Bruce Springsteen è tornato a parlarsi addosso con la franchezza che riconoscete nelle sue canzoni. Ieri sera, domenica 19 ottobre 2025, nell’intervista con Fabio Fazio a Che tempo che fa sul NOVE (in streaming su discovery+), il “Boss” ha legato il nuovo film Springsteen: Liberami dal Nulla alla stagione più fragile della propria vita: quella in cui compose Nebraska. Accanto a lui, in collegamento, c’era Jeremy Allen White, che quel Bruce in bilico lo interpreta sullo schermo. Ne è uscito un racconto asciutto e umano, che non fa sconti né alla politica né alla psiche.
Il punto d’arrivo è il cinema: Springsteen: Liberami dal Nulla (regia di Scott Cooper) arriva nelle sale italiane il 23 ottobre con The Walt Disney Company Italia/20th Century Studios. Il film non rincorre il mito: guarda al laboratorio di un artista che si salva lavorando, mentre riorganizza i propri demoni. È tratto dal libro di Warren Zanes, uscito in Italia come Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska (Jimenez Edizioni). Una scelta narrativa che sposta il baricentro dall’iconografia al corpo a corpo con la vulnerabilità.
Le frasi che contano
Nel dialogo con Fazio, Springsteen ha toccato il presente americano con parole nette: «Non so dove stiamo andando… farò del mio meglio, con la mia piccola influenza, per far sì che le cose cambino». Ha aggiunto che gli Stati Uniti «non hanno una storia di autocrazia» e che per 250 anni hanno lottato per la libertà. Dichiarazioni che riportano il discorso pubblico al terreno dell’impegno personale, senza proclami.
La politica non ha oscurato il cuore dell’intervista: la salute mentale. Springsteen ha definito i primi anni Ottanta «anni di grande transizione per la mia salute mentale e per la vita», collegando quella scossa interiore alla nascita di Nebraska. Non eroismo, piuttosto un mestiere: «seguire la musa», cercare la verità più che il successo. Nelle sue parole, la musica torna a essere un modo per tenere insieme le crepe.
L’uomo dietro il personaggio
Un passaggio ha colpito tutti: rivedere la casa della nonna, ricostruita per il film. «La sogno ancora, almeno due volte l’anno», ha raccontato. Quel set diventa memoria tangibile – il luogo da cui risalire. Sono immagini che spiegano meglio di mille etichette cosa significhi raccontarsi senza maschere, dentro un’opera che preferisce l’intimo allo spettacolo.
Accanto a lui, Jeremy Allen White ha parlato della responsabilità di cantare e suonare quelle canzoni, di imparare a togliergli voce per restituirgli anima. Springsteen ha sorriso e l’ha “ingaggiato” in modo affettuoso: «Licenzio Little Steven e metto Jeremy al suo posto». Battuta, certo, ma anche investitura. Un patto: raccontare l’uomo prima del monumento.
Il film che arriva adesso (e perché)
Springsteen: Liberami dal Nulla non è un santino. Cooper – e qui sta la scommessa – restringe l’inquadratura su due anni e lascia parlare il silenzio delle stanze dove Nebraska è nato, più che il fragore degli stadi. È la stessa scelta del libro di Zanes, che in Italia ha rimesso al centro quel nastro quattro piste e la sua ostinazione. Una bussola chiara: meno agiografia, più verità di bottega.
Per chi aspetta il film: 23 ottobre nei cinema italiani, con 20th Century Studios. Negli Stati Uniti l’uscita è fissata per il 24 ottobre. La finestra è strettissima: un giorno che basta a farci sentire parte della prima ondata, senza ritardi né voci di corridoio.
L’apparizione a Che tempo che fa: dove rivederla
L’intervista è andata in onda sul NOVE ed è disponibile in streaming su discovery+ nelle pagine del programma. Se avete voglia di riascoltare i passaggi sulle paure, o la riflessione sulla libertà americana, il player di NOVE conserva clip e momenti chiave della puntata del 19 ottobre 2025.
Il format lo conoscete: Fazio in regia delle domande, Luciana Littizzetto e Filippa Lagerbäck a presidiare tono e ritmo. La presenza di Springsteen e White ha dato alla serata un taglio internazionale, ma il baricentro è rimasto l’ascolto. Nessun rumor, solo parole messe bene in fila.
Che cosa ci portiamo a casa
La lezione più concreta non è un titolo a effetto: è l’idea che chiedere aiuto – e parlarne in pubblico – non tolga niente alla grandezza artistica. Anzi, la rende più leggibile. In questo senso, l’arrivo al cinema di Liberami dal nulla può diventare, per molti di voi, un promemoria: andare a vedere un film biografico per capire meglio se stessi, non solo chi c’è sul poster.
C’è poi un invito implicito che ci riguarda tutti: non ridurre la politica a tifo. Quelle frasi sull’autocrazia e sul «fare la propria parte» pesano perché dette da chi ha già un megafono enorme e lo usa con misura. È un equilibrio raro: esporsi senza gridare, ricordando che ogni parola chiama responsabilità.
