Tre anni dopo l’insediamento a Palazzo Chigi, il governo guidato da Giorgia Meloni raggiunge un traguardo simbolico: la soglia dei 1.093 giorni, pari al primato del governo Craxi I. Un passaggio che certifica una stabilità rara nella storia repubblicana e apre un nuovo terreno di confronto politico, economico e istituzionale per l’Italia.
Il dato che vale un podio e la memoria dei precedenti
La longevità dell’esecutivo tocca oggi i 1.093 giorni calcolati dal 22 ottobre 2022, data di giuramento, al 19 ottobre 2025. È la soglia che colloca l’attuale governo sul terzo gradino della classifica storica, eguagliando il periodo del Craxi I e alle spalle dei due governi più lunghi, il Berlusconi II e il Berlusconi IV. Questo conteggio, riportato da testate e dossier che monitorano la durata dei governi, conferma un quadro in cui la stabilità è eccezione più che regola in un Paese che ha contato decine di esecutivi dalla nascita della Repubblica. La progressione era stata scandita nei mesi scorsi: prima il sorpasso su Renzi, poi la corsa verso il traguardo di oggi, ampiamente atteso dagli osservatori.
Stabilità e giudizio dei mercati: l’upgrade che pesa
Alla tenuta politica si affianca un segnale di fiducia dei mercati: DBRS Morningstar ha elevato il rating sovrano dell’Italia a “A (low)” da “BBB (high)” con trend stabile. L’agenzia motiva la decisione con il rafforzamento della resilienza dell’economia e con aspettative di consolidamento fiscale capaci di stabilizzare, nel tempo, il rapporto debito/Pil. Il quadro resta impegnativo per via di crescita modesta e oneri del debito in ascesa, ma l’upgrade premia la continuità dell’azione di governo e la solidità del sistema bancario. Il Ministero dell’Economia ha rivendicato il risultato come frutto di lavoro pluriennale, evidenziando il valore reputazionale dell’Italia sui mercati internazionali.
Lo strappo nel confronto politico: parole che lasciano segni
Nelle stesse ore in cui si celebra il traguardo, la scena pubblica è segnata dallo scontro a distanza tra Meloni ed Elly Schlein. Dal congresso del PSE ad Amsterdam, la segretaria del Partito Democratico ha denunciato un “rischio per la democrazia e la libertà di espressione” in Italia, collegandosi anche all’attentato contro il giornalista Sigfrido Ranucci. Parole dure, pronunciate in inglese davanti alla platea socialista europea, a cui la presidente del Consiglio ha replicato definendole “puro delirio” e accusando la leader dem di “diffondere falsità” all’estero. Il botta e risposta si è immediatamente allargato alle forze di maggioranza e opposizione, irrigidendo un clima che negli ultimi mesi alterna momenti di dialogo a scosse polemiche. Le cronache di queste ore, dall’agenzia LaPresse ai servizi di Tgcom24, ricostruiscono con precisione tempi e contenuti.
L’ombra dell’esplosivo: il caso Ranucci e la ferita alla libertà di stampa
Il riferimento di Schlein nasce dall’attacco contro Sigfrido Ranucci, volto di “Report” su Rai3, la cui auto e quella della figlia sono state devastate da un ordigno davanti all’abitazione, nei pressi di Roma. L’episodio, su cui indaga l’<strong’Antimafia, non ha causato feriti ma ha colpito nel cuore la comunità giornalistica e l’opinione pubblica. Dal Quirinale a Palazzo Chigi fino ai vertici europei, la condanna è stata unanime. Secondo ricostruzioni di Reuters, AP e ANSA, il dispositivo era rudimentale ma potenzialmente letale; la protezione del giornalista è stata innalzata. In un Paese dove il giornalismo d’inchiesta paga spesso un prezzo alto, l’esplosione riapre domande dolorose sulla sicurezza di chi indaga su mafie e corruzione.
Le riforme al centro: il cantiere istituzionale e i suoi tempi
Nel perimetro delle riforme, il dossier più identitario resta il premierato, definito più volte la “madre di tutte le riforme”. Dopo il primo via libera del Senato il 18 giugno 2024, il testo è approdato alla Camera e segue l’iter costituzionale che prevede quattro letture complessive, con orizzonte temporale non breve e la prospettiva di un referendum confermativo in assenza dei due terzi. Le note ufficiali del Dipartimento per le Riforme e i resoconti parlamentari fissano con chiarezza il perimetro: elezione diretta del presidente del Consiglio, premio su base nazionale e razionalizzazione del rapporto di fiducia.
Giustizia e legge elettorale: due binari che corrono paralleli
Più avanzato è il percorso della riforma sulla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, guidata dal ministro Carlo Nordio. Dopo passaggi serrati in Senato e Camera, con proteste delle opposizioni e critiche dell’ANM, il testo è tornato a Palazzo Madama per l’ultimo via libera, con l’orizzonte del referendum confermativo nel 2026. Sul terreno della legge elettorale, invece, si ragiona su un impianto proporzionale con premio di maggioranza e indicazione del candidato premier in scheda: un cantiere politico aperto, fatto di contatti riservati, ipotesi tecniche e molte cautele, come documentato in queste settimane da ANSA e AGI.
Politica e responsabilità delle parole: oltre il botta e risposta
L’innalzamento dei toni tra maggioranza e opposizione fotografa una stagione in cui la contesa lascia segni profondi, ma la tenuta istituzionale chiede una lingua diversa. Le parole pesano quando si parla di democrazia, libertà di stampa e sicurezza dei giornalisti: lo ricorda l’eco internazionale del caso Ranucci, con le cronache di Guardian, AP e CBS a scandire la gravità di quanto accaduto. In parallelo, l’upgrade di DBRS Morningstar indica che la stabilità è percepita e valutata dai mercati, ma perché si trasformi in crescita servono riforme attuabili e un clima civile all’altezza delle sfide.
Domande in tasca: le risposte che servono adesso
Che cosa significa “terzo governo più longevo”? Un esecutivo che raggiunge i 1.093 giorni eguaglia la durata del Craxi I, posizionandosi alle spalle dei governi Berlusconi II e IV per continuità in carica.
L’upgrade di DBRS incide davvero sulla vita dei cittadini? Influisce sul costo di finanziamento del Paese e, nel tempo, può riflettersi su interessi, investimenti e fiducia. Non è una bacchetta magica, ma un segnale che i mercati osservano.
Il premierato è vicino al traguardo? No: il percorso costituzionale prevede quattro letture e, senza i due terzi, un referendum. I tempi sono inevitabilmente lunghi e dipendono anche dal clima politico.
Che cosa prevede la separazione delle carriere? La distinzione netta tra giudici e pubblici ministeri, due Consigli separati e un’Alta Corte disciplinare. Il testo ha già superato passaggi cruciali ma si voterà in un referendum confermativo.
Perché il caso Ranucci è così rilevante? Perché tocca la sicurezza di un giornalista d’inchiesta e, con essa, il diritto dei cittadini a essere informati. La reazione delle istituzioni segnala la centralità della libertà di stampa.
In un Paese abituato a frequenti cambi di governo, la stabilità accumulata non è un trofeo da esibire, ma una promessa da mantenere: riforme chiare, toni più sobri, rispetto per chi racconta i fatti. È qui che si misura la credibilità di una stagione politica: nel tenere insieme ambizione istituzionale, tutela della libertà e pragmatismo economico. Il resto sono parole che passano; a contare, oggi, sono i risultati che restano.
