La Manovra 2026 introduce una cornice chiara per i servizi erogati nelle farmacie. L’Uap, guidata da Mariastella Giorlandino, la saluta come un passo atteso: i servizi diagnostici dovranno rispettare gli stessi requisiti previsti per ogni altra struttura sanitaria, a tutela dei cittadini e dell’equità del sistema.
Servizi diagnostici in farmacia: la cornice che cambia
Nella bozza della legge di Bilancio 2026, l’articolo dedicato alla “farmacia dei servizi” — indicato nelle anticipazioni di stampa come articolo 67 — subordina l’erogazione di prestazioni diagnostiche in farmacia al rispetto dei criteri validi per tutte le altre strutture sanitarie, quelli delineati dal decreto legislativo n. 502/1992 in tema di autorizzazione e accreditamento. L’Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata considera questa impostazione un segnale di responsabilità istituzionale: stesse regole per la stessa prestazione, in qualunque luogo sia erogata, per coniugare prossimità e sicurezza clinica.
Secondo quanto appreso e rilanciato pubblicamente, la norma prevede inoltre che la remunerazione dei servizi sia definita nell’alveo degli accordi regionali, entro i limiti delle risorse vincolate e con la vigilanza del ministero della Salute, chiamato a ricevere annualmente dati sull’utilizzo dei fondi e sui volumi di attività. Per Giorlandino si tratta di un intervento coerente con la linea sostenuta dall’Uap: evitare scorciatoie regolatorie, rispettare gli standard di sicurezza, qualità e accreditamento, preservando l’equilibrio fra pubblico e privato accreditato e l’uguaglianza dei cittadini davanti al Ssn.
Perché il rinvio al D.Lgs. 502/1992 conta
Il riferimento al D.Lgs. 502/1992 è dirimente perché quell’impianto definisce la logica dell’accreditamento istituzionale: la Regione rilascia l’accreditamento alle strutture già autorizzate se rispettano requisiti ulteriori di qualificazione, dimostrano funzionalità rispetto alla programmazione e superano verifiche su attività svolta e risultati. Il decreto indica inoltre criteri uniformi: dotazioni tecnologiche adeguate, organizzazione interna, qualificazione del personale, partecipazione a programmi di valutazione e controlli esterni sulla qualità. È un linguaggio di responsabilità, che vale per tutti e che, riportato in farmacia, alza l’asticella della tutela per l’utente finale.
Questo tassello arriva dopo anni in cui la “farmacia dei servizi” è cresciuta per gradi, tra sperimentazioni e aggiustamenti. Nella Manovra per il 2025 la proroga della sperimentazione è stata confermata e si è previsto che entro il 30 settembre 2025 Comitato paritetico e Tavolo tecnico valutassero gli esiti complessivi, in vista di una possibile stabilizzazione dei nuovi servizi. Lo stesso percorso ha messo a fuoco anche il tema della filiera del farmaco e delle sue remunerazioni, in parallelo con l’estensione della rete di servizi nelle farmacie. La fotografia scattata da rapporti recenti mostra un aumento delle farmacie coinvolte in screening, telemedicina e test di prima istanza, un segnale di domanda evidente sul territorio.
La posizione dell’Uap e il percorso istituzionale
L’Uap negli ultimi mesi ha evidenziato il rischio di una deregulation travestita da semplificazione, chiedendo tavoli trasparenti e inclusivi quando si discuteva di ampliamento delle prestazioni in farmacia: dai test diagnostici alla fisioterapia, fino alle campagne vaccinali. In più occasioni l’associazione ha ribadito un principio semplice: chi eroga prestazioni sanitarie deve sottostare agli stessi requisiti di qualità e sicurezza. È in questa scia che l’orientamento emerso nella Manovra 2026 viene letto come un cambio di passo: non un freno alla prossimità, ma l’ancoraggio delle nuove attività a regole chiare, verificabili e condivise, per evitare sovrapposizioni di ruoli e responsabilità.
Nelle parole di Mariastella Giorlandino, questa impostazione “riporta” il ruolo delle farmacie dentro il perimetro ordinario del Ssn, valorizzandone la funzione di vicinanza ai cittadini senza minare la sicurezza clinica né i principi di equità tra strutture pubbliche e private. L’Unione esprime soddisfazione per la scelta del Governo, auspica che la disposizione venga approvata nella sua formulazione attuale e rinnova la disponibilità al dialogo istituzionale con Governo, Regioni e Ordini professionali, per costruire un modello territoriale efficace, sostenibile e rispettoso delle regole. Una sanità di prossimità è credibile se poggia su requisiti misurabili e responsabilità definite.
