Nel giro di pochi mesi, l’assistenza ai pazienti con malattia renale cronica ha cambiato ritmo: farmaci più accessibili, diagnosi anticipate, terapie domiciliari rilanciate. A Riccione, dal 21 al 24 ottobre 2025, la nefrologia italiana si dà appuntamento per trasformare queste promesse in pratica clinica quotidiana, con un messaggio netto: agire ora.
Una rivoluzione concreta che riparte dai reni
Il 66° Congresso della Società Italiana di Nefrologia, in programma a Riccione dal 21 al 24 ottobre 2025, mette al centro un’idea semplice e potentissima: la salute dei reni è un’urgenza del presente. Il claim dell’evento – “La salute dei reni è ora: trasformiamo le cure nefrologiche” – richiama a responsabilità e visione, con un’agenda fitta di temi che uniscono cure, organizzazione e sostenibilità. La comunità scientifica arriva all’appuntamento forte di nuove evidenze, di una strategia nazionale in fieri e di una consapevolezza globale: la malattia renale non può più attendere.
Dietro questo scatto c’è la maturazione di una stagione terapeutica che ha cambiato la traiettoria clinica di molte persone a rischio. Le gliflozine hanno ridisegnato la prevenzione della progressione verso l’insufficienza renale terminale; gli agonisti del recettore del GLP-1 come semaglutide hanno consolidato un beneficio renale e cardiovascolare; finerenone ha aggiunto protezione d’organo nei diabetici con malattia renale. E all’orizzonte si affacciano gli antagonisti delle endoteline, pronti a incidere sulla proteinuria in specifiche nefropatie. Non è un futuro lontano: è la trama su cui si costruisce il presente.
Dai farmaci alle persone: accesso, tempi e scelte che cambiano il decorso
Il cambio di passo si vede già nei corridoi delle farmacie territoriali: dal 19 luglio 2025 le gliflozine non richiedono più piano terapeutico e sono erogate con ricetta ripetibile. È uno snodo che semplifica l’accesso e riduce le attese, con ricadute pratiche per medici e pazienti. Le stesse gliflozine, se avviate precocemente, possono ritardare la dialisi anche di molti anni: nelle parole del presidente Luca De Nicola, l’avvio tempestivo può spostare in avanti l’esito di 15-20 anni nei profili più favorevoli. È un margine di tempo che vale qualità di vita, lavoro, progetti.
La strategia oggi più solida si gioca su combinazioni intelligenti. Accanto alle gliflozine, gli agonisti GLP-1 come semaglutide hanno dimostrato di ridurre eventi renali maggiori e mortalità; finerenone ha diminuito progressione renale e ricoveri per scompenso nei diabetici con nefropatia. Per alcune forme, gli antagonisti delle endoteline (ad esempio atrasentan e sparsentan) hanno ottenuto approvazioni condizionate o accelerate sull’endpoint di riduzione della proteinuria, con la verifica sugli esiti di funzione attesa nei prossimi anni. Tradotto: più strumenti, meglio mirati, per rallentare la corsa verso la dialisi.
Diagnosi precoce: due esami, una grande differenza
Per salvare funzione renale, il tempo è la prima terapia. In ambulatorio bastano due accessi, quasi sempre: creatininemia per stimare l’eGFR e esame urine con rapporto albumina/creatinina (uACR). Le linee guida internazionali aggiornate nel 2024 indicano questi test come cardine per chi è a rischio: ipertesi, diabetici, obesi, cardiopatici. Non è solo buona pratica: è il binario su cui far correre le cure giuste al momento giusto, con possibilità di follow-up più stretto nei profili ad alto rischio.
Se l’anonimato dei sintomi tradisce la malattia fino a stadi avanzati, la risposta va organizzata a monte. In Italia si lavora a percorsi condivisi tra territorio e ospedale per rendere sistematica l’identificazione dei pazienti fragili e avviare rapidamente le terapie che cambiano la storia naturale della malattia. Sullo sfondo, il riconoscimento internazionale: il 23 maggio 2025 l’Assemblea Mondiale della Sanità ha approvato la prima risoluzione specifica sulla salute renale, un invito ai Paesi a integrare prevenzione e cura nelle strategie nazionali.
La dialisi che entra in casa: autonomia, sicurezza, sostenibilità
C’è un’altra rivoluzione che passa dalla porta di casa e migliora libertà e continuità di vita: la dialisi peritoneale. Oggi è una modalità matura e sicura, eseguibile in autonomia nella grande maggioranza dei casi, con l’aiuto di un caregiver quando serve. Il Censimento 2024 del progetto SIN sulla peritoneale mostra che in Italia oltre un quinto dei pazienti in PD è assistito, il che implica che circa quattro su cinque gestiscono la terapia in autonomia. È un dato che racconta concretezza e fattibilità.
