La storia di Paolo Mendico continua a interrogarci, mentre il paese di Santi Cosma e Damiano prova a ritrovare un respiro comune. Si entra in una fase nuova, amministrativa e giudiziaria, con la comunità che resta in ascolto e pretende risposte. Raccontiamo i fatti con misura, perché ogni parola pesa.
Il nuovo passaggio: contestazioni disciplinari
Dopo le verifiche disposte nelle scorse settimane, prende avvio la fase delle contestazioni disciplinari indirizzate al personale scolastico coinvolto. A farlo sapere è l’agenzia Adnkronos, secondo cui la parte ispettiva sarebbe stata esaurita in queste ore e da qui scaturisce il passaggio formale alle contestazioni, un atto che apre a diritti di difesa, memorie e possibili audizioni. È il momento più delicato, quello in cui le carte parlano e le responsabilità — se ci sono — si definiscono. Il quadro, per ora, resta in evoluzione e strettamente procedurale.
Il caso riguarda il 14enne che nel mese di settembre, alle porte dell’anno scolastico, si è tolto la vita a Santi Cosma e Damiano. Nelle prime ricostruzioni circolate, l’agenzia Adnkronos ha riferito di un gesto maturato presumibilmente dopo episodi di bullismo, una circostanza che oggi viene vagliata dagli inquirenti e che ha spinto il ministero ad avviare ispezioni e, ora, contestazioni disciplinari. In parallelo, cronache e testimonianze hanno collocato quel tragico momento all’alba del primo giorno di scuola, un’ora che resta incisa nella memoria di chi lo conosceva.
Gli accertamenti della Procura e il perimetro delle verifiche
Sul piano penale, la Procura di Cassino ha allargato il raggio d’indagine a tutti gli ambiti di vita del ragazzo: scuola, amicizie, attività extra-scolastiche, contesti familiari e luoghi frequentati. Il procuratore Carlo Fucci ha spiegato che il mosaico va ricomposto a 360 gradi e che la certezza sul perché del gesto potrà arrivare solo con la relazione autoptica, allora non ancora disponibile. Una promessa di rigore: ogni elemento verrà letto nel contesto, senza scorciatoie. Anche il funzionamento dello sportello scolastico è stato posto sotto osservazione.
Gli investigatori hanno inoltre passato al setaccio i dispositivi elettronici per estrarre dati e messaggi, mentre in ambito minorile le posizioni eventualmente rilevanti sono state trasmesse all’autorità competente. Secondo le ricostruzioni del Corriere della Sera, i genitori di Paolo avrebbero fornito ai carabinieri alcuni nomi e gli accertamenti hanno compreso il sequestro di cellulari e della console utilizzata dal ragazzo. È un lavoro paziente, che prova a distinguere fra voci, ipotesi e riscontri.
Il paese ferito e la marcia del silenzio
Le strade di Santi Cosma e Damiano si sono riempite di persone per una fiaccolata silenziosa. In testa al corteo uno striscione con scritto “Buon viaggio Paolo”, più avanti un altro con “Stop bullismo”. Circa un migliaio di cittadini hanno attraversato il centro fino a fermarsi sotto l’abitazione della famiglia, dove i genitori, Simonetta e Giuseppe, hanno ricevuto abbracci e rispetto. In quel passo lento, una comunità ha provato a stringersi attorno al vuoto, senza clamori. A raccontarlo è stata ancora Adnkronos.
Già alla vigilia si erano moltiplicati gli appelli a ritrovarsi, con la presenza annunciata dell’arcivescovo di Gaeta, Luigi Vari, segno di una vicinanza pastorale sentita. La cronaca regionale, da ANSA alla stampa locale, ha sottolineato come quella processione di luci nascesse dal basso, dalla necessità di dire: siamo qui. Non una risposta, ma un gesto collettivo per non lasciare soli i più fragili.
Voci dalla scuola, tra difese e interrogativi
La dirigente dell’Itis “Pacinotti”, Gina Antonetti, ha ribadito in più occasioni di non aver ricevuto denunce formali di bullismo riguardo al caso, ricordando i progetti di supporto attivati (sportello psicologico, interventi in classe) e precisando di non aver visto Paolo nelle settimane precedenti al rientro. Parole che difendono il lavoro dell’istituto e, insieme, aprono al bisogno di capire se e dove qualcosa non abbia funzionato. Le dichiarazioni sono state raccolte direttamente da Adnkronos.
