Pioggia, lampi e un sorriso antico: a Indianapolis, domenica 19 ottobre 2025, Valentino Rossi vince la 8 Ore con Charles Weerts e Kelvin van der Linde. Diciassette anni dopo la sfida con Nicky Hayden, l’italiano torna sullo stesso tracciato e lo fa su quattro ruote, aprendo una pagina che profuma di memoria e futuro.
Un ritorno che pesa su quattro ruote
Il diluvio che ha attraversato il circuito ha trasformato la Indianapolis 8 Hour in una lunga attesa, tra safety car e ripartenze mancate. La #46 BMW M4 GT3 EVO del Team WRT ha tagliato il traguardo davanti a tutti in una corsa compressa da un temporale ostinato, con appena pochi giri realmente liberi nella fase finale. La cronaca ufficiale del Indianapolis Motor Speedway racconta un pomeriggio plasmato dal meteo e certifica l’affermazione della formazione di Rossi, Weerts e van der Linde.
Il bottino, però, non è solo la vittoria. La stessa narrazione del campionato sottolinea che il Team WRT centra il terzo successo consecutivo a Indianapolis e, soprattutto, accompagna il trionfo con la chiusura dei conti iridati: Kelvin van der Linde mette in cassaforte il titolo piloti IGTC, mentre BMW sigilla il campionato costruttori nella gara che fa calare il sipario sulla stagione. È quanto spiegano le note dell’Intercontinental GT Challenge, che incastonano il risultato in una cornice storica.
Dalla pioggia del 2008 al temporale del 2025: il cerchio si chiude
Il tempo, a volte, ripete le stesse sillabe. Nel 2008, su questo stesso impianto, Valentino Rossi aveva domato una corsa segnata dal passaggio dei resti dell’uragano Ike, chiusa in anticipo e vinta dopo un duello duro con Nicky Hayden, spinta che lo avrebbe portato a consolidare la corsa verso l’ottavo titolo. Le testimonianze dell’epoca descrivono condizioni estreme e un sorpasso che resta nella memoria; a ricostruirlo sono cronache come quelle di AFP riprese dal Taipei Times e i resoconti di settore.
Oggi, diciassette anni dopo, lo stesso protagonista aggiunge un tassello diverso: vincere a IMS con un volante tra le mani, dopo averlo fatto in sella, è un gesto che pesa sulla bilancia della carriera. Le analisi specialistiche ricordano come questa doppia gioia sullo stesso asfalto lo collochi in una dimensione rara, cucita tra memoria e presente, con il dettaglio non secondario di un meteo nuovamente protagonista a creare il legame simbolico tra due epoche.
La scelta giusta al momento giusto
La vittoria non è caduta dal cielo, nonostante l’acqua. Nel caos delle neutralizzazioni, il mossa-chiave è stata una gestione impeccabile dei tempi di sosta: anticipare la fermata ha permesso alla #46 di azzerare il limite stint e guadagnare la pista sulla #777 di squadra. La corsa, dopo una lunga bandiera rossa e un ulteriore run dietro la safety, si è chiusa senza vera possibilità di contrattacco, consolidando una classifica maturata ai box quanto in pista, come sottolineato da un’ampia analisi tecnica di settore.
Nella fotografia allargata, dietro alla vettura di Rossi, Weerts e van der Linde si sono piazzati la #888 Mercedes-AMG di Maro Engel, Tom Kalender e Luca Stolz, e la #777 BMW con Raffaele Marciello, Augusto Farfus e Al Faisal Al Zubair. Un ordine d’arrivo segnato dal temporale ma pur sempre meritato sul ritmo e sulla disciplina tattica, ribadito tanto dal promotore americano quanto dai canali del campionato.
Una stagione cucita nel metallo: i titoli che si chiudono a Indianapolis
La pioggia dell’Indiana ha bagnato un epilogo che profuma di consacrazione. Kelvin van der Linde porta a casa il titolo Intercontinental GT Challenge in una stagione scandita da successi pesanti, mentre BMW festeggia il suo primo alloro costruttori nella serie. Nelle comunicazioni ufficiali si ricorda come il marchio bavarese abbia costruito l’annata su vittorie in prove-icona come Bathurst, il Nürburgring e Suzuka, tutte tappe che hanno dato sostanza alla cavalcata fino a Indianapolis.
