Un ricordo che ritorna, una mancanza che punge. Michael J. Fox, mentre presenta il memoir Future Boy, confessa un rimpianto legato a Ritorno al futuro: quella chitarra rossa che non portò con sé dal set. Un oggetto simbolo, svanito nel tempo, che oggi diventa il perno di una ricerca collettiva e di una memoria condivisa.
Un rimpianto che fa rumore
Durante una conversazione pubblica con il pubblico, nata attorno al lancio di Future Boy, l’attore ha ripercorso i set che lo hanno definito, rivelando cosa ha conservato e cosa, col senno di poi, avrebbe voluto tenere. Ha ricordato con ironia un piccolo cetriolo di balena in ottone prelevato dalla cucina di Casa Keaton, un cimelio dal valore affettivo più che materiale. Poi, la stoccata più dolceamara: la Gibson ES-345 rossa suonata al ballo del liceo, che avrebbe dovuto mettere in custodia per sempre. La sua ammissione, raccontata nel corso di un recente scambio con i lettori e ripresa da People, restituisce il tono intimo dell’incontro.
Quel rimpianto non è solo nostalgia. È il punto d’innesco di un racconto che attraversa decenni di cultura pop e che oggi, proprio mentre il film celebra i suoi quarant’anni, si trasforma in mobilitazione. Lea Thompson ha spiegato come all’epoca nessuno immaginasse l’onda lunga del successo: pochi pensarono a conservare gli oggetti di scena, e perfino lei si è ritrovata con poco più del vestito del ballo, le scarpe e i gioielli. Un tassello che descrive benissimo il clima sul set di allora, riportato ancora da People in un quadro di ricordi sinceri e senza filtri.
La scia perduta della chitarra
La chitarra con cui Marty McFly incendia la pista al suono di Johnny B. Goode non si trova più da anni. Non si tratta di una leggenda urbana, ma di una vicenda ricostruita in dettaglio: secondo ricordi di produzione, lo strumento venne noleggiato da un negozio di Los Angeles, Norman’s Rare Guitars, e poi restituito. Quando, tempo dopo, si tentò di rintracciarlo per i sequel, era già sparito dai radar. Questo passaggio è stato ripercorso da Parade in un recente approfondimento che ha riacceso l’attenzione sul caso.
Con il tempo sono emerse piste contrastanti: c’è chi parla di una vendita a un cliente del negozio, chi ipotizza un acquirente all’estero; nulla, però, di verificabile oltre ogni dubbio. Un’analisi di Slashfilm elenca i dettagli che renderebbero riconoscibile proprio quella ES-345, come l’inedito marcatore al 12° tasto, e cita persino un tip-line dedicato, segno che la caccia è diventata sistematica. È un mosaico di testimonianze, frammenti e domande che restituiscono la vertigine del tempo quando scompiglia le tracce.
Un’indagine che corre tra passato e presente
Nel 2025 la ricerca ha cambiato passo: Gibson ha lanciato una campagna globale per ritrovare la Cherry Red ES-345 del film, aprendo ufficialmente un anno di celebrazioni per il quarantesimo anniversario e annunciando anche il documentario Lost to the Future, che segue la pista dello strumento nel mondo reale. L’iniziativa è stata raccontata sul sito ufficiale di Back to the Future, con l’obiettivo di convogliare segnalazioni e raccogliere memorie prima che svaniscano del tutto.
Alla chiamata hanno risposto volti familiari. In un video rilanciato da testate britanniche e internazionali, Michael J. Fox, Christopher Lloyd e altri protagonisti invitano chiunque sappia qualcosa a farsi avanti, tra battute sullo spazio-tempo e un sorriso che nasconde, però, un desiderio autentico: riportare “a casa” un frammento di storia del cinema. Sky News e The Independent hanno descritto lo spirito dell’appello, che tiene insieme ironia e serietà, come si addice a una saga capace di parlare a generazioni diverse.
Quando i dettagli contano: l’anacronismo che i fan amano discutere
Nel frattempo, la chitarra è diventata anche un caso di filologia pop. Entertainment Weekly ha ricordato come l’ES-345 impugnata da McFly nel 1955 sia, in realtà, un modello arrivato sul mercato qualche anno dopo. Un’anomalia cronologica che i fan notano da sempre, senza togliere nulla alla potenza della scena. Fox stesso, nelle pagine di Future Boy, gioca con l’argomento, ammettendo la licenza e riconoscendo che l’effetto scenico superava di gran lunga la pedanteria della datazione. La passione, a volte, vince sul tecnicismo.
