Nel cuore della Festa del Cinema di Roma, le parole di Stephen Graham arrivano dritte dove fa più male: il rapporto, spesso sbilanciato, tra adulti e nuove generazioni. L’attore è nella Capitale con Good Boy di Jan Komasa, un racconto che scava nella crescita e nei suoi inciampi, tra amore, controllo e responsabilità condivise.
Una presa di posizione che nasce sul tappeto rosso
La riflessione di Graham suona come un invito all’azione: gli adulti sanno giudicare con rapidità i più giovani, ma esitano a riconoscerne impegno e valore. Incontrando la stampa italiana, l’attore ha ribadito quanto contino ascolto, opportunità e guida: accompagnare non significa sostituirsi, ma offrire carezze e regole, fiducia e confini. È un tema che l’interprete conosce sul campo: da anni sceglie personaggi che vivono la genitorialità come un gesto quotidiano, fatto di errori, riparazioni e scelte non sempre comode. Questo sguardo, alla Festa, si traduce in una testimonianza calda, concreta, che restituisce dignità alle fragilità dell’età di mezzo e di chi sta iniziando a cercare il proprio posto.
Nel suo percorso recente, Graham ha legato sensibilità e mestiere a storie che interrogano l’adolescenza senza scorciatoie. È anche la matrice dell’ultimo anno televisivo: il successo della miniserie Adolescence su Netflix, premiata agli Emmy 2025, ha portato l’attore sotto i riflettori per un ruolo paterno che rifugge gli stereotipi, guadagnandosi attenzioni e riconoscimenti internazionali, come riportato dalla stampa statunitense e dalle piattaforme del titolo.
Good Boy: una fiaba nera che mette a disagio per farci pensare
Good Boy si presenta come una fiaba dark che costringe lo spettatore a fare i conti con un’idea scomoda: educare può diventare un atto di potere. Tommy (Anson Boon), diciannove anni e una scia di eccessi, si risveglia con una catena al collo nel seminterrato di una casa isolata. Ad aspettarlo ci sono Chris (Graham), la moglie Kathryn (Andrea Riseborough) e il figlio Jonathan. L’obiettivo dichiarato è rifarlo da capo, trasformarlo in un “bravo ragazzo”: una riabilitazione forzata che pone domande urticanti sulla libertà, sulla cura che sconfina nella coercizione e sulle scelte che ci definiscono.
Il film, coproduzione Regno Unito–Polonia, affida a Graham e Riseborough la tensione di una coppia sospesa tra affetto e dominio, mentre Boon lavora sul corpo e sul silenzio per restituire smarrimento e resistenza. La scrittura di Bartek Bartosik e Naqqash Khalid evita semplificazioni, costruendo una prigione di gesti, rituali, premi e punizioni che interrogano lo spettatore: quanto siamo disposti a giustificare, in nome del bene? La sinossi ufficiale parla esplicitamente di un processo di “rieducazione” che avviene dentro una famiglia disfunzionale, dove l’empatia è spesso un travestimento.
Dal debutto a Toronto alla passerella romana
Dopo la prima mondiale il 5 settembre 2025 nella sezione Centrepiece del Toronto International Film Festival, Good Boy ha proseguito il suo viaggio verso Londra e poi Roma. Il percorso festivaliero conferma l’interesse internazionale per l’opera di Jan Komasa, autore già amato per l’intensità dei suoi racconti. Le comunicazioni ufficiali di TIFF e BFI London Film Festival indicano la presenza del titolo in selezione, con proiezioni dedicate e scheda di accredito agli interpreti principali.
Alla Festa del Cinema di Roma, la giornata di domenica 19 ottobre ha previsto tappeto rosso e presenza del regista con il cast. La Fondazione Cinema per Roma ha segnato in agenda l’arrivo di Komasa, Graham, Riseborough e Boon, mentre il calendario delle repliche riportava l’appuntamento con Good Boy nelle sale del Giulio Cesare. L’evento è stato presentato in Italia con il supporto di Minerva Pictures e Filmclub Distribuzione, in concorso nella sezione Progressive Cinema.
Dalla serialità al rock: un anno pieno per Stephen Graham
Il richiamo al mondo giovanile non si ferma qui. In televisione, la miniserie Adolescence ha consolidato l’autorevolezza di Graham, con risultati di ascolto e riscontro critico che hanno attraversato i confini, culminando nel trionfo agli Emmy. La combinazione tra scrittura e interpretazione ha convinto pubblico e critica, come documentato dal Media Center della piattaforma e dai resoconti della stampa statunitense. In questa veste, l’attore racconta una paternità che non teme la verità, anche quando ferisce.
Al cinema, invece, Graham torna nella storia della musica con Springsteen: Liberami dal Nulla (Springsteen: Deliver Me from Nowhere): nelle sale italiane da giovedì 23 ottobre 2025 e negli Stati Uniti dal 24 ottobre, il film di Scott Cooper segue la genesi di Nebraska (1982) e affida a Jeremy Allen White il ruolo del Boss. Graham interpreta il padre, in un racconto che mette a nudo i legami familiari e la creazione artistica. L’uscita è confermata dai materiali ufficiali e dalla stampa d’agenzia.
