Una stagione che promette di cambiare tutto: il destino di Luigi Alfredo Ricciardi si piega finalmente al sentimento, mentre Napoli torna a dettare il tempo e l’anima del racconto. Le nuove puntate arrivano in un passaggio simbolico: un ritorno in tv attesissimo e una città che, più che cenário, è sguardo e memoria condivisa.
Un ritorno attesissimo: date, puntate, ritmo
Il conto alla rovescia è finito: la terza stagione sbarca su Rai1 da lunedì 3 novembre 2025 per quattro prime serate consecutive, fino al 24 novembre, riportando in onda il commissario più enigmatico della nostra fiction. La programmazione, definita per il lunedì sera, è stata indicata in modo chiaro da chi segue da vicino i palinsesti della rete e confermata dagli spazi dedicati della stampa specializzata, che segnalano un ciclo di quattro appuntamenti in sequenza, senza pause o slittamenti fuori mese, a beneficio di un racconto compatto e continuo. Lo ha sottolineato anche la stampa di settore con un calendario preciso, utile per orientare il pubblico e l’attesa, a partire dall’esordio del 3 novembre fino alla chiusura del 24 dello stesso mese, sempre in prima serata su Rai1.
L’assetto produttivo ribadisce la solidità del progetto: Lino Guanciale torna protagonista, con Maria Vera Ratti nel ruolo di Enrica, accanto a Antonio Milo e Enrico Iannello, per una stagione diretta da Gianpaolo Tescari e realizzata da Rai Fiction con Clemart. I quattro episodi, coerenti con la struttura narrativa già sperimentata, scelgono il passo della sintesi: pochi appuntamenti, alta densità emotiva, indagini che parlano al presente senza tradire l’impronta storica. L’impianto generale, compresa la regia e il cast cardine, è stato raccontato in dettaglio da chi ha seguito l’evoluzione del set fino all’uscita in palinsesto, precisando l’arrivo del 3 novembre e la scansione in quattro serate.
Napoli 1933: il cuore narrativo dove tutto accelera
Napoli, dicembre 1933. L’inverno stringe i vicoli, ma qualcosa si scioglie nell’animo del protagonista. Ricciardi e Enrica hanno iniziato a frequentarsi ufficialmente e questa nuova stagione esplora le conseguenze di una scelta rimandata per anni, tenuta indietro da un segreto insostenibile: la “maledizione” di vedere le vittime di morte violenta e di ascoltarne l’ultimo pensiero. È la condizione che ha reso il commissario un uomo separato dal resto del mondo, ma ora il baratro interiore sembra attenuarsi. I materiali diffusi in vista della messa in onda hanno ribadito proprio questo snodo: l’ambientazione nel 1933 e la linea sentimentale con Enrica diventano cerniera di un passo più intimo, pur dentro il perimetro dell’indagine.
Eppure, il baricentro resta la città. Maurizio de Giovanni lo ripete da sempre: vedere le sue storie in tv significa spedire una “cartolina” da Napoli, con le sue luci e le sue ombre, con quella irriducibile capacità di vivere il presente come fosse l’unico tempo possibile. All’apertura del Prix Italia 2025, celebrato in città dal 20 al 24 ottobre con un evento inaugurale dedicato proprio a Ricciardi al Teatro di San Carlo, la serie è stata raccontata nel suo rapporto viscerale con il luogo che la genera, incastonando la terza stagione nel calendario simbolico dei vent’anni dalla pubblicazione del primo romanzo. La settimana del Prix, annunciata dall’Ufficio Stampa Rai e dettagliata nel programma ufficiale, ha reso Napoli il punto d’ascolto ideale per questo ritorno in tv.
La metamorfosi di Ricciardi: dalla ferita alla fiducia
Chi segue Ricciardi dall’inizio sa che l’evoluzione non è un vezzo, ma una necessità. Stavolta la corazza cede: Lino Guanciale ha raccontato con lucidità questa svolta, spiegando come il personaggio scelga di smantellare difese che lo hanno protetto e isolato, scoprendo che aprirsi costa ma ripaga. In pubblico, durante l’anteprima al Bif&st di Bari del 28 marzo 2025, l’attore ha parlato di una vera “educazione ai sentimenti”: un percorso in cui il commissario si misura con emozioni nuove, perfino con situazioni lievi che ne esaltano l’umanità e ne riscrivono i confini. Questo quadro è stato descritto con chiarezza dalle cronache culturali che hanno seguito l’anteprima, con lo stesso de Giovanni a sottolineare la natura dinamica del suo protagonista.
