale che grava sul club.
In precedenza, secondo quanto riportato da testate locali che hanno ripreso le comunicazioni del club, era stato annullato per lutto anche un impegno del settore giovanile Under 17 contro il San Paolo Ostiense. È il segno di una città che si ferma e di una società che prova a marcare una distanza netta da quanto accaduto, mentre la magistratura porta avanti gli accertamenti e chiede alla tifoseria di collaborare con senso di responsabilità.
I messaggi delle istituzioni: la condanna e gli impegni
Sul fronte politico e dell’ordine pubblico, la condanna è stata netta. La premier ha definito inaccettabile l’assalto, mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha richiamato la necessità di una cultura del rispetto e il rifiuto di ogni sopraffazione legata al tifo, riaffermando l’impegno del Viminale nel coordinamento delle misure di sicurezza. Parole che pesano, perché misurano il confine tra passione sportiva e violenza organizzata.
Nel frattempo, l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive è stato convocato per valutazioni aggiuntive su misure e prescrizioni per le trasferte, mentre la Procura federale segue da vicino gli atti della magistratura ordinaria. La catena istituzionale, dall’ordinamento sportivo a quello penale, procede in parallelo: due binari che dovranno incrociarsi quando i fatti saranno consolidati e le responsabilità, individuali e collettive, adeguatamente provate.
Domande che corrono insieme al dolore
Che cosa viene contestato ai tre fermati? La Procura di Rieti procede per omicidio volontario in relazione alla morte di Raffaele Marianella, ipotesi sostenuta dalla presenza di “gravi indizi di colpevolezza” indicati dalla Questura. L’impianto accusatorio verrà vagliato nelle prossime fasi, a partire dagli atti d’indagine su chat, spostamenti e testimonianze che hanno circoscritto il gruppo sospettato. Ogni valutazione definitiva spetta al giudice naturale, nel rispetto della presunzione di innocenza.
I tre sono stati arrestati? Le cronache parlano di fermo e di trasferimento in carcere, misura eseguita dalla polizia e disposta in relazione alle esigenze indicate dagli inquirenti. Tecnicamente si tratta di “fermo d’indiziato di delitto”, istituto che consente di limitare la libertà personale in attesa della convalida e degli sviluppi dell’inchiesta. La dicitura e le modalità operative emergono dai comunicati ufficiali e dai resoconti delle agenzie nazionali.
Ci sono altre persone nel mirino? Oltre ai tre fermati, è emersa la posizione di un quarto ultrà indagato per favoreggiamento. Gli investigatori stanno passando al vaglio una decina di frequentatori della curva reatina, con l’obiettivo di definire ruoli, tempi e responsabilità individuali nella fase dell’agguato. È un mosaico che si compone incrociando testimonianze, filmati e messaggi scambiati prima e dopo la partita.
Perché la Sebastiani giocherà a porte chiuse? La FIP ha richiesto una misura cautelare subito accolta dal Tribunale federale: fino al compimento delle indagini preliminari, le gare interne della Sebastiani Rieti in A2 si disputeranno senza pubblico. Si tratta di una scelta eccezionale e temporanea, accompagnata dal minuto di silenzio in tutti i palazzetti e da ulteriori valutazioni affidate alla giustizia sportiva.
Come sarebbe stata organizzata l’azione? Dalle prime ricostruzioni raccolte dalla stampa nazionale, gli inquirenti sospettano una “spedizione punitiva” concordata in chat. Il pullman dei tifosi toscani sarebbe stato atteso nei pressi di uno svincolo, dove alcuni aggressori si sarebbero nascosti per colpire con pietre e mattoni al passaggio del mezzo. Tutti i dettagli sono oggetto di approfondimento, anche grazie ai dispositivi sequestrati.
Uno sguardo che pretende giustizia, non vendetta
In queste ore il rumore che resta è quello del respiro trattenuto di due comunità, Rieti e Pistoia, sospese tra sgomento e rabbia composta. La morte di Raffaele Marianella non è un fatto di “tifo”: è la frattura di un patto civile che lo sport dovrebbe custodire. Per questo ogni parola ha un peso, ogni dettaglio va misurato: le responsabilità vanno cercate con pazienza e provate oltre ogni dubbio, senza cedere all’urgenza di facili sentenze.
Noi continuiamo a seguire la vicenda strada per strada, aula per aula, convinti che la cronaca, quando serve davvero, debba saper guardare negli occhi chi chiede verità. Che le indagini arrivino in fondo, che lo sport ritrovi un perimetro sicuro, che la memoria di Raffaele resti, sobria e tenace, nelle scelte di ogni giorno. Da qui si riparte: dal dovere di raccontare, e dal coraggio di non abbassare lo sguardo.
