Una festa lontana migliaia di chilometri che parla direttamente a chi, tra Italia e Stati Uniti, sente di appartenere a entrambe le rive. Nel messaggio inviato al 50° anniversario della National Italian American Foundation, Giorgia Meloni ha difeso tradizioni, memoria e alleanze, con un passaggio netto su Columbus Day e “cultura woke”.
Un anniversario che guarda avanti
La celebrazione dei cinquant’anni della NIAF, andata in scena a Washington, ha offerto alla premier l’occasione per un videomessaggio che ha unito sentimento identitario e pragmatismo. Non potendo presenziare, la presidente del Consiglio ha rimarcato la robustezza del legame tra Italia e Stati Uniti, affidandosi a un’immagine musicale: la qualità del singolo vale se l’intera orchestra riesce a suonare insieme. Secondo quanto riferito da testate italiane, il tono è stato insieme affettuoso e operativo, con il richiamo a un patrimonio comune che continua a produrre risultati concreti per le rispettive comunità.
Il mezzo secolo della fondazione nata nel 1975 è diventato così un passaggio simbolico per rileggere la storia dell’emigrazione italiana e l’apporto degli italo-americani alla crescita del Paese che li ha accolti. Nel messaggio, la premier ha valorizzato la NIAF come “spina dorsale” di quella comunità, insistendo sul nesso tra radici, lavoro e responsabilità reciproca. L’obiettivo raccontato dai resoconti giornalistici è chiaro: difendere ciò che unisce e dare forma a un’alleanza capace di reggere anche nelle stagioni più turbolente, trasformando la celebrazione in un momento di prospettiva.
Il nodo Columbus Day e il senso di una ricorrenza
Tra i passaggi più incisivi, la difesa del Columbus Day. La premier ha sostenuto che eliminare la ricorrenza non significherebbe soltanto rimuovere una data dal calendario o una statua da una piazza, ma intaccare la trama storica che ha permesso agli italo-americani di conquistarsi un posto riconosciuto nella società statunitense. In questa chiave, il suo “non lo permetteremo” è stato presentato come una presa di posizione a tutela di un’identità condivisa, non contro qualcuno ma a favore della memoria e della coesione civica. Resoconti di RaiNews, Sky TG24 e altre testate hanno documentato l’enfasi posta su questo punto.
La cornice istituzionale negli USA aiuta a comprendere il momento: la Casa Bianca ha infatti pubblicato la proclamazione del Columbus Day 2025, firmata il 9 ottobre e con la designazione del 13 ottobre come giornata ufficiale. Il testo presidenziale invita a celebrare la ricorrenza con cerimonie e attività, sottolineando l’eredità storica del navigatore genovese e dei contributi italo-americani. È a questo atto che la premier ha fatto riferimento, con un ringraziamento esplicito per il ripristino della celebrazione nell’agenda federale.
Il passaggio sulla “cultura woke” e la contesa del racconto
Nello stesso videomessaggio, Meloni ha affrontato la questione della cosiddetta “cultura woke”, descritta come una spinta a ridefinire passato e simboli condivisi. Il punto, nelle sue parole, non riguarda un conflitto astratto ma la narrazione pubblica: chi siamo, da dove veniamo, che cosa scegliamo di tramandare. È un linguaggio che riflette il dibattito in corso negli Stati Uniti e che, nelle cronache, è stato accostato alla difesa del Columbus Day e alla richiesta di unità delle comunità italo-americane. Le ricostruzioni giornalistiche hanno evidenziato come il richiamo all’identità abbia assunto un valore coesivo più che polemico.
A completare il quadro, gli stessi resoconti hanno riportato l’elogio arrivato dal presidente Donald J. Trump via Truth Social dopo la diffusione del video, con la condivisione di un breve estratto. Il gesto ha rafforzato, a livello comunicativo, l’idea di sintonia sulla tutela delle tradizioni e sul rilievo dei legami transatlantici. È in questo incrocio tra simboli e politica che la premier ha collocato il suo messaggio, presentando le due sponde come alleate nella difesa di valori che rivendicano continuità e futuro.