La PD è anche un investimento che rende: valutazioni di Health Technology Assessment stimate da ALTEMS indicano un costo medio per paziente inferiore rispetto all’emodialisi e un potenziale risparmio cumulato di circa 171 milioni di euro in cinque anni, se aumentasse la diffusione della metodica. In più, per molti pazienti si riducono ricoveri e spostamenti, con un impatto tangibile sulla qualità di vita. L’Italia oggi utilizza la peritoneale in quote ancora limitate: farla crescere significa liberare risorse e riportare la cura vicino alle persone.
Nuove molecole, nuove speranze: cosa cambia con gli antagonisti delle endoteline
Nel panorama delle terapie mirate, gli antagonisti del recettore dell’endotelina stanno ritagliandosi spazio in nefropatie selezionate. Nel 2024-2025, l’Europa ha autorizzato sparsentan in via condizionata per la nefropatia a IgA, mentre negli Stati Uniti atrasentan ha ottenuto un’approvazione accelerata per la riduzione della proteinuria nella stessa indicazione. Sono segnali che vanno letti con prudenza: i benefici sulla progressione di funzione renale devono essere consolidati con i dati di outcome attesi nei prossimi anni. L’importante, oggi, è poter personalizzare.
Questa frontiera è complementare, non alternativa, alle terapie cardiorenali già in uso. In molte storie cliniche, la combinazione di più farmaci – gliflozine, antagonisti dei mineralcorticoidi non steroidei, agonisti GLP-1 – insieme a misure sullo stile di vita, pressione arteriosa e controllo metabolico, sta cambiando l’esito nel medio termine. È qui che la nefrologia italiana può fare la differenza: usare presto e bene ciò che abbiamo, portando in prima linea cure moderne e accessibili.
Riccione, quattro giorni per decidere il prossimo decennio
Al Palariccione si discuterà di tutto ciò che serve per tradurre evidenze in pratica: dall’uso appropriato dei nuovi farmaci alla presa in carico territoriale, fino all’adozione di strumenti digitali per intercettare i pazienti che oggi sfuggono al radar. La direzione scientifica del congresso, affidata al prof. Mario Cozzolino, riflette questa ambizione: identificazione precoce dei soggetti a rischio, collaborazione fra specialisti, e una visione capace di tenere insieme clinica, organizzazione e formazione. Il futuro si prepara in sala, ma vive poi negli ambulatori.
Il tempo della cura dei reni non è più dilatabile. Il riconoscimento della priorità a livello OMS traccia una cornice politica; le semplificazioni regolatorie sulle gliflozine chiudono il cerchio dell’accesso; le terapie emergenti promettono orizzonti più lunghi lontano dalla dialisi. Resta un compito per tutti: far sì che diagnosi e farmaci arrivino presto, ovunque, senza eccezioni. È la strada più breve per risparmiare sofferenze – e vite.
Domande, risposte, scelte
Le gliflozine sostituiscono la dialisi? No. Agiscono prima, rallentando la progressione della malattia e riducendo il rischio di arrivare alla terapia sostitutiva. Se iniziate tempestivamente, possono rimandare l’ingresso in dialisi di molti anni, soprattutto nei profili a rischio trattati per tempo.
Chi dovrebbe fare per primo i controlli? Ipertensi, diabetici, obesi e cardiopatici: creatinina per eGFR e urine con uACR sono i due esami essenziali. Sono semplici, ripetibili e consentono di calibrare il follow-up in base al rischio individuale.
Che cosa offre la dialisi peritoneale in più? Autonomia, continuità di vita, minori spostamenti. Per molti pazienti può essere gestita a domicilio, con il supporto di un caregiver quando necessario. Studi economici indicano anche un vantaggio di costo rispetto all’emodialisi.
Quando sono cambiate le regole di accesso alle gliflozine? Dal 19 luglio 2025 le gliflozine sono prescrivibili con ricetta ripetibile ed erogate in farmacia, senza piano terapeutico: meno burocrazia, più rapidità di presa in carico.
Gli antagonisti delle endoteline sono già una certezza? Per alcune nefropatie rare hanno ricevuto autorizzazioni su proteinuria, ma il pieno beneficio sulla funzione renale sarà confermato dai dati di esito attesi nei prossimi anni. Sono un tassello in più per una terapia davvero su misura.
Il nostro punto di vista: curare prima, curare meglio
Da cronisti che seguono la sanità al letto del paziente, sappiamo che i grandi cambiamenti non si misurano solo con gli studi ma con i gesti quotidiani: un medico che prescrive subito la terapia giusta; un paziente che impara a conoscersi; un servizio che sceglie la peritoneale quando conviene alla persona, non all’abitudine. Le prove ci sono, gli strumenti anche: adesso tocca a noi trasformarli in cura.