Questa sottile “stonatura”, paradossalmente, rafforza il mito: il cinema parla per immagini, e quell’immagine — un ragazzo e una chitarra rossa che scuote il destino — è rimasta incisa nella memoria più di qualsiasi scheda tecnica. È forse per questo che la Gibson mancante non è un semplice oggetto di scena, ma un frammento di emozione collettiva, rilanciata oggi da una ricerca che unisce addetti ai lavori, appassionati e curiosi. Ritrovarla significherebbe rimettere al suo posto un tassello di racconto condiviso.
Piccoli cimeli, grandi storie
Accanto ai grandi simboli ci sono i dettagli che scaldano. Fox ha raccontato di aver conservato solo una balena in ottone dalla cucina di Casa Keaton, quasi a voler trattenere un sorriso più che un trofeo. È un’immagine domestica, minuta, che dice molto sul valore affettivo degli oggetti. Nel frattempo, Lea Thompson ha spiegato come, non prevedendo l’impatto del film, pochi conservarono cimeli sostanziosi; ciò che le è rimasto è l’abbigliamento del ballo: abito, scarpe e gioielli, una piccola teca di vita più che di collezionismo.
Queste scelte non suonano come trascuratezza, ma come la sincerità di un’epoca in cui i set finivano e si ripartiva, senza la consapevolezza di stare costruendo un culto. In seguito, Thompson ha ribadito di aver tenuto davvero quel vestito da ballo e le scarpe, con un affetto che attraversa il tempo; ne hanno dato conto nel tempo sia la stampa specializzata sia i grandi quotidiani internazionali, a testimonianza di quanto anche un capo di abbigliamento possa farsi memoria personale e, al contempo, patrimonio dei fan.
Il memoir che riannoda i fili
Future Boy è arrivato in libreria il 14 ottobre 2025, pubblicato da Flatiron Books, e nelle sue pagine Fox attraversa gli anni in cui correva tra il set di Casa Keaton e quello di Ritorno al futuro, scivolando da Alex P. Keaton a Marty McFly con la naturalezza di chi impara a respirare due vite. Il quadro editoriale — formato, data e dettagli dell’edizione — è stato confermato dai canali di vendita ufficiali, tasselli utili a collocare il libro nel calendario di quest’autunno carico di attese.
Tra le pagine, l’attore non si limita ai cimeli: apre scorci di lavorazione, dinamiche di set, contrasti creativi che, all’epoca, scaldarono l’aria e oggi aiutano a capire la tensione fertile di un film destinato a restare. Una lettura recente ha ricordato come l’approccio anticonvenzionale di Crispin Glover potesse generare frizioni operative, senza oscurarne il talento; materiale che aggiunge profondità alla memoria, restituendo voce a tutte le sfumature che rendono un classico qualcosa di vivo, e non una cartolina.
Le domande che ci siamo portati via
Dove potrebbe essere oggi la chitarra rossa di Marty McFly? Le ricostruzioni più accreditate parlano di un noleggio e di una successiva restituzione; anni dopo, nel tentativo di rintracciarla, lo strumento risultava già introvabile. Tra testimonianze contrastanti e ipotesi di una vendita non documentata, la campagna lanciata da Gibson e dal team del film invita chiunque a farsi avanti con segnalazioni verificate, per stringere il cerchio nel modo più serio e trasparente possibile.
Perché questo oggetto conta più di altri? Perché non è soltanto un pezzo di legno e metallo: è l’immagine di un ragazzo che, per un attimo, si gioca il destino con un assolo. L’anacronismo del modello, rilevato da testate specializzate, non ne sminuisce il valore emotivo; anzi, lo amplifica, ricordandoci che il cinema vive di suggestioni, di energia, di scene che restano addosso più dei dettagli tecnici.
Che cosa dice questa storia su come custodiamo i ricordi? Ci insegna che spesso tratteniamo gli oggetti minimi — una balena in ottone, un paio di scarpe, un abito del ballo — perché in quelle cose abita la vita quotidiana. I grandi simboli, quando mancano, ci spingono a cercarli insieme. È un invito a riconoscere il valore dei segni piccoli e a non smarrire, lungo la strada, ciò che ci fa sentire parte della stessa storia.
Un ultimo sguardo, in avanti
Ci piace pensare che certi oggetti, prima o poi, trovino la strada del ritorno. Il racconto di Michael J. Fox, tra leggerezza e confessione, ci ricorda che la memoria è un accordo tenuto a lungo, e che ogni volta che lo risuoniamo qualcosa vibra ancora. Se la Gibson ES-345 tornerà a galla, sarà grazie a una comunità che non smette di cercare; in caso contrario, resterà comunque ciò che è: un’assenza capace di far parlare il tempo, e di farci sentire, ancora, tutti lì, sotto il mare.