La firma di Komasa e una squadra creativa di peso
Una parte del magnetismo di Good Boy nasce dallo sguardo di Jan Komasa, autore capace di trasformare dilemmi morali in cinema concreto. A sostenere il film c’è una squadra di altissimo profilo: la fotografia di Michał Dymek e la partitura originale del compositore Abel Korzeniowski alimentano un’atmosfera tesa, insinuante, dove ogni gesto ha un’ombra lunga. La produzione porta le firme di Jeremy Thomas, Ewa Piaskowska e Jerzy Skolimowski; un’alleanza che incide sul respiro internazionale del progetto.
Le prime recensioni raccontano un’opera senza compromessi, capace di evocare riferimenti al cinema più spiazzante pur restando attaccata al presente. Testate britanniche hanno sottolineato la prova di Graham e Riseborough, mentre gli aggregatori segnano un’accoglienza critica molto positiva nelle prime settimane di circuito festivaliero. Non è un film accomodante: pretende partecipazione, chiede di scegliere da che parte stare e mette in discussione il nostro modo di pensare alla “rieducazione”.
Giovani, adulti e schermi: una ferita che chiede cura
Accanto a Graham, anche Anson Boon ha rimarcato un punto: la tecnologia, oggi, non è un semplice contesto ma un livello ulteriore di difficoltà per chi cresce. Il suo Tommy è figlio di un ecosistema digitale che amplifica esibizione e consenso, e il lavoro fisico sul set—costretto per ore con una catena attorno al collo—ha reso tangibile la gabbia, mentale e materiale. Il risultato è un’interpretazione che parla di prigionie visibili e invisibili.
Questa consapevolezza attraversa anche la nostra esperienza di spettatori. È qui che il film dialoga con la realtà: se la promessa adulta è sicurezza, dove si colloca il limite? E, ancora: è possibile educare senza possedere? Quando Graham invita a lodare più che giudicare, sposta l’attenzione dal modello da imporre alla relazione da costruire. La sala, a quel punto, diventa uno spazio condiviso dove adulti e ragazzi possono rivedersi, riconoscersi, talvolta chiedersi scusa. È un movimento piccolo, ma decisivo.
Domande in tasca: quello che volevate sapere
Che cos’è, in poche parole, Good Boy? Un thriller morale travestito da fiaba nera: un diciannovenne viene rapito da una famiglia che sogna di “raddrizzarlo”. Da lì si apre un campo minato fatto di potere, affetto, violenza e regole piegate al tornaconto degli adulti. La trama ufficiale dei materiali di vendita e la scheda del British Council insistono sul dispositivo della “rieducazione” forzata, cuore tematico del film e miccia del conflitto.
In quale sezione è presentato alla Festa del Cinema di Roma? Il film è in concorso nella sezione Progressive Cinema della ventesima edizione. La giornata del 19 ottobre prevede tappeto rosso con Komasa e il cast, come segnalato dal sito della Fondazione Cinema per Roma, mentre il programma delle sale indica le repliche al Giulio Cesare. È un passaggio chiave del tour festivaliero, tra Toronto, Londra e Roma.
Chi compone il cast principale e perché è importante? Stephen Graham interpreta Chris, Andrea Riseborough è Kathryn, Anson Boon è Tommy; il giovane Kit Rakusen completa il nucleo familiare. La loro triangolazione regge il peso etico del racconto: performance calibrate tra empatia e dominio. Lo confermano note ufficiali di festival e vendite internazionali, oltre ai primi giudizi della critica britannica.
Perché si parla tanto di Stephen Graham in questo momento? Perché arriva a Roma dopo un anno di grande esposizione: la miniserie Adolescence su Netflix ha conquistato pubblico e premi—compresi gli Emmy—e, a ridosso della Festa, l’attore è anche sul grande schermo con Springsteen: Liberami dal Nulla, in cui interpreta il padre del musicista. Due territori diversi, un filo unico: la paternità come terreno fragile, ma necessario.
Quando esce il film su Springsteen e chi lo interpreta? Il biopic diretto da Scott Cooper, con Jeremy Allen White nei panni di Bruce Springsteen, arriva negli Stati Uniti il 24 ottobre 2025 e in Italia dal 23 ottobre. Tra i protagonisti ci sono Jeremy Strong e Stephen Graham, qui nei panni del padre di Bruce. Le schede ufficiali della major e le agenzie stampa confermano date e cast.
Il cerchio si stringe: educare senza dominare
Alla fine, resta un’immagine: un ragazzo che lotta per riconoscersi e un adulto che crede di salvarlo piegandolo. Good Boy ci chiede coraggio, lo stesso che Stephen Graham invoca quando parla di ascolto, opportunità, amore. Qui, nella penombra di una sala, le storie diventano esperienza condivisa. Sta a noi, come comunità, scegliere se trasformarle in gesti quotidiani: meno fretta nel giudicare, più fiato nel sostenere. E, soprattutto, responsabilità.