In televisione, ai microfoni di un programma d’informazione, la stessa dirigente ha spiegato che nella classe esistevano criticità relazionali generali, ma che il “problema legato al singolo ragazzo” non sarebbe emerso con nettezza. La scuola sostiene di aver sempre vigilato. Due narrazioni si fronteggiano: quella dei genitori, che parlano di vessazioni, e quella della scuola, che rivendica interventi e ascolto. Il confronto delle versioni resta agli atti degli inquirenti.
Le accuse della famiglia e le verifiche in corso
Nelle ricostruzioni pubbliche, i familiari hanno raccontato di segnalazioni ripetute e chat che testimonierebbero un contesto di offese e umiliazioni. Il Corriere della Sera ha riferito della consegna di nomi ai carabinieri e del lavoro tecnico sui dispositivi sequestrati; la Repubblica ha raccolto lo sfogo del padre, convinto di aver chiesto aiuto senza essere ascoltato. Il dolore, però, non è una prova: per questo le verifiche puntano a documenti, date, riscontri oggettivi.
Un ulteriore tassello arriva da Open, che ha ricostruito i passaggi scolastici di Paolo e le interlocuzioni con figure dell’istituto. La famiglia parla di esposti e contatti con la vice presidenza; l’istituto, dal canto suo, mantiene la linea di una classe complessa su cui si interveniva, senza evidenze specifiche sul singolo. Dentro questa distanza, la domanda essenziale resta identica: cosa si sarebbe potuto fare, prima? Le risposte definitive, oggi, spettano solo agli accertamenti ufficiali.
Domande che ci vengono poste
Cosa significa l’avvio delle contestazioni disciplinari al personale scolastico? È l’apertura di un procedimento interno previsto dalle regole della pubblica amministrazione: si contesta una possibile violazione e si offre al dipendente il pieno diritto di difesa (memorie, documenti, audizioni). Nel caso in esame, questo passaggio arriva dopo la chiusura dell’ispezione ministeriale. Non è una condanna: è l’inizio di un percorso formale che può concludersi con archiviazione o sanzioni, a seconda degli esiti.
A che punto sono le indagini penali e chi le guida? Coordina la Procura di Cassino, che ha scelto un approccio a 360 gradi: scuola, amicizie, attività extrascolastiche e contesti frequentati dal ragazzo. Gli inquirenti attendono la relazione del medico legale per una certezza sulle cause, mentre vengono analizzati i dispositivi elettronici con copie forensi. È un lavoro che richiede tempo, metodo e prudenza per evitare conclusioni affrettate.
La scuola ha ricevuto segnalazioni ufficiali prima della tragedia? La dirigente dell’Itis “Pacinotti”, Gina Antonetti, ha dichiarato pubblicamente di non aver ricevuto denunce formali e di aver comunque attivato strumenti di supporto. La famiglia sostiene invece di aver segnalato a più riprese situazioni di disagio e atti di bullismo. Queste versioni contrapposte sono ora oggetto di verifica nelle sedi istituzionali competenti.
Qual è stato il ruolo della comunità locale finora? La partecipazione alla fiaccolata, con striscioni e un corteo silenzioso, restituisce l’immagine di un territorio che non vuole restare ai margini. Gesti così non risolvono i procedimenti, ma costruiscono prossimità e chiedono risposte limpide. Intanto, il calendario amministrativo e giudiziario prosegue: gli esiti delle contestazioni e delle indagini indirizzeranno i prossimi passi.
Un impegno che non si esaurisce domani
Ci lasciamo alle spalle ore dense di annunci e atti formali, ma la sostanza va oltre i provvedimenti. Ogni storia come quella di Paolo Mendico ci ricorda che la scuola è una casa di sguardi e di attenzioni, e che la comunità adulta — istituzioni, docenti, famiglie — deve imparare a riconoscere i segnali deboli prima che diventino grida mute. Continueremo a raccontare questo percorso con rispetto e fermezza, facendo spazio ai fatti e alla responsabilità condivisa.