La cornice è quella di un Team WRT che a IMS firma la terza perla consecutiva e di un gruppo coeso che, a pochi giorni di distanza, aveva già raccolto soddisfazioni nei campionati continentali, a conferma di una forma scintillante. Sono tasselli che spiegano perché questa vittoria vada oltre la singola gara: è la chiusura di un cerchio competitivo, in cui preparazione, affidabilità e capacità di leggere le gare hanno fatto la differenza quando il meteo ha spazzato ogni certezza.
Le parole e il peso del traguardo
Tra i box bagnati e le tute fradice, Valentino Rossi ha raccontato un sollievo quasi bambino: vincere qui ha un sapore unico, anche perché il cielo ha dettato il ritmo e la squadra ha saputo farsi trovare pronta. Ha riconosciuto che la fortuna, in giornate così, è un ingrediente, e ha sottolineato l’orgoglio di aver contribuito al titolo del compagno sudafricano. Le cronache di pista americane e le testimonianze ufficiali convergono su questa lettura sobria e autentica.
C’è una parte di questo trionfo che non si misura: il gesto di tornare nello stesso luogo dove il rumore una volta arrivava da un motore diverso e trovare un’altra vetta. È una scena che lascia addosso una sensazione d’insieme, come quando la pioggia si placa e rimane il profumo dell’asfalto bagnato: tenacia, pazienza, lucidità. E la certezza che il talento, quando incontra la disciplina, cambia il destino di una gara in pochi minuti sospesi.
Domande che ci avete fatto correndo
Chi c’era sulla vettura vincente e quale auto ha tagliato per prima il traguardo? La macchina era la #46 BMW M4 GT3 EVO del Team WRT, condivisa da Valentino Rossi, Charles Weerts e Kelvin van der Linde. La formazione ha gestito tempi e soste con precisione chirurgica in una corsa resa imprevedibile dai temporali, portando a casa il successo assoluto che ha chiuso la stagione dell’Intercontinental GT Challenge sul tracciato stradale dell’Indianapolis Motor Speedway.
Perché la gara si è conclusa senza un vero sprint finale? Perché il meteo ha disegnato la trama: un lungo stop per fulmini, poi la ripresa dietro safety car, quindi appena un paio di giri verdi prima del definitivo ritorno alla neutralizzazione, con condizioni ormai impraticabili. La lettura ufficiale parla di una decisione presa per tutela dei piloti e del pubblico, mentre gli analisti tecnici sottolineano quanto le scelte ai box abbiano assunto un peso decisivo nel determinare l’ordine d’arrivo.
Quali titoli sono stati assegnati a Indianapolis e con quali implicazioni? Kelvin van der Linde ha conquistato il campionato piloti IGTC, mentre BMW ha centrato il titolo costruttori per la prima volta nella serie globale dedicata alle GT3. La vittoria della #46 ha completato il mosaico, suggellando una stagione costruita su affermazioni in eventi chiave e confermando la supremazia tecnica del pacchetto WRT-BMW, come evidenziato dai comunicati ufficiali del promotore e del costruttore.
Che cosa lega questa impresa a quella del 2008 contro Nicky Hayden? Il luogo e il cielo. Diciassette anni fa, Rossi vinse una MotoGP segnata dai resti dell’uragano Ike, piegando Hayden in condizioni limite e avvicinandosi all’ottavo titolo; oggi ha ritrovato tracciato e pioggia, ma su quattro ruote. La parabola è raccontata con dovizia di particolari dalle cronache dell’epoca e dai dossier specialistici che fissano la portata simbolica di entrambe le giornate.
Un segno che resta sulla pista e dentro chi guarda
Questa vittoria ci parla del coraggio di cambiare pelle senza smarrire la sostanza. Valentino Rossi ha attraversato due stagioni della vita nello stesso luogo: prima l’urlo della Yamaha M1, poi la compostezza della GT3. In mezzo, il tempo che scorre e la costanza di un gesto: mettersi in gioco quando tutto, anche il meteo, sembra giocare a dadi. È lì che si riconosce la stoffa dei giorni che restano, quelli che trasformano una gara in una storia da ricordare.