Le risorse e la vigilanza: cosa prevedono gli accordi
L’altro punto qualificante è economico e di governance: la remunerazione dei servizi sarà definita nell’ambito degli accordi regionali, dentro risorse vincolate, con il ministero della Salute che controllerà annualmente utilizzo dei fondi e volumi di attività. Nel quadro complessivo della Manovra 2026, la sanità riceve risorse aggiuntive significative e, nelle ricostruzioni circolate in questi giorni, emerge anche un capitolo destinato a stabilizzare la farmacia dei servizi. È una scelta che, se confermata in Aula, istituzionalizzerà percorsi oggi sperimentali, subordinandoli a standard e verifiche di sistema.
A riprova di una stagione normativa più strutturata, nel marzo 2025 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’Accordo collettivo nazionale per i rapporti con le farmacie pubbliche e private, che ha aggiornato il perimetro delle attività (prenotazioni, vaccinazioni, telemedicina, test) e i relativi requisiti logistici e igienico-sanitari, inclusa la dotazione di materiali e presìdi per gli interventi. È la cornice operativa entro cui s’inserisce la nuova disciplina prospettata dalla Manovra, con l’ulteriore garanzia dell’accreditamento istituzionale per le attività a valenza clinica.
Cosa cambia per i cittadini nei fatti
Per chi entra in farmacia per una prestazione, la differenza è sostanziale e, insieme, rassicurante: standard omogenei su strutture, tecnologie, professionalità; tracciabilità dei percorsi; controlli e verifiche paragonabili a quelli richiesti a ogni altra struttura sanitaria. Significa che la prossimità non si traduce in leggerezza, ma in regole comuni che allineano qualità e responsabilità, consentendo una sinergia reale tra farmacisti, medici di medicina generale, specialisti e laboratori, con percorsi di presa in carico più chiari e la possibilità di valorizzare i servizi utili senza comprimere la sicurezza del paziente.
Resta, naturalmente, un percorso istituzionale da compiere. Il dibattito avviato nelle ultime settimane — tra approvazioni parlamentari e pronunce attese davanti ai giudici amministrativi — conferma quanto il tema intercetti l’organizzazione della sanità territoriale. È calendarizzata, per esempio, la fase conclusiva di un ricorso al Tar Lazio promosso da Uap, con udienza fissata al 2 dicembre 2025: un banco di prova ulteriore per i principi ribaditi dalla Manovra, in vista di un assetto ordinario stabile e condiviso.
Domande rapide, risposte chiare
Che cosa introduce davvero questa norma per le farmacie? Introduce un principio semplice e potente: per i servizi diagnostici in farmacia valgono gli stessi criteri di autorizzazione e accreditamento previsti per ogni altra struttura sanitaria dal D.Lgs. 502/1992. In pratica, cambia la soglia di responsabilità: tecnologie adeguate, personale qualificato, controlli e verifica degli esiti diventano elementi non negoziabili, a garanzia del cittadino e della credibilità dell’intero sistema di assistenza territoriale.
Chi decide come verranno pagati questi servizi e con quali soldi? La remunerazione sarà definita negli accordi regionali, entro risorse vincolate, e sotto la vigilanza del ministero della Salute, che verificherà annualmente l’utilizzo dei fondi e i volumi di attività. È un meccanismo che responsabilizza i territori e il centro: le Regioni calibrano l’offerta in base ai bisogni locali, il ministero osserva, misura e chiede conto, così da evitare dispersioni e garantire una distribuzione coerente delle prestazioni.
Quando potremo vedere gli effetti sul territorio? I tempi dipendono dall’iter parlamentare della Manovra e dai successivi passaggi applicativi regionali. L’impatto sarà progressivo: prima l’approvazione della legge, poi gli accordi con cui le Regioni inseriranno le prestazioni nella programmazione, definendo remunerazioni, requisiti e controlli. È un percorso graduale, ma destinato a incidere: quanto più chiari saranno gli standard, tanto più rapida sarà la trasformazione in servizi accessibili e sicuri.
Perché l’Uap valuta positivamente questa impostazione? Perché evita scorciatoie regolatorie. La posizione è da tempo lineare: non si contesta la prossimità, ma si chiede che prestazioni cliniche, ovunque erogate, rispettino regole comuni su qualità, sicurezza e responsabilità. Subordinare i servizi diagnostici in farmacia all’accreditamento istituzionale mette tutti sullo stesso piano e tutela sia i pazienti sia gli operatori che investono per mantenere alti gli standard.
Un patto di prossimità che non rinuncia alla qualità
Da questa pagina guardiamo alle scelte del Parlamento con la sensibilità di chi attraversa ogni giorno le storie della sanità di prossimità: luoghi, volti, attese. La prossimità vale se non chiede sconti alla qualità. Regole uguali per tutti non sono un tecnicismo, ma una promessa mantenuta ai cittadini: trovare vicino a casa ciò che serve, sapendo che ciò che conta — sicurezza, competenza, responsabilità — non cambia mai, ovunque si entri per curarsi.