Il movimento interiore, preparato con pazienza sin dal primo ciak, sboccia qui in quella che lo stesso team creativo ha definito come una vera fioritura emotiva. Abbandonarsi all’amore non è solo un’immagine: è l’approdo di un arco che parte dal dolore, attraversa la solitudine e atterra sulla possibilità concreta di una gioia condivisa. In quest’orizzonte, la stagione attinge ai romanzi più intensi del primo ciclo, quelli in cui le scelte private non sono un corollario, ma il motore stesso della storia. Questo intreccio tra pagina e schermo è stato richiamato anche nelle presentazioni pubbliche, che hanno rimarcato l’idea di una stagione “della svolta”, in cui la dimensione sentimentale entra al centro del quadro senza snaturare l’indagine.
Tra romanzi e schermo: i casi, la città, le crepe che si aprono
La nuova annata televisiva resta compatta: quattro episodi, ciascuno con un caso che non è mai solo il “caso della settimana”, ma uno specchio capace di restituire la fragilità degli anni Trenta e i nodi intimi dei protagonisti. Le anticipazioni pubbliche hanno spiegato che la terza stagione tocca gli ultimi libri del primo ciclo, sfruttandone l’ampiezza tematica per raccontare un Ricciardi tanto risoluto nelle indagini quanto vulnerabile nella sfera privata. È stato suggerito anche un cambio di registro a tratti sorprendente: non mancano passaggi più leggeri, quasi inaspettati per chi conosce la ritrosia del personaggio, utili però a rivelare corde che finora erano rimaste in ombra. È un equilibrio studiato con cura e condiviso nelle anteprime di primavera.
Attorno a lui, il mondo non tace. La relazione con Enrica si fa concreta e, come ogni relazione vera, porta con sé nodi pratici e morali: segreti non detti, promesse da tenere, ostacoli familiari. Nelle parole spese in pubblico, è emerso persino il tema di piccoli tumulti legali legati a impegni di vita – un fidanzamento agitato, l’organizzazione di un matrimonio – mentre sul versante investigativo si preannuncia una pressione crescente, con casi che si allargano e nuove responsabilità da reggere. Dentro questo quadro, Napoli continua a esigere la sua quota di verità: una città che non ama guardarsi allo specchio, ma chiede ai suoi figli di riconoscerla per quello che è.
Le risposte che cercavamo prima della prima
Quando va in onda la terza stagione? Dal 3 al 24 novembre 2025, ogni lunedì in prima serata su Rai1: quattro appuntamenti, quattro settimane, un filo narrativo senza strappi. La scansione settimanale consente di seguire il percorso emotivo e investigativo con continuità, trasformando novembre in un piccolo romanzo televisivo a puntate. La data di partenza e la cadenza sono state comunicate e ribadite dalle principali testate dedicate alla tv generalista che hanno messo nero su bianco il calendario e l’assetto delle serate, a partire dall’esordio del 3 novembre.
Quante puntate ci aspettano e con quale struttura? Quattro episodi, ognuno costruito come un tassello a sé, ma legato agli altri da un filo sentimentale e morale che punta dritto al cuore del personaggio. La scelta della “breve stagione” è un marchio di fabbrica che accentua l’intensità: pochi capitoli per dire molto, evitando diluizioni. Questa configurazione – quattro serate, cast confermato, regia di Gianpaolo Tescari – è stata presentata in modo articolato dagli approfondimenti usciti in vista del debutto, che hanno messo in fila i nomi, le date e le coordinate creative.
Che tono avrà il nuovo Ricciardi? Più esposto, meno corazzato. È lo stesso Lino Guanciale ad aver spiegato pubblicamente la traiettoria: il commissario smette di nascondersi, si lascia attraversare da ciò che prova e impara che esporsi costa, ma vale. Una vera “educazione ai sentimenti”, raccontata durante l’anteprima al Bif&st di Bari, dove è stato mostrato il primo episodio. Lì si è parlato di una metamorfosi che spalanca spiragli di leggerezza dentro un impianto da crime, senza tradire la gravità del contesto storico.
Perché Napoli è così centrale anche fuori dallo schermo? Perché la città è stata il palcoscenico simbolico del Prix Italia 2025, dal 20 al 24 ottobre, con un evento inaugurale al Teatro di San Carlo dedicato proprio a Ricciardi e ai vent’anni del primo romanzo. La settimana ha rimesso Napoli al centro del dialogo tra broadcaster, università e pubblico, facendo della serie un tassello di un racconto più ampio che unisce cultura, industria e memoria. È qui che il legame tra pagina, schermo e città ha ritrovato la sua voce più autentica.
Uno sguardo finale: la misura umana del cambiamento
Ci sono stagioni che avanzano silenziose e poi, all’improvviso, ti costringono a guardare. Questa terza stagione di Il commissario Ricciardi appartiene a quella categoria: un uomo decide che la paura non sarà più l’unico modo di stare al mondo. La televisione, quando resta fedele alle persone prima che ai generi, sa restituire proprio questo: la fatica dei passaggi, il coraggio di dirsi, la grazia inattesa di un sentimento che trova casa. È il patto con chi ci legge e ci segue: raccontare storie che, per una volta, ci somiglino davvero.