Due pilastri, tra industria e libertà
Quando la premier definisce Italia e Stati Uniti “i due pilastri del mondo libero”, la formula si lega a una dimensione concreta: relazioni economiche, collaborazione industriale, sicurezza. Nel racconto dei media, la presidente del Consiglio ha ricordato il peso della comunità italo-americana e l’importanza dell’interscambio, chiamando in causa energie imprenditoriali e capitale umano che rendono i rapporti bilaterali una fonte di stabilità. Dietro l’enfasi c’è l’idea che il tessuto produttivo e sociale sia il primo presidio della libertà, laddove istituzioni e comunità lavorano nella stessa direzione.
Questa impostazione si riflette anche nella narrazione della NIAF come casa comune: una realtà capace di connettere storie familiari, successo professionale e impegno civico. Le cronache sottolineano come la fondazione abbia accompagnato per decenni la crescita della comunità, trasformando il galà in un rito di passaggio nel quale riconoscersi e rinnovare un patto intergenerazionale. Non è nostalgia, è un modo di stare nel presente: preservare simboli e memoria mentre si promuovono opportunità concrete per le nuove generazioni.
Domande in primo piano
Che cosa ha affermato la premier sul Columbus Day? Nel videomessaggio, Meloni ha sostenuto che abrogare la ricorrenza significherebbe indebolire una parte essenziale della storia italo-americana, non un semplice cambio di calendario. Ha parlato di una memoria costruita con sacrificio e di un riconoscimento conquistato nel tempo, rilanciando l’idea che la celebrazione debba restare come ponte tra generazioni e comunità su entrambe le sponde dell’Atlantico, secondo quanto riportato da più testate italiane.
Qual è la posizione della Casa Bianca sul Columbus Day 2025? La Casa Bianca ha diffuso la proclamazione firmata il 9 ottobre 2025 dal presidente Donald J. Trump, con cui viene designato il 13 ottobre come Columbus Day e si invita a celebrare la giornata con cerimonie e attività. Nel testo, si richiama l’eredità storica di Cristoforo Colombo e il contributo degli italo-americani alla costruzione degli Stati Uniti, contestualizzando la ricorrenza nel calendario federale di quest’anno.
Perché il 50° della NIAF è considerato così significativo? Perché riunisce una lunga storia associativa, nata nel 1975, con un presente fatto di reti economiche, sociali e culturali che attraversano gli Stati Uniti. L’anniversario consente di celebrare la continuità di una comunità che ha saputo organizzarsi, rappresentarsi e incidere, facendo della serata di Washington un momento identitario e insieme operativo, come raccontato nei servizi dedicati all’evento e alle parole della premier italiana.
Come è stata accolta la posizione di Meloni negli Stati Uniti? Oltre agli applausi del galà, la sponda più visibile è arrivata dai profili social del presidente Trump, che ha rilanciato un estratto del videomessaggio e messaggi di sostegno. Questo passaggio, riportato dalla stampa italiana, ha rafforzato la lettura di convergenza su tradizioni e identità, collocando il discorso della premier dentro un dialogo politico e simbolico che guarda alla comunità italo-americana e, più in generale, al rapporto con Washington.
Una chiusura che interroga il futuro prossimo
Resta l’immagine di un’orchestra che, per funzionare, pretende ascolto reciproco e disciplina. È questo, in fondo, il cuore del messaggio: la forza dei singoli vale quando diventa partitura comune. Nel confine sottile tra memoria e contemporaneità, il racconto italo-americano continua a chiedere responsabilità e visione. E se un anniversario serve a qualcosa, è proprio a ricordarci che ciò che unisce merita cura quotidiana, altrimenti rischia di disperdersi nel rumore di fondo di una stagione incerta.